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12 giu 2019

Che il DDay faccia pensare

di Luciano Caveri

Quando sono stato in Normandia, nei luoghi del celebre sbarco di cui in queste ore si sono evocati i 75 anni trascorsi, ho vissuto le tappe di quella gigantesca operazione militare non solo con lo sguardo e con il bagaglio storico che avevo, ma ho potuto seguire una serie di ricostruzioni filmate assai preziose, in diversi memoriali e musei. Le tecnologie più moderne rendono vivi quei momenti drammatici e decisivi, incrociatisi con destini umani di quel numero enorme di soldati che si sacrificarono contro il mostro nazista (ma la Merkel alla cerimonia c'era per dovere morale) ed il fascismo italiano sua ruota di scorta (Conte non c'era per inutilità), cui contribuì la Resistenza francese. Dovremmo prendere i fascistelli sempre più spocchiosi di casa nostra e farli strisciare sulle sabbie delle spiagge, farli inginocchiare di fronte alle migliaia di tombe, vedere i filmati d'epoca che non sono videogiochi di guerra, e quelli che muoiono con coraggio per liberare la Francia non sono fantocci, ma persone che in molti casi neppure sapevano bene dove fossero quei luoghi su di un mappamondo.

Sono sinceramente stufo e indignato delle cretinate e delle falsità che si diffondono sul "fascismo buono" ed il "nazismo eroico" e non è solo questione di reati penali ma di un'ignoranza grassa che avvelena le sorgenti. E' ora che persone di diverso credo politico si uniscano senza balbettamenti contro una Storia falsata, riempita di bufale e di cattiverie. Il nazionalismo cattivo e violento non è morto con la Seconda guerra mondiale risorge ed inquina la parte buona, identitaria che ogni popolo rivendica, cercando però - e lo dico da Autonomista valdostano - ciò che unisce nell'Europa di oggi e non pervicacemente usare odio e menzogne per riaccendere fuochi di guerra, che sono ancora latenti sotto le ceneri del passato. Mi è capitato di dire come troppi italiani (ed i valdostani hanno perso certa differenza che in passato permetteva una reazione immediata quando si toccavano valori come quelli resistenziali) sono diventati come i "lotofagi", i mangiatori di loto privi di memoria, che Ulisse incontra nell'"Odissea". Il rimbambimento che ne consegue lo si vede ogni giorno e non solo da certi risultati delle urne, ma da quel senso generale di smemoratezza che fa pena e - per alcuni versi - persino paura, perché sono "semi del male" piantati nel futuro dei nostri figli e non si tratta affatto di essere di Destra o di Sinistra, ma di essere persone pensanti a qualunque schieramento si appartenga. Bisognerebbe rendere obbligatoria per ogni europeo la visita ad "Omaha Beach", nome in codice dato dagli alleati ad una delle cinque spiagge su cui avvennero gli sbarchi. Nei settanta ettari del complesso funebre ci sono le spoglie di 9.387 soldati americani, 307 dei quali ignoti e quattro di sesso femminile, per la grande maggioranza deceduti durante le operazioni belliche. Tuttavia i militari qui sepolti rappresentano solo una parte dei caduti, dal momento che circa 14mila di essi sono stati rimpatriati per volere delle famiglie. Non ho vergogna di dire che ho pianto in una giornata grigia e nebbiosa, guardando - riparato da un ombrello sotto la pioggia - la fila infinita di croci e di "stelle di David": i cimiteri di guerra sono più di molto altro un terribile ammonimento. Già attorno a Strasburgo, altra frontiera bellica per secoli, avevo visto cimiteri così che ci devono scuotere in profondità ed ammonirci contro chi attizza divisioni e esalta non le proprie doti a fin di bene, ma ingenerando incomprensioni verso gli altri, come brodo di coltura che poi sfocia in drammi della Storia. Fa impressione che per annunciare in code lo sbarco imminente venne usato da "Radio Londra" un celebre verso di una struggente poesia, "Chanson d'automne", di Paul Verlaine: «Les sanglots longs des violons de l'automne blessent mon coeur d'une langueur monotone». Non esiste sulle vicende del passato il diritto all'oblio e la falsificazione dei fatti è un fatto gravissimo che dev'essere rigettato in faccia al mittente. Quante volte mi sono sentito dire «i morti sono tutti uguali», come se - passato il tempo - una sorta di livella rendesse tutto accettabile. Il lutto e la partecipazione umana non servono come lavatrice per la coscienza di chi, anche per le circostanze più comprensibili, si trovò a combattere contro la Libertà e contro la Democrazia. Non si tratta di celebrare i vincitori, ma di ricordare di chi decise di combattere dalla parte giusta e non è equiparabile a chi, pur con senso del dovere, indossava divise al soldo di una visione totalitaria e distruttiva.