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23 nov 2019

Quando ci vuole uno sfogo

di Luciano Caveri

Con molta franchezza il problema della Politica di oggi sta in due corni che si vedono con facilità perché emergenti dalla palude delle Istituzioni. L'instabilità dell'elettorato che ormai non ha più l'antica fedeltà verso un partito e verso uno schieramento, e dall'altra gli eletti che dominano su partiti diventati l'ombra di sé stessi. In mezzo ci stanno un sacco di altre cose che confondono ormai certi riferimenti, tipo "Destra" e "Sinistra", "regionalismo" e "centralismo", "logiche di mercato" ed "interventismo pubblico", "libertà personali" e "sicurezza collettiva". Viviamo in una polemica perenne, in mezzo a problemi irrisolti, in una campagna elettorale infinita, in mezzo a casi giudiziari presenti o annunciati che investono la cosa pubblica con una durata infinita, nella sgradevole impressione che troppi incompetenti se non disonesti si siano insinuati in ruoli chiave e non ce la facciano a fare il loro lavoro. Anche se è bene ricordare come a certi posti siano stati issati dall'elettorato e non solo dalla loro ambizione.

Questo quadro crea incertezze, paure, difficoltà che spingono i cittadini nelle braccia di soluzioni avventate, seguendo questo sconcerto generalizzato che fa agire d'impulso. Lo vediamo dappertutto, dal piccolo di un Comune alla politica regionale e nazionale, salendo su per i rami fino all'Europa ed al mondo. La crisi della democrazia occidentale in particolare, di cui la piccola Valle d'Aosta fa parte, non consente scorciatoie o semplificazioni, tipo l'idea che tutto ciò derivi - come si fa credere oggi da noi - che basti una nuova legge elettorale che scelga un Capo per risolvere temi di fondo che prevedono riflessioni e non logiche tribali. Perché la scomoda verità è che vanno affrontati i problemi e solo la loro soluzione potrà ricreare fiducia e solidità nel sistema. Per farlo bisogna avere idea di come risolverli in grandi dibattiti coinvolgenti e non con quattro gatti che giocano ai riformatori per conservare posti di comando in cui molti di loro hanno fallito. Contano oggi - contro il famoso populismo dei più - prosperità economica e lavoro per dare serenità alla vita delle persone. Ci vogliono sicurezza personale e regole applicate davvero. La riflessione sul ruolo della famiglia non è fatta solo di piccole regalie ma di ragionamenti in profondità su cosa stia cambiando. Solo combattendo contro la solitudine ed il malessere sociale si smontano gli impulsi anti-sistema. Senza fiducia e ottimismo ci troveremo con una gioventù demotivata. Senza un welfare funzionante nulla si costruirà in settori cardine come scuola e sanità. Questa nostra società che invecchia ha bisogno di tranquillità contro fantasmi che preoccupano come l'immigrazione, l'abbandono degli anziani, la microcriminalità che incombe. Una volta la Destra incarnava l'ordine e la sicurezza, mentre la Sinistra parlava di giustizia e di progresso sociale. Oggi tutto è frammischiato in questa confusione ideologica e spesso senza cultura. Contano i risultati più che programmi vasti e ambiziosi che nascondono, nella loro vacuità da "storytelling", la mancanza fattuale e concreta. Sparisce lil senso della comunità ed Internet non offre una comunità davvero alternativa, creando nuove dipendenze e troppe solitudini, di cui i "social" con veleni e violenza sono lo specchio. Esiste un mondo di prossimità e di solidarietà che va ricostruito perché questa è la vita vera. Mi scuso per questo sfogo, in parte sconclusionato come avviene quando ti prende la rabbia e tutto sommerge. Ma questo è il mio stato d'animo fatto talvolta di preoccupazione e di impotenza, che poi - sbollita certa collera e certa indignazione - mi sforzo di incanalare nel solco della speranza, affinché si sappia guardare. E' ora che molti che sembrano sulla stessa linea, in un salutare idem sentire, sappiano mettersi assieme per tirarsi su le maniche e aguzzare l'ingegno nel piccolo recinto di montagne della nostra Valle.