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06 ott 2019

I grandi vecchi: problemi e solitudini

di Luciano Caveri

In questi giorni, fra parenti, amici e conoscenti, sono morte molte persone anziane. In quella fascia che ormai si definisce "quarta età", che non è solo una questione di età avanzata - da quello che ho capito - ma è quella parte estrema della vita di molti, in cui esiste una forma di obbligatoria dipendenza da altri e diventa acuto il decadimento fisico. Questione poco allegra, ma per chi orbita attorno alla sessantina come me ormai questo vuol dire avere a che fare - per chi ha la fortuna di averli ancora - genitori o parenti che sono ormai "grandi vecchi" e come tali problematici per loro stessi e per chi gli sta vicino. Lo so bene con la mia mamma che sta per compiere i fatidici novant'anni.

Mi pare che la polemica valdostana sulla gestione delle microcomunità pubbliche, assieme alla nascita di strutture private - in genere gestite da cooperative - che si occupano degli anziani, cui si aggiungono i giri delle badanti come soluzione largamente praticata, dimostra come il tema sia attuale. Ascoltavo alla radio francese - altro tassello utile - di come si voglia prevedere nelle strutture di "Pronto Soccorso" degli ospedali percorsi d'accesso per gli anziani e basta stare al "Pronto Soccorso" dell'ospedale di Aosta o essere stati alle visite per l'ottenimento dell'invalidità per capire come la questione sia seria. Ma non è esclusivamente una questione sanitaria, sociale e di assistenza, fatta di strutture di vario genere, compresa assistenza domiciliare e centri diurni, ma vi è qualcosa di più profondo, ad esempio nella difficoltà per noi familiari di operare su anziani che diventano difficili da gestire, anche di fronte a problemi piccoli di interazione che diventano montagne impossibili da spostare, e certo gli strumenti giuridici per operare interventi a loro favore che loro stessi spesso non vogliono, non sono per nulla facili e mi riferisco alla gamma che va dall'interdizione all'inabilitazione ed al complicato amministratore di sostegno. Ma esiste anche un problema serissimo, che in Valle sarà reso sempre più acuto dallo scompaginarsi di quella filosofia che era alla base delle microcomunità e cioè un criterio territoriale che non allontanasse l'anziano dalle proprie radici. Mi riferisco alla solitudine. Leggo sul sito di "France 3" di Auvergne - Rhône - Alpes un aspetto interessante, facilmente ribaltabile da noi: "Elles sont plus de quatre millions à ressentir la solitude en France. Les personnes âgées sont de plus en plus exposées au risque d'isolement, aussi bien relationnel que géographique, selon une étude publiée par l'association "Les Petits Frères des Pauvres" lundi 30 septembre. Dans les territoires de montagne, les aînés cumulent les handicaps, racontent ces bénévoles qui donnent de leur temps libre pour aller au chevet des personnes isolées. «Les gens de la montagne ont une certaine pudeur à demander de l'aide. Le territoire est petit, tout le monde se connaît. C'est difficile de créer des relations avec certaines personnes», explique Marie-Laure Paviet, responsable de l'équipe des "Petits Frères des Pauvres des Versants" d'Aime (Savoie). Dans ce territoire perdu entre Bourg-Saint-Maurice et Moûtiers, difficile pour les habitants d'affronter le regard des voisins, de la famille, quand arrivent les bénévoles de l'association. «Si l'on est aidé, c'est afficher qu'il y a des manques», résume Marie-Laure Paviet". Con il progressivo invecchiamento destinato a crescere come numero ed anche come età delle persone, molti Comuni montani nostri - in grave crisi demografica e quindi con meno giovani - si rischia una crisi vera di "solitudini" di questo genere. Il caso dall'altra parte delle Alpi è così descritto, ma noi le altitudini sono ancora più elevate in certi casi: "Certains hameaux reculés culminent à 1.000 mètres d'altitude, un facteur de risque quand l'hiver arrive et les intempéries avec lui. «Il faut déneiger devant sa maison, il y a des risques de chutes, de prendre froid», liste la bénévole, confiant que la plupart du temps, les personnes âgées dans le besoin sont "des femmes, veuves, signalées par les services sociaux». Mais l'une des difficultés reste de repérer ces personnes âgées isolées qui, parfois, «ne sont pas signalées par les services sociauxet les partenaires». Un dénominateur commun avec la capitale de la Savoie, Chambéry, où un grand nombre d'aînés soutenus par les "Petits Frères des Pauvres" est «issu des vagues d'immigration desannées 60». Et en vieillissant, ces personnes se trouvent de plus en plus isolées; souvent à cause des «distances familiales, desproches partis s'installer ailleurs, et il peut aussi exister de grosses difficultés intra familiales», liste Jean-Louis Beratto, bénévole de l'équipe du bassin chambérien". Interessante questo parallelo che può valere per certi quartieri di Aosta, ma anche per grandi Comuni del fondovalle, così fotografato: "«Dans les immeubles anciens du centre-ville, de plus en plus de personnes âgées se retrouvent isolées, entourées d'autres personnes âgées isolées dans des immeubles (...) Et ce n'est pas facile de faire la connexion entre ces personnes qui ne sortent pas», résume le bénévole. Un isolement qui crée un sentiment de nostalgie chez ces aînés qui se retrouvent dans un quartier «qu'ils ne reconnaissent plus», avec leurs amis qui disparaissent et les autres qu'on perd de vue avec le temps. «Face à cette anonymisation de leur vie, elles deviennent méfiantes et inquiètes», note Jean-Louis Beratto". Si tratta di capire, di proporre, di anticipare. In sostanza bisogna programmare di più e cercare formule che non inseguano solo l'emergenza che deriverà da fatti già ben comprensibili. Nulla di peggio di essere impreparati e trovarsi ad improvvisare.