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05 apr 2020

Niente "pesce d’Aprile"

di Luciano Caveri

Ogni anno, da tanti anni, pubblico qui - lo testimonia la cronologia del blog - qualche stupidaggine da 1° aprile, legato al "Pesce d'Aprile". Si tratta di uno scherzetto inventivo del tutto innocuo, che mi riporta alle elementari quando sui grembiulini blu dei maschietti e rosa delle femminucce cercavamo, a rotazione fra tutti, di appiccicarci sulla schiena il pesce di carta opportunamente disegnato e ritagliato. Anni fa, su di un sito francese, avevo trovato questa spiegazione sul perché ci sia questa tradizione, che nel giornalismo si è trasformata in divertissement per chi si inventa la balla più macroscopica e divertente: "Il semble que cette tradition remonte au XVIe siècle. A cette époque, on avait pour coutume de s'offrir des cadeaux à la nouvelle année".

"Or, en rendant visite à ses sujets sur toute l'étendue du territoire français, le roi Charles IX se rend compte que la nouvelle année commence à des dates différentes selon les régions! - si legge ancora - Par l'Edit du Roussillon publié en 1564, il décrète alors, pour unifier son pays, que l'année commencera dorénavant le 1er janvier, en raison du rallongement des jours. De là, on comprend facilement que tous ceux qui continuaient de fêter la nouvelle année le 1er avril s'attiraient les moqueries de leurs contemporains... Et avec le temps, les railleries moqueuses se transformèrent en canulars et farces à faire ladite date. Pourquoi le poisson? Rien n'authentifie une hypothèse plus qu'une autre sur le choix du poisson associé au 1er avril. Mais plusieurs sont à considérer comme raisons possibles: -​ en avril, on quitte l'hiver. Or le poisson est le dernier signe zodiacal de l'hiver; -​ le carême prend fin lui aussi. Or pendant cette période, on ne mange pas de viande. Seul le poisson est permis... -​ en avril, c'est aussi l'époque où nombre de poissons vont frayer pour se reproduire. La pêche en est alors interdite. Raison de plus pour offrir un poisson à celui qui est crédule! -​ enfin, la tradition, jusqu'aux temps modernes, était d'offrir en étrennes à la nouvelle année, un cadeau alimentaire...". Qualunque sia l'origine, oggi l'auspicio vero è che questa parentesi scura del "coronavirus" scompaia ben presto all'orizzonte e torni il buonumore. Non che a fronte di queste vicende cagionate dal virus, si sia persa la voglia di scherzare. Come tutti sono invaso da storie e storielle, che siano scritti, foto, filmati che dimostrano come una certa vena ironica ed artistica non cessi neanche nei periodi più bui ed è un bene. Scriveva il grande etnologo Desmond Morris, indagatore delle nostre abitudini umane della nostra «giocosità innata, che è un elemento chiave nella creatività e nell'inventiva umana. La cosa triste delle scimmie è che una volta adulte perdono questa caratteristica. Fortunatamente, a noi invece questo non accade. Gli esseri umani mantengono la loro potenziale giocosità per tutta la vita. Si tratta di una qualità esclusivamente umana, che ci rende creativi, inventivi ed esplorativi (Homo ludens). Tutte le forme di gioco adulto sono l'estensione del gioco infantile, solo che "giocare" da adulti significa arte, letteratura, musica, danza, teatro, cinema, televisione, pittura, scultura, sport, ricerca scientifica ed esplorazione. Tutte queste forme di espressione umana possono essere considerate forme avanzate di gioco animale. La giocosità dei cuccioli animali è resa possibile dalla presenza dei genitori, che li accudiscono, offrendo ai piccoli il tempo libero necessario per giocare. I nostri progressi tecnologici ci hanno offerto l'opportunità di crearci del tempo libero per noi stessi, pur essendo ormai adulti. Siamo riusciti a ridurre il tempo necessario a soddisfare i nostri bisogni per la sopravvivenza, limitandolo a una piccola parte della nostra routine quotidiana. Non abbiamo più bisogno di andare a caccia tutto il giorno, alla ricerca di cibo; la maggior parte di noi riesce ormai a trovare del tempo per se stesso e non facciamo come il gatto, che lo consuma dormendo. Un gatto dorme sedici ore al giorno, noi soltanto otto. Quando un gatto è felice, va a dormire. Noi no: ce ne andiamo in barca, in montagna o a ballare oppure ci teniamo occupati con una partita di calcio, un libro o una collezione di francobolli. Il cervello umano detesta l'inattività: poiché la nostra sopravvivenza dipende da uno stile di vita opportunistico, abbiamo questa necessità di mantenerci attivi tutto il tempo. Una volta soddisfatti i nostri bisogni primari, più tempo libero abbiamo, più possiamo essere creativi». Questo ci manca - maledizione! - in questi tempi di prigionia domestica coatta e il 1° aprile può diventare l'occasione per animare le nostre giornate con qualche scherzo garbato per farci una bella risata alle spalle di qualcuno e qualcuno lo farà a sua volta sulle nostre!