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09 set 2019

Bellezza e Bruttezza

di Luciano Caveri

Domenica scorsa su una Statale senza traffico alcuno risalivo in macchina la valle centrale ed è quanto faccio, da pendolare, pressoché quotidianamente. Sarà stata questa situazione diversa dal solito, in una calma da guida rilassata, o forse la prima giornata settembrina del mese, come se anche la Natura avesse girato il calendario colorando le montagne con quella rilassatezza matura di fine estate, ma mi sono detto - guardandomi attorno in un tripudio di montagne - quanto io sia stato fortunato a vivere in questa zona alpina, la Valle d'Aosta, dove sono nato. Mi sono chiesto, in questa sorta di estasi casareccia, come sia importante mantenere viva questa Bellezza di cui siamo depositari. C'è quel famoso proverbio della cultura masai che dice: "Trattiamo bene la terra su cui viviamo: essa non ci è stata donata dai nostri padri, ma ci è stata prestata dai nostri figli".

Capisco quanto la Bellezza sia un dato relativo. Umberto Eco ci scrisse un libro intero, in cui osservava con la sua intelligenza indagatrice: «"I concetti di bello e brutto sono relativi ai vari periodi storici o alle varie culture e, per citare "Senofane" di Colofone (secondo Clemente Alessandrino, "Stromata", V, 110), "se i bovi e i cavalli e i leoni avessero le mani, o potessero disegnare con le mani, e fare opere come quelle degli uomini, simili ai cavalli il cavallo raffigurerebbe gli dèi, e simili ai bovi il bove, e farebbero loro dei corpi come quelli che ha ciascuno di coloro". Nel Medioevo Giacomo da Vitry ("Libri duo, quorum prior Orientalis, sive Hjyerosolimitanae, alter Occidentalis istoria"), nel lodare la Bellezza di tutta l'opera divina, ammetteva che "probabilmente i ciclopi, che hanno un solo occhio, si stupiscono di coloro che ne hanno due, come noi ci meravigliamo e di coloro e di creature con tre occhi. Consideriamo brutti gli etiopi neri, ma tra di essi è il più nero che viene considerato come il più bello". Gli farà eco secoli dopo Voltaire (nel "Dizionario filosofico"): "Chiedete a un rospo che cosa è la bellezza, il vero bello, il to kalòn. Vi risponderà che consiste nella sua femmina, coi suoi due begli occhioni rotondi che sporgono dalla piccola testa, la gola larga e piatta, il ventre giallo e il dorso bruno. Interrogate un negro della Guinea: il bello consiste per lui nella pelle nera e oleosa, gli occhi infossati, il naso schiacciato. Interrogate il diavolo: vi dirà che il bello è un paio di corna, quattro zampe a grinfia, e una coda". Hegel, nella sua "Estetica", annoterà che "avviene che, se non ogni marito la propria moglie, per lo meno ogni fidanzato trovi bella, anzi esclusivamente bella, la propria fidanzata; e se il gusto soggettivo per questa Bellezza non ha alcuna regola fissa, questo si può chiamare una fortuna per entrambe le parti. Si ode così spesso dire che una Bellezza europea dispiacerebbe a un cinese o addirittura a un ottentotto, in quanto il cinese ha un concetto della Bellezza interamente diverso dal negro... Ed invero, se consideriamo le opere d' arte di quei popoli extra-europei, per esempio le immagini dei loro dèi, che sono scaturite dalla loro fantasia come degne di venerazione e sublimi, esse possono apparirci come i più mostruosi idoli, così come la loro musica può risuonare alle nostre orecchie nel modo più detestabile. A loro volta quei popoli considereranno le nostre sculture, pitture e musiche come insignificanti o brutte"». Pur con queste dotti riferimenti e sapendo come Eco ricordi che ne sappiamo più della Bellezza che della Bruttezza, meno esaminata nel corso della Storia, resta il fatto di come, ciascuno di noi, possa associare i due opposti con l'aggettivazione che preferisce e il grande semiologo ci gioca in un passaggio successivo: «Se si esaminano i sinonimi di bello e brutto, si vede che mentre è ritenuto bello ciò che è carino, piacevole, attraente, gradevole, avvenente, delizioso, armonico, meraviglioso, delicato, grazioso, leggiadro, incantevole, magnifico, stupendo, affascinante, eccelso, eccezionale, favoloso, fiabesco, fantastico, magico, mirabile, pregevole, spettacolare, splendido, sublime, superbo, è brutto ciò che è repellente, orrendo, schifoso, sgradevole, grottesco, abominevole, ributtante, odioso, indecente, immondo, sporco, osceno, ripugnante, spaventoso, abbietto, orribile, orrido, orripilante, laido, terribile, terrificante, tremendo, da incubo, mostruoso, rivoltante, ripulsivo, disgustoso, nauseabondo, fetido, spaventevole, ignobile, sgraziato, spiacevole, pesante, indecente, deforme, difforme, sfigurato (per non dire di come l' orrore possa manifestarsi anche in territori assegnati tradizionalmente al bello, quali il fiabesco, il fantastico, il magico, il sublime)». Ebbene è sufficiente, con un gioco di fantasia applicata però alla realtà sotto i nostri occhi, associare Bello e Brutto ai rispettivi aggettivi con esempi concreti e vedremo come anche da noi - in questa piccola Valle d'Aosta che sa essere uno scrigno pieno di tesori - alla luce segua talvolta l'oscurità e sia necessario ogni giorno sforzarsi affinché il Brutto non abbia mai e poi mai il sopravvento!