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24 gen 2019

Le "ciucche" e la storia umana

di Luciano Caveri

Non c'è nulla di disfattista nel dirsi la verità: l'ubriachezza fa parte del mondo alpino, Valle d'Aosta compresa. Lo dimostrano, nel nostro caso, i dati statistici, compresi quelli più tristi dell'incidenza del fenomeno dell'alcolismo. Chi vive qui sa che esistono tenaci abitudini ai consumi e vere e proprie tradizioni iniziatiche in cui ci siamo passati tutti. Ciò detto, aggiungerei che ogni caricatura del "montanaro sbronzo" - come esempio di eccesso - dovrebbe fare i conti con un fenomeno che è vasto e diffuso dovunque e a tutti i livelli ed è bene distinguere usi giudiziosi da eccessi. Per questo ho letto Mark Forsyth, che è scrittore e linguista, con il suo "Breve storia dell'ubriachezza" (Il Saggiatore, 2018) prova a raccontare dal principio tutti, che con garbo, ironia e senza predicozzi, i modi in cui l'umanità si è ubriacata sin dalla notte dei tempi.

Ed è una costante culturale che fa impressione e dimostra le molteplici modalità con cui l'uomo si è approcciato agli alcolici con riti, usi e costumi che, avvolti da molte motivazioni, portano alla "ciucca", sia solitaria che per lo più sociale. Il libro ricorda che il reperto più antico che mostra una persona bere da quella che sembra una cornucopia è la cosiddetta "Venere di Laussel", un bassorilievo calcareo risalente a 25mila anni fa. Spiega l'autore, partendo dalla preistoria, come una delle varie ipotesi - non scherza! - per spiegare la discesa dagli alberi degli esseri umani è che lo abbiano fatto per procurarsi i frutti caduti in macerazione, quindi alcolici. La storia passa poi per l'edificio più antico del mondo, il "Göbekli Tepe", in Turchia, dove ci sono delle grandi vasche in cui sono state trovate tracce di orzo e acqua: un miscuglio ideale per fare la birra, sostanza dunque dalla lunga storia (ma molte pagine sono dedicate al diffondersi della vigna). Poi vengono descritti i bar dei Sumeri, dove veniva prodotta della birra che al tempo somigliava più a una zuppa di cereali alcolica che alla bevanda fresca e limpida che conosciamo oggi. Dopo aver raggiunto un certo livello alcolico, i Sumeri sfoggiavano un repertorio di canzoni e barzellette degno degli ubriachi odierni, anche se - a dir la verità - non fanno granché ridere. Nell'antico Egitto, per spiluccare qua e là dei passaggi, si beveva per vomitare (sono anche state trovati geroglifici rappresentanti l'evento piuttosto espliciti) e l'alcolico, come in altre civiltà, finiva nelle tombe per l'ultimo "viaggio". Il simposio greco, invece, era presieduto da un simposiarca che organizzava le bevute (nello specifico di vino, che veniva bevuto diluito in tre quarti d'acqua) e che, in base al suo umore, poteva deciderne il ritmo. Ritmo che, abitualmente, era piuttosto "caldo". Forsyth fa così una divertente carrellata attraverso diverse civiltà, dagli antichi Greci alla Cina degli imperatori, ai riferimenti all'ubriachezza nella "Bibbia" per passare poi al convivio romano; e non omette il Medio Oriente dove, a quanto pare, si è sempre bevuto: secondo Forsyth, nonostante gli insegnamenti del "Corano", qualche scappatoia per bere gli arabi l'hanno sempre trovata. Per i vichinghi, invece, bere era obbligatorio: per loro il dio beone era il capo degli dèi, e, chi osava non bere ai loro banchetti se la vedeva brutta. Il viaggio alcolico continua poi attraverso le birrerie medievali, il Messico degli Atzechi, l'Inghilterra (dove il "gin" ha davvero segnato la storia sino a rigide normative), il Nord America - compresi i "saloon" del Vecchio West, ben diversi dagli stereotipi - e poi la Russia, che ha oscillato per secoli tra la messa al bando e l'incoraggiamento del consumo di "vodka". Ultima tappa, l'era del proibizionismo negli Stati Uniti, esempio fallito di bloccare l'alcool con esiti disastrosi e malavita plaudente. E pensare che Benjamin Franklin (l'inventore del parafulmine nonché uno dei padri fondatori degli Stati Uniti) sosteneva che il vino sia «la prova che dio ci ama, e che ama vederci felici» e che «il diluvio di Noè avesse lo scopo di punire l'umanità per aver bevuto acqua». Il sovietico Beppe Stalin, invece, era noto per le sue famigerate cene con il Politburo in cui si susseguivano brindisi e bevute annesse con cattiva sorte per chi fingesse di bere, finendo nella lista nera con conseguenze nefaste. Non aggiungo altro se non due citazioni simpatiche dal libro. La prima tratta dall'inizio: «Nonostante il principio attivo, l'etanolo, sia identico, le persone altereranno la loro condotta in base alle origini e alle associazioni culturali del cicchetto in questione. E' molto probabile che gli inglesi diventino rissosi dopo qualche pinta di lager, ma date loro del vino - che è associato all'eleganza ed alla Francia - e si faranno pacati, sofisticati e, nei casi più seri, si faranno spuntare un basco. C'è un motivo se esistono i "lager-louts" (i teppisti da birra) ma non i vandali del vermouth o i contestatori del "Campari"». La seconda dalla fine: «La "Nasa" ha recentemente pubblicato un rapporto interno in cui si ammette che, durante almeno due lanci, tutti gli astronauti erano conclatamente e completamente sbronzi, con tanto di allegri singhiozzi. Non dovrebbe sorprenderci. Le persone lavorano ubriache da millenni; e, a essere sincero, se stessero per spararmi verso il vuoto senza fine a una velocità che supera di diverse volte quella del suono, vorrei buttar giù un bicchierino della roba migliore che c'è. Questo è il nostro passato ed è anche, ne sono certo, il nostro futuro. Un giorno molto lontano, quando gli scimpanzé avranno conquistato i birrifici, quando gli elefanti avranno occupato le distillerie e tutti i pub saranno pieni di moscerini della frutta disperati, dovremo, come specie, inghiottire il nostro ultimo bicchierino terrestre, barcollare a bordo della nostra astronave e lasciarci alle spalle questo piccolo ammasso di sassi. Sarà un grande viaggio. Mentre penetreremo l'atmosfera abbandonando la cara vecchia Terra, gli dèi saranno lì ad accoglierci: Ninkasi, Hathor, Dioniso, Bacco, Thor, il Centzon Totochtin, Madam Geneva. La Venere di Laussel soffierà nel suo corno girandolo per una volta dalla parte giusta. E sfrecceremo come ubriachi verso l'infinito». Ci si trasferirà in un pianeta con l'acqua, ma poi un goccetto di qualcosa di più forte spunterà.