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23 mag 2019

Émile Chanoux non è un santino

di Luciano Caveri

Ci stanno il lutto postumo, il ricordo commosso, la valorizzazione del pensiero, ma di fronte ai personaggi storici bisogna essere cauti ed evitare di disperdere il loro patrimonio ideale e il meglio della loro azione nella logica consumistica "usa e getta" della "politica spettacolo" o della cultura adoperata come semplice abbellimento della povertà del vuoto intellettuale. Per non dire di chi pratica la politica con cinismo affaristico nel bisogno di sedurre le folle con concetti presi a nolo. Il rischio di essere morto giovane, ucciso brutalmente per non tradire nessuno, diventando un simbolo fatto di idee e di speranze, è quello di vedersi trasformato in una specie di santino senz'anima. Émile Chanoux alla sua epoca faceva paura ai fascisti, ai nazisti ed ai nemici che aveva all'interno della Resistenza per le sue idee federaliste e per le varie opzioni su cui ragionava per il futuro migliore possibile per la Valle d'Aosta dopo il Ventennio e dopo quella Liberazione che lui non vedrà.

Il tempo non lo ha consumato, non abbiamo altre fotografie che quelle poche rimaste, è entrato nel mito delle grandi personalità inespresse perché morte prima di poter incidere ancora più in profondità nel futuro in cui aveva sperato. Leggo spesso cosa scriveva e diceva di lui nelle occasioni pubbliche un suo amico e collaboratore qual era mio zio Severino Caveri, accolto prima della maggiore età nella "Jeune Vallée d'Aoste", dopo che lo stesso notaio ne aveva chiesto il permesso al papà Prefetto. Il ricordo di Chanoux ha un prima e un dopo. Nel secondo dopoguerra la sua memoria, ancora fresca, è stata coltivata quasi esclusivamente dall'Union Valdôtaine. Altri lo evocavano con cautela o non lo invocavano affatto. Poi con la logica di allargamento a dismisura, ed in certi casi sospetta, degli autonomisti, nasce e si coltiva, in una logica da icona, Chanoux ed il suo pensiero, anche grazie al lavoro di scavo nella sua opera di Paolo Momigliano Levi con il materiale fornito dalla famiglia. Molti che oggi lo citano e lo tirano per la giacchetta, anche in ambienti che a Chanoux farebbero ribrezzo e con personaggi la cui moralità è indegna di ogni sua rievocazione, non hanno mai letto i suoi scritti, ma hanno capito che usare il suo nome, adoperare sue citazioni fa breccia ed illustra anche il più somaro degli oratori. Ma la retorica è un volto facilmente smascherabile e non basta l'eccesso sentimentale e l'iperbole lacrimosa a nascondere la pochezza di chi strumentalizza il martire valdostano, usato come una foglia di prezzemolo nell'impiattamento dei discorsi leziosi, tipo "nouvelle cuisine", dal ghostwriter di turno. Chanoux è molto di più e gli si rende giustizia capendo il suo ruolo allora è la sua capacità di visione del futuro, ma non pensando che - suo tramite - si risolvano miracolosamente temi e problemi nuovi, frutto di una società molto diversa dalla sua. Non siamo, per fortuna, di fronte alla logica miracolistica di un Padre Pio, ma di fronte ad un gigante del pensiero politico morto anzitempo nel 1944 a soli 38 anni, età in cui oggi si guarda a certi politici come fossero dei giovanotti. Ecco perché bisogna tornare spesso e ripetutamente alle sorgenti del pensiero autonomista. Non per proporlo come un rosario recitato a memoria, ma perché da lì derivano spunti da applicare qui ed oggi in una capacità di rinnovare idee e progetti non vivendo di una sorta di rendita. Anche perché spetta a chi vive oggi capire come, nel solco di un patrimonio già vissuto e coltivato, ci si debba adeguare al mondo in cui viviamo, che non è un museo. Ma il senso del riscatto nel momento di difficoltà è davvero un insegnamento. Chanoux in una lettera del 1930 - citata in un libro di mio zio Severino - annotava di fronte alla difficoltà di far politica a favore degli ideali valdostani nell'ambito del cattolicesimo ufficiale: «Pendant que je faisais cette constatation, mon cœur qui souffrait depuis longtemps de l'agonie de mon peuple, a cru trouver d'autres coeurs qui avaient sa souffrance et ses espoirs. Nous nous sommes par conséquent réunis et, à notre étonnement même, nous avons vu qu'autour de nous bon nombre de jeunes pensaient ce que nous pensions et se sentaient attirés par notre flamme». Ora come allora, per fortuna, ci sono persone che credono a questo messaggio.