Parole, parole, parole...
Vivo, con una certa soddisfazione, in una bolla rispetto alla politica italiana. So che potrà apparire bizzarro per chi ci ha vissuto per molti anni, ma giuro che non ce la faccio. Già ritenevo un'operazione incredibile il Governo giallo-verde, noto alle cronache come "Conte 1" e lo stesso giudizio l'ho sempre dato sul giallo-rosso "Conte 2", ma ora che potrebbe nascere un Governo "Conte 3" o forse un Governo per ora con un presidente del Consiglio incaricato non ce la faccio.
Salto a piè pari le paginate dei quotidiani dedicate a incontri, boatos, supposizioni, ricostruzioni, rimpasti per passare ad altro. Il giornalismo politico ormai passa il tempo a dar fiato a retroscenismi ed a liti da cortile. Viene in mente una celebre canzone, che faceva: «Parole, parole, parole, parole parole soltanto parole, parole tra noi».
Ho ormai una sorta di orticaria mentale per questo rimestare pietanze che già appaiono indigeribili. Per altro quando, occhieggiando su di un titolo, sento parlare di "elezioni anticipate" mi vien da sorridere. Con la sciagurata riduzione dei parlamentari ci sono - scusate la volgarità - più culi che sedie e la forza politica più forte oggi, i "pentastellati", sarebbe ridotta al lumicino dalle urne. Per cui il motto sarà "resistere, resistere, resistere".
Figurarsi Giuseppe Conte, che non vuole mollare e che, inspiegabilmente popolare, rischia di essere quel che merita: una meteora. Per cui resta lì pronto a tutto pur di non perdere Palazzo Chigi e ritrovarsi d'improvviso gregario. Tratterà tutto il trattabile, sapendo che in caso di uscita non avrà alcun onore delle armi. Non lo hanno avuto statisti, figurarsi lui, autodefinitosi «l'Avvocato del popolo». Se ci fosse una memoria collettiva non uscirebbe di casa ed invece prova a compiere l'ennesima capovolta.
Ricordo una sua frase esemplificativa: «Sovranismo è nella nostra Costituzione, la sovranità appartiene al popolo». Roba da bocciatura, altro che professore universitario!
Temo che, pur personalmente conscio della gravità della pandemia e delle sue conseguenze, spetti a lui la responsabilità di una gestione confusa dell'emergenza ed anche il cammino di fatto di drammatizzazioni, che forse derivano da un calcolo spicciolo. Chi può pensare ad una crisi in epoca di emergenza? Ed invece esiste tutto un mondo, capitanato da Matteo Renzi, che fu l'agevolatore della rinascita di Conte dalle ceneri del primo Governo di cui fu premier, che ormai non ne può più di «Giuseppi» e della sua solitudine a Palazzo Chigi, dov'era entrato con apparente umiltà e che ora invece lo vede protagonista con una boria che non gli sta portando bene.
Sono antigovernativo nel dire questo? Non credo: ci sono ministri del Partito Democratico assolutamente rispettabili, altri meno che almeno per ora non hanno aiutato la Valle in questa situazione drammatica (spero che si redimano), ma in generale è proprio l'impronta del presidente del Consiglio a rendere la compagine disomogenea e arruffona.
Intanto cresce il debito pubblico, com'è necessario fare per arginare il disastro economico e l'allarmante situazione sociale. Questo peso che si sta facendo gravosissimo e peserà come un macigno sulle prossime generazioni.
Ecco perché bisogna spendere bene il denaro e questo vale anche per il "Recovery Fund (Next Generation Eu)" , che è una sfida notevole, che per ora lato Regioni, Valle d'Aosta compresa, è un'incognita. Speriamo che il nuovo Governo che verrà abbia un respiro più regionalista dei due Governi Conte. E che, aggiungerei, abbia un occhio di riguardo per le Alpi prostrate dalla crisi e sinora scarsamente prese in considerazione.
Vedremo gli eventi ed entrate ed uscite. Spettacolo così così in tempo di pandemia, di cui avremo memoria anche per questa democrazia pencolante sull'orlo del baratro.
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