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13 gen 2019

Europee e il caso valdostano

di Luciano Caveri

Le elezioni europee per i valdostani sono un problema dal 1979 e quarant'anni dopo, il 26 maggio prossimo, quando si voterà per la nona volta per il Parlamento europeo, temo resterà irrisolta l'annosa questione politica di una rappresentanza garantita in favore della nostra Regione. Ciò potrebbe avvenire in analogia al seggio di Deputato e a quello di Senatore previsti dallo Statuto in apposita circoscrizione elettorale o con la giusta assegnazione, con legge ordinaria, di almeno un europarlamentare per Regione. Anzi, dovendo tracciare la storia e si capirà perciò meglio il perché, le cose nel tempo direi che sono persino peggiorate sia per una tendenza a pluri-candidature in diverse liste che disperdono i voti dei valdostani che, peraltro, votano sempre meno, crescendo l'astensionismo sia perché lo sbarramento nazionale al quattro per cento fissato nel 2009 e considerato di recente legittimo dalla Corte Costituzionale ha chiuso una delle porte apertasi in passato.

In più il numero dei deputati italiani nel'Unione è cambiato: dal 1979 al 1994 il numero è stato di 81, dal 1994 al 2004 è salito a 87, poi è sceso a 78 nei cinque anni successivi con un pezzo di allargamento, scende con nuovi ingressi al minimo di 72 fra il 2009 e il 2014 e nell'ultima si situa a 73, mentre per la prossima Legislatura risalirà a 76 per via della "Brexit" del Regno Unito. Attorno a questi tre deputati in più si è costruita qualche speranza per la Valle d'Aosta, pur se nutro dubbi sulla reale possibilità ed anche sulla volontà che si possa ottenere il seggio garantito. Per ora per noi vale dunque la legge elettorale del 1979, che mette la Valle d'Aosta in una situazione assurda, dovendo i candidati locali, qualunque sia la formula prescelta per la loro partecipazione alla sfida elettorale, trovarsi in competizione con candidati di Lombardia, Piemonte e Liguria. Nella "Circoscrizione Nord-Ovest" esiste un meccanismo premiale per la Valle d'Aosta: un partito rappresentante della minoranza valdostana può apparentarsi con una propria lista con una lista nazionale. Il candidato della lista apparentata "valdostana" che raggiunge almeno cinqauntamila preferenze personali sostituisce l'ultimo degli eletti della lista "madre". Cifra impossibile per chiunque allo stato attuale, ma resta la possibilità con le proprie preferenze di finire comunque nella graduatoria della lista "principale". Così io entrai nel Parlamento europeo nel 2000, dopo che arrivai primo dei non eletti dopo Massimo Cacciari ed Antonio Di Pietro. Sarei potuto entrare già nel 1999 se Di Pietro non avesse preferito cedere il seggio nel Sud a Pietro Mennea. Ma mettiamo ordine. Il meccanismo dell'apparentamento non piacque all'Union Valdôtaine (io all'epoca seguii le elezioni come giovane cronista) e si decise di partecipare alle elezioni nel 1979 presentandosi con una rete di alleanze in tutta Italia, meccanismo oggi impossibile con la storia già citata del quorum al quattro per cento. Nasce di conseguenza la "Lista Federalismo", che avrà denominazioni varie e una geometria variabile nelle diverse elezioni successive. Nel 1979 per le Europee si costituì intanto la lista "Union Valdôtaine - Federalismo Europa Autonomie", alla quale aderirono diversi partiti e movimenti. In queste elezioni la lista ottenne lo 0,47 per cento dei voti e nessun seggio. Alle elezioni europee successive del 1984, la lista, che vide l'importante adesione del Partito Sardo d'Azione (PSd'Az) fu rinominata "Federalismo - Europa dei Popoli". Essa ottenne lo 0,55 per cento dei voti ed un seggio, assegnato nella circoscrizione Isole a Michele Columbu del PSd'Az che non rispettò il criterio di rotazione degli eletti previsto negli accordi. Nel 1989 la lista fu denominata semplicemente "Federalismo". Oltre al Partito Sardo d'Azione ed all'Union Valdôtaine, comprendeva di nuovo varie forze politiche sparse in tutta Italia. In queste elezioni la lista ottenne lo 0,60 per cento dei voti, confermando il suo seggio (Mario Melis del PSd'Az). Io, che fui candidato, mi piazzai terzo nella Circoscrizione Isole, ma anche allora non ci fu la rotazione, perché il primo dei non eletti - tale Nono Piredda - fece mettere una bomba per fare fuori Melis e prendere il suo posto al Parlamento europeo con fuga successiva in Argentina e con il sottoscritto chiamato come testimone nel processo a suo carico a Nuoro. Alle elezioni europee del 1994 la lista, che mantenne solo il simbolo dell'Union Valdôtaine, prese il nome di "Federalismo - Europe". In questa tornata non ci furono eletti. Poi si cambiò meccanismo, provando la strada mai tentata dell'apparentamento descritto all'inizio. La lista "Federalismo in Europa - Fédéralisme en Europe", presente solo nella circoscrizione nordoccidentale, rimase in pratica espressione esclusiva di valdostani e piemontesi di lingua occitana; essa riuscì tuttavia ad ottenere un parlamentare europeo grazie al meccanismo dell'apparentamento, con il quale i voti di lista e di preferenza vengono sommati a quelli di un partito maggiore col quale si dichiara l'alleanza (nella fattispecie "I Democratici"), calcolando poi i seggi spettanti al totale. In questo modo riuscii con un bel risultato personale ad entrare al Parlamento europeo, subentrando a Cacciari, parlamentare democratico dimessosi nel 2000. "Federalismo in Europa - Fédéralisme en Europe" ebbe alle elezioni europee del 2004 un forte calo e l'apparentamento con "Uniti nell'Ulivo" (la lista in cui nel frattempo erano confluiti "I Democratici") non bastò a conservare il seggio (io intanto mi candidai alle Regionali con un ottimo successo personale). Alle elezioni europee del 2009 l'Union Valdôtaine si presentò nella lista "Vallée d'Aoste", già apparsa alle politiche del 2006 e del 2008, con la Stella Alpina e la Fédération Autonomiste, apparentandosi al Popolo della Libertà. Questo ha segnato, finora, la conclusione dell'esperienza della lista "Federalismo". Nell'occasione, Alpe usò anch'essa la formula dell'apparentamento con "L'Italia dei Valori", ma senza successo. Infine cinque anni fa ci furono un sacco di candidati valdostani nelle liste nazionali ma nessuna formula di apparentamento. Miglior risultato, ma distantissimo da certi score del passato, fu quello di Luca Barbieri, candidato per l'Alleanza autonomista progressiste, formata Union Valdôtaine Progressiste, Alpe e Partito Democratico nella lista del PD. Ora resta da capire cosa avverrà fra quattro mesi, sapendo che la cruda realtà è quella che ho raccontato senza fronzoli. Certo la situazione è complessa e spiace davvero che le tante promesse di avere di diritto un parlamentare europeo valdostano siano state sinora disattese. Al momento - ammesso che ci sia ancora tempo utile - mi pare manchino persone che possano davvero trattare con Roma la faccenda e la dispersione del mondo autonomista ha raggiunto il suo acume, malgrado tanta retorica sulla riunificazione. Ogni idea di candidature uniche o di fronti vasti per le Europee allo stato deve perciò fare i conti con questa situazione e con una normativa elettorale vigente che rema contro. Personalmente - anche per l'esperienza vissuta in Europa e per il mio background federalista - penso che alle elezioni europee, nel piccolo e nel grande, la posta in gioco sarà importante e con scarsi spazi per posizioni ambigue sull'europeismo che non mi appartengono.