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25 nov 2019

Ci vuole la patente?

di Luciano Caveri

Non so chi si celi dietro Modesto Michelangelo Scrofeo, che firma brucianti commenti domenicali sul "Sole 24 Ore", trattandosi di un camuffamento, che si riferisce nello pseudonimo ad un inquisitore domenicano che ha lavorato molto nei primi decenni del Cinquecento. Un'enciclopedia specialistica così lo cita: "Ordinato sacerdote il 19 marzo 1491, fu inquisitore di Parma e Reggio (1519), quindi inquisitore a Como (dal 1520 al 1530). In quanto tale, il 20 luglio 1523 Papa Adriano VI gli indirizzò il breve "Dudum, uti nobis" con l'incarico di dedicarsi alla lotta contro le streghe e gli eretici in Lombardia e Piemonte. Adempì con estrema solerzia all'incarico, scatenando subito nel giro di poche settimane una feroce caccia alle streghe a Sondrio e nella Valtellina. Tra le sue vittime una certa Santina, moglie di Paolo Lardini, il testo della sentenza contro la quale (12 settembre 1523), che la condannava alla confisca di tutti i beni e al rogo, è esemplare della spietata intransigenza di Scrofeo".

L'ultimo articolo del suo alias così recita e ne vanno apprezzati la finezza e lo stile che non perdonano, proprio come non perdonava il già citato prete: «Il Progresso non può aspettare. E' questione di civiltà: non abbiamo ereditato la terra dai nostri antenati, ma la abbiamo presa in prestito per restituirla, meglio di come la abbiamo trovata, alle generazioni future. Proprio per fare un regalo a queste ultime, una recente circolare del ministero dell'Interno ha anticipato al 7 novembre l'entrata in vigore dell'obbligo del seggiolino anti-abbandono, sofisticato dispositivo tecnologico che vi impedirà di dimenticare il bebè in macchina con tutte le tragiche conseguenze del caso. Guai a chi non si adegua: multa di 81 euro, via cinque punti dalla patente, sospensione della stessa da quindici giorni a due mesi. Il mercato non è pronto e i cittadini nemmeno? Peggio per loro: non si può fermare il vento. Certo, poi siamo in Italia: si può prevedere che le Forze dell'ordine all'inizio, nei controlli, chiudano un occhio mentre arriva puntuale l'emendamento-moratoria infilato in Manovra. Ennò: possiamo mica voltare le spalle all'esplosione di un fenomeno che è costato la vita a otto infanti in vent'anni? Bene farà il governo a fare quadrato sul dossier seggiolini anti-abbandono. Anzi: consentiteci una modesta proposta. Siccome, solo nell'ultimo anno, si sono registrati 92 casi di femminicidio, perché non rendiamo obbligatorio un dispositivo tecnologico anti-femminicidio per chi si fidanza e si sposa? O ancora, volendo venire a capo di entrambe le questioni: perché non rendere obbligatoria per tutti una patente di partner e genitore? In fondo in Italia la cura migliore che riusciamo a brevettare contro il Male si chiama burocrazia». In effetti, graffiando, dice alcune verità. La prima, nel pasticcio normativo sul seggiolino anti-abbandono, c'è l'idea di questo Stato che vede e provvede, creando obblighi (in Italia il casco, le cinture, l'assicurazione auto) a fronte di cittadini come bambini che devono essere accuditi e seguiti. Senza multa sembra che nessuno sia in grado di badare a sé stesso. Ogni tanto mi ribello all'idea che così debba essere e sogno un mio mondo fatto di Utopia in cui almeno sui fondamentali ci siano senso civico e buonsenso senza lacci e lacciuoli di leggi, decreti, editti e tutto il resto che ci facciano da visita guidata alla nostra vita. Sulla questione della patente di partner e di genitore capisco l'iperbole insita nella scelta caustica. Ma devo dire che almeno sulla patente di genitore - da genitore - ogni tanto qualche dubbio mi viene, avendo avuto esperienze di prima mano che ti fanno davvero chiedere di fronte a genitori incapaci o disastrati di qualunque ceto sociale il fatidico: che fare? In un mondo di licenze, autorizzazioni, concessioni, titoli, brevetti, assensi e consensi viene da chiedersi, provocatoriamente, perché non avere una patente genitoriale o prevedere uno di quei corsi di formazione che bisogna fare per obbligo, che sia per la sicurezza sul lavoro, per la privacy, per la deontologia e via di questo passo? Temo che, così facendo, alimento la fregola della legislazione che, almeno in questa Legislatura, vede un Parlamento che legifera poco per sua paralisi e mai su grandi temi, preferendo bagattelle, mance e mancette.