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17 dic 2018

Una politica lontana dalla vita reale

di Luciano Caveri

Ho lettori esigenti, che mi scrivono in privato se manca un mio intervento "à la carte" da loro auspicato e ricevo sollecitazioni puntuali. Tipo: perché non scrivi del nuovo Governo regionale retto da Tonino Fosson con un "patchwork" (in piemontese "pastiss") autonomista, che mette assieme amici e nemici un tempo amici e poi nemici tornati amici e talvolta nemici? Scioglilingua interessante per ricordare tutti i precedenti, che cadono spesso in un oblio e ciò stupisce in un'epoca in cui basta una ricerchina sul Web per trovare tante cose utili, che cadono purtroppo nel dimenticatoio. Non ne ho scritto sinora perché non ne avevo voglia, trovandomi in un generale stato di amarezza e con la brutta sensazione che molte questioni di sostanza, sbandierate in questi anni nel nome del "cambiamento" come se fosse un prezzemolino, spariscano di scena appena si passa alla "Realpolitik".

Nel suo nome il "trasformismo" viene camuffato dal "bene comune", dallo "stato di emergenza", dalla "chiamata alle armi", dall'evocazione dei sentimenti, dall'entente richiesta a gran voce dal popolo. Mah! Sarò diventato cinico ma non penso sia il caso di indorare troppo la pillola di un legittimo cambio di maggioranza, che va preso per quello che è: nulla di epico, ma una soluzione ormai routinaria in una Valle d'Aosta che non trova nelle Istituzioni numeri certi per via non solo delle leggi regionali, ma per i troppi dialoghi fra sordi e la "catena di Sant'Antonio" di interessi e ambizioni. Sono anni che scrivo e dico, quando interpellato anche in riunioni informali quando avvenute, che il mondo autonomista deve aggregarsi ma con modalità di partenza che non siano governative. Quasi tutti approvano ma poi lavorano per la nascita, come in questo caso, di creature fragili - maggioranza di diciotto consiglieri su trentacinque con tanti incarichi di Giunta e Consiglio per creare compattezza - che paiono solo l'esito di manovre di Palazzo, qualunque spiegazione si voglia dare per giustificarle e si sa che è facile dare radici profonde anche a sistemazioni estemporanee. Poi conosco molto degli attori e pure dei registi e degli sceneggiatori ed ho giudizi e valutazioni che derivano da vecchia conoscenza e con alcuni ho condiviso anche momenti belli e di amicizia, pur sapendo che esiste una vivace capacità di mimetismo in Politica dei propri veri sentimenti e delle intenzioni profonde, ed io appartengo alla categoria dei fessi che preferiscono dire "pane al pane e vino al vino" e pagano dazio. Sono elementi personali e soggettivi e non ho voglia e nessun ruolo per distribuire pagelle. Osservo che chi somma i voti delle singole forze alleate, segnalando la grande armata che rappresentano, forse dovrebbe ragionare sulle batoste prese dagli elettori nelle ultime regionali e mettere assieme debolezze non fa mai una forza. Ma lo dico già cospargendomi il capo di cenere, perché so che - nelle possibili analisi - ce n'è per tutti, ma io ho il vantaggio di ammetterlo e volo basso, non faccio il guascone e sono cauto nel cantare vittoria, perché ho memoria del passato e anche qualche eco lontano che ricorda vicende aperte che vanno ricordate e potrebbero piombare sulla scena a rovinare apparenti armonie e smemoratezze di chi diceva cose indicibili di Tizio e a cui rispondeva a tono Sempronio. Oggi - sarà segno dello spirito del Natale - ecco l'embrassons-nous, che risulta però quantomeno sospetto. Non c'è indulgenza nelle Istituzioni repubblicane perché laiche e dunque prive dei confessionali con il sacramento della penitenza, che restituisce il primigenio candore. Spero di sbagliarmi e di essere colpito con effetti speciali. Mi auguro che i rapporti politici saranno idilliaci. Aspetto logiche da falange macedone per risolvere a tambour battant ogni problema irrisolto. Immagino l'arcobaleno nei rapporti con Roma e chissà quale cambio di passo con Bruxelles. Aspetto, da buon cittadino, di capire e come me la grande maggioranza dei valdostani, che vedono sempre più la politica lontana dalla vita reale e che vorrebbero servizi, strade, lavoro, benessere invece che proclami asettici e ridicoli su di una presunta e sempre più declinante Autonomia.