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12 ott 2020

Feuillage

di Luciano Caveri

Guardo i colori dell'autunno sulle nostre montagne: il "feuillage d'automne" è uno spettacolo della natura con cui rifarsi gli occhi e vivere emozioni. E' a "costo zero" e basta poco a trovare luoghi che paiono magici, come frutto della tavolozza di un pittore impressionista. La notevole altimetria della nostra Valle consente di seguire la lenta discesa dell'inverno dalle cime già imbiancate sino al fondovalle. Ci si può perdere nella placidità di giornate di sole con quella luce calda che indora i nostri versanti ed inonda i boschi di colori persino misteriosi. E cosa dire delle foglie? Edmond Rostand fa dire a Cyrano de Bergerac: «Comme elles tombent bien! Dans ce trajet si court de la branche à la terre, comme elles savent mettre une beauté dernière, et malgré leur terreur de pourrir sur le sol, veulent que cette chute ait la grâce d'un vol!». E' persino romantico camminare su certi letti di foglie.

E come non pensare alle lumache di Jacques Prévert, che danno il senso del tempo e delle stagioni? «À l'enterrement d'une feuille morte Deux escargots s'en vont Ils ont la coquille noire Du crêpe autour des cornes Ils s'en vont dans le soir Un très beau soir d'automne Hélas quand ils arrivent C'est déjà le printemps».

Pensando ai boschi del New England, ha scritto Henry Thoreau: «Ottobre è il mese delle fronde dipinte. E' allora che prendono a brillare in tutto il mondo del loro sontuoso fulgore. Come i frutti e le foglie - anzi come il giorno stesso - poco prima di morire, si vestono di colori luminosi, così fa l'anno prossimo al suo termine: ottobre è il suo cielo al tramonto; novembre, il crepuscolo che a quello segue». Venendo alle nostre Alpi, ha scritto Mario Rigoni Stern: «Quando sarete capaci di osservare diligentemente i mutamenti che persino le più umili tra le piante subiscono, scoprirete che ognuna di esse assume, prima o poi, la sua peculiare livrea autunnale; e se v'impegnerete a stilare una lista completa delle tinte smaglianti di cui sono in grado di rivestirsi, sarà lunga quasi quanto un catalogo delle piante che crescono intorno a voi». Con l'unica evidente variante di essere sempre una visione effimera, destinata ad essere per poco tempo un'immagine nitida, che poi si scolora sino a scomparire ai nostri occhi, inghiottita dal tempo che incalza per il mutare delle stagioni. Viene in mente quella poesia, nei suoi ultimi versi, di Guillaume Apollinaire: «Et que j'aime ô saison que j'aime tes rumeurs Les fruits tombant sans qu'on les cueille Le vent et la forêt qui pleurent Toutes leurs larmes en automne feuile à feuille Les feuilles Qu'on foule Un train Qui roule La vie S'écoule».

La Natura, madre e matrigna, come si è visto nei giorni scorsi, quando con violenza la pioggia battente ha trasformato alcune zone della Valle in vittime del maltempo. Il chiaro della bellezza dei luoghi che scaldano il cuore si trasfigurare nello scuro dell'aggressività e del rischio. E noi esseri umani, componenti di questa Natura che non è altro da noi come ritengono certi ambientalisti, ci ritroviamo a rimorchio degli eventi, che siano lieti o dolorosi, felici o tristi e via di seguito nella duplicità che caratterizza la nostra vita.