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03 mar 2021

Attenti al "fummo"

di Luciano Caveri

L'altro giorno ho letto un calembour che mi è molto piaciuto. Suona così: "Il fummo nuoce gravemente alla salute". Copiato sulla falsariga dalla celebre frasetta presente da tempo sui pacchetti di sigarette, è in sostanza la versione sbarazzina del celeberrimo «Laudator temporis acti». La spiegazione data dalla "Treccani" è sintetica e esaustiva di questa frase in latino traducibile con "lodatore del tempo passato": "Espressione di Orazio ("Ars poetica", 173), che attribuisce questa qualità agli anziani, considerandola, insieme con altre, uno dei tanti malanni da cui è afflitta l'età senile; in realtà l'espressione completa è «Laudator temporis acti se puero» («lodatore del tempo passato, quando egli era fanciullo»). E' frase assai frequentemente usata con riferimento sia a chi, essendo per principio conservatore o tradizionalista, mostra di non voler accettare le novità, sia ai nostalgici di passati regimi, sia più genericamente (ma anche con senso più vicino a quello della frase oraziana) a quelle persone anziane che troppo spesso e noiosamente parlano del loro tempo nel quale, a loro parere, tutto andava meglio che nel presente".

Ognuno di noi credo possa avere, nella propria cerchia familiare o fra le amicizie, esempi dei soggetti così descritti e confesso che, superata una certa età, il rischio di caderci mani e piedi è elevatissimo. Spesso mi zittisco quando mi accorgo di avere dei sintomi di questa vera e propria patologia, pericolosa per sé e nel rapporto con gli altri, fatta da un grumo di ricordi, episodi, esperienze, in sé ottimi, se spesi ed inseriti in una visione del futuro, e non in uno sterile passatismo. Si rischia altrimenti di diventare noiosi, ripetitivi e macchiettistici, e bisogna contare, se capita, sul coraggio di qualcuno che spenga ogni tentazione di questo genere, che mostra tristemente una china discendente delle proprie capacità intellettive. Ogni giorno che passa - e nella speranza di mantenere a lungo la lucidità necessaria e ciò dipende da molti fattori - mi rendo conto di come sia necessario non solo tenersi aggiornati, ma anche di inseguire l'ambizione di guardare più avanti. Nessuno ha nella vita un orizzonte certo e dunque la tentazione è sempre quella di lasciarsi vivere ed affondare comodamente nella poltrona delle cose note, delle proprie certezze e di quanto si considera di essere in grado di fare bene non arrischiando novità. Una comodità invero letale se significa fermarsi, restare indietro, arrendersi alle circostanze che mutano ed obbligano per restare vivi in vita allo sforzo di comprendonio e di darsi una prospettiva. Viene in mente Zygmunt Bauman e la sua modernità liquida che, per dirla con le parole del sociologo polacco, è «la convinzione che il cambiamento è l'unica cosa permanente e che l'incertezza è l'unica certezza». Questa è una croce delle generazioni come la mia e di quelle successive, incalzate da cambiamenti mai avvenuti in modo così rapido e massiccio e tali in tutti i settori da obbligarci ad una irrequietudine continua, come se si dovesse sempre rincorrere qualcosa per non perdere terreno. In più lo scenario pandemico ha aggiunto qualcosa come elemento di rottura e di discontinuità, che ha sbalestrato abitudini e certezze, rendendo le cose più difficili ed abituandoci ad un inquietante "giorno per giorno", cui è bene non assuefarsi. Bisogna sforzarsi non solo di affrontare le insidie della quotidianità e l'esistenza piena di precarietà, ma bisogna necessariamente immaginare quel che ci sarà dopo. Un esercizio doveroso e necessario, perché un dopo per fortuna ci sarà e bisogna progettarlo guardando più avanti che indietro, perché nulla tornerà esattamente come prima ed è un bene.