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03 feb 2019

La tragedia del Rutor e l'eliski

di Luciano Caveri

Il drammatico incidente nei cieli della Valle al confine con la Francia con l'urto fra un aereo da turismo e un elicottero che trasportava in quota degli sciatori, darà il destro per vietarlo ai soliti nemici dell'eliski, la disciplina che consente di adoperare l'elicottero per la pratica del fuoripista. Basta leggere un breve editoriale di Franco Brevini sul "Corriere della Sera" per capire il tono: «Non è difficile immaginare che l'incidente al Rutor riaccenderà le polemiche sull'eliski, che da anni è al centro di un vasto dibattito. Associazioni come "Cai", "Cipra", la Commissione per la protezione delle Alpi, "Legambiente", "Italia Nostra" e "Wwf" hanno da tempo dichiarato la loro opposizione a questa pratica, rilanciando - con il titolo di una manifestazione di qualche anno fa - le "vette senza rotori". Lamentano i danni all'ambiente dovuti alle emissioni, il disturbo alla fauna alpina nei difficili mesi invernali, il frastuono che infastidisce sia chi vive in montagna, sia chi ci va per rigenerarsi».

«All'opposto i suoi fautori ricordano come il fuoripista con l'uso dell'elicottero offra una prospettiva di sviluppo in più alle località alpine - continua Brevini - allungando la stagione sciistica e attirando clientela facoltosa. C'è poi il problema, tragicamente emerso in questo caso, della sicurezza del volo in montagna. Lassù il volo strumentale è impensabile. Tutto avviene a vista e dipende dall'abilità di chi muove la cloche. Anche la violenza dei fenomeni atmosferici, gli sbalzi di pressione, la complessità dell'orografia creano condizioni operative di estrema severità. In alcune zone come il Monte Bianco a tutto questo si è aggiunto il problema dell'affollamento dei cieli, causato dalle richieste dei turisti di ammirare le montagne dall'alto. Nelle terre estreme, fra cui le montagne, credo sia ormai ineludibile porsi dei limiti. Può sembrare un paradosso, ma è proprio lassù che il "no-limits" si mostra più impraticabile. Un tempo la tutela degli ambienti, soprattutto di quelli più fragili, corrispondeva a una scelta etica. Oggi non ci sono più margini di scelta. E' urgente che tutti i frequentatori sottoscrivano un patto sociale per la montagna, in cui si impegnano, per la sua stessa sopravvivenza, a imporre dei limiti ferrei alle loro pratiche. Lassù più che mai, la libertà di tutti dipenderà dai vincoli che ciascuno saprà accettare». Mi spiace ma questa volta con il mio amico Franco non sono d'accordo. La Valle d'Aosta ha già posto limiti seri sin dagli anni Ottanta, regolando zone di avvicinamento e di discesa a pochi casi sul suo territorio. Personalmente aggiornai la legge regionale che vietò elicotteri fracassoni e le norme regolamentano la presenza obbligatoria di guide alpine vista la particolarità degli itinerari. Aggiungo che evocare il volo strumentale è ridicolo: il volo a vista avviene anche per il soccorso in montagna molto spesso a beneficio di persone che si mettono in pericolo per la loro stupidità? Li lasciamo lì per evitare di usare l'elicottero? Chi intenderebbe vietare del tutto l'eliski deve sapere che la pur limitata offerta consente alla Valle di giocarsi una nicchia di mercato importante e mi stupisce il fastidio che si coglie in Brevini per la "clientela facoltosa". Quella clientela è la stessa all'origine dell'alpinismo di cui Franco scrive con competenza ed ha fatto nascere e fa vivere la figura professionale della guida alpina a rischio di scomparsa per la difficoltà di campare con questo mestiere. Per molti professionisti della montagna l'eliski è importante e lo è anche per località minori, come Valgrisenche, prive di impianti di risalita. Ascrivere all'eliski danni enormi all'ambiente montano fa sorridere amaramente, pensando ai danni sulle Alpi della mancanza di azioni concrete dei Governi per arginare le conseguenze del cambiamento climatico! Non esiste proporzione in certi ragionamenti. La tragedia semmai obbliga a riflettere sulle tecnologie già esistenti e già operative che consentono ai mezzi aerei di "riconoscersi" e di agire di conseguenza per evitare collisioni. Bisogna seguire regole elementari non rispettate dall'aereo che si aggirava in una zona dove si praticava legalmente l'eliski e dunque scegliere questi avvenimenti per riprendere le polemiche è allo stato sciacallaggio. Le regole ci sono, vanno rispettate e va punita ogni loro violazione. Mi è capitato in passato di segnalare abusi o storture e dunque non ho un atteggiamento permissivo o omissivo, ma il proibizionismo in nome dell'etica e persino della libertà mi pare fuori luogo e evocare certi elevati principi applichiamolo, per favore, a certi orrori che scorrono sotto i nostri occhi e non ad un pur tragico incidente aereo.