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18 ott 2018

L'antieuropeismo becero va combattuto

di Luciano Caveri

Un giorno verrà in cui ci potrà essere una rilettura critica degli anni che hanno preceduto una grave crisi della democrazia in Italia che è in corso in tutta evidenza, per quanto gli esiti finali siano ancora incerti. Chi ha soffiato sul fuoco della Politica solo come espressione della famosa "Casta" e chi ha cavalcato l'antieuropeismo più becero siederà sul banco degli imputati per avere imbeccato quella parte crescente di popolazione italiana che ha seguito l'onda in modo passivo, lasciandosi trascinare contro la scogliera del populismo più gretto. Alcuni mostrano già tardivi pentimenti dopo aver fatto montare rabbia e ignoranza come miscela esplosiva. Ognuno, compresi i popoli, ha quello che si merita e gli italiani già in passato hanno battuto il naso anche per proprie colpe per poi - come il fascismo - far finta che si trattasse di una sorta di parentesi sfortunata, mentre si trattò di una piaga purulenta anche a causa di un'adesione massiccia ad una dittatura. In troppi, in poco tempo, divennero da "fascistissimi" ad "antifascisti" e nel secondo dopoguerra la Repubblica nacque con la stessa muratura burocratica e amministrativa del Ventennio con le conseguenze ben note.

Per non dire degli equilibrismi per passare dalla "Prima" alla "Seconda Repubblica" ed ora alla "Terza", sputando in faccia e buttando le monetine contro chi prima si idolatrava, come se il cambio repentino di posizione fosse una lavatrice che pulisce ogni precedente. Intanto, in vista delle elezioni europee della primavera 2019, il dato che emerge fa tremare i polsi. Sarà vero che - in barba ad alcuni membri del Governo Conte che vorrebbero tornare alla lira - il 65 per cento degli italiani si dichiara favorevole all'euro, ma gli intervistati in Italia sono i meno convinti dei benefici dell'appartenenza all'Unione europea (43 per cento). Questo l'esito del sondaggio "Eurobarometro" condotto tra l'8 e il 26 settembre 2018 da "Kantar Public" in tutti e ventotto gli Stati membri, cui si aggiunge che - in caso di referendum nel proprio Paese sulla falsariga di quello della "Brexit" - solo il 44 per cento degli italiani voterebbe per restare nell'Ue contro il 66 per cento a livello europeo. E' il dato peggiore dei ventotto, inglesi compresi... Mentre complessivamente in Europa si pensa che appartenere all'Europa sia un bene, con il 62 per cento l'Italia vede crollare questo risultato al 42 per cento. Gli stessi italiani credono che l'Italia in Europa conti poco e ritengono a maggioranza che la democrazia non alberghi a Bruxelles. In vista del rinnovo del Parlamento europeo, fra i temi ritenuti importanti dagli italiani in campagna elettorale spiccano l'immigrazione (qualcuno se ne stupisce?) la lotta alla disoccupazione giovanile (in Italia ancora alta), la lotta al terrorismo (l'Italia sinora è risultata immune). Ha scritto Denis de Rougemont, federalista personalista: «L'Europa ha sì inventato la guerra totale, ma ha concepito il pacifismo e la condanna cristiana della guerra; ha creato il nazionalismo ma anche l'idea federalista; ha inventato l'individualismo anarchico ma anche lo spirito dei Comuni, i sindacati, le cooperative. Tutto dunque concorre a designarla come adatta a fomentare gli anticorpi capaci di immunizzare l'umanità contro quei virus che soltanto essa ha propagato». Questo per dire che l'Unione europea, proprio nella ricerca di una capacità di riformarsi per rispondere a quelle critiche sacrosante sul suo cattivo funzionamento e la mancanza di una rispondenza con i desiderata e pure coi fantasmi di larga parte dei suoi cittadini, ha già gli antidoti grazie ai passaggi positivi della sua Storia. Certo esistono lati oscuri e minacciosi, nascosti sotto le ceneri come il fuoco, che vanno respinti con forza perché agenti che innescano violenza e dolori, come in larga parte del cammino europeo. Si tratta di esserne coscienti e non farsi ingannare da chi disegna l'integrazione europea come una porcheria senza speranza, cavalcando disegni autoritari che porteranno ineluttabilmente alla distruzione. Confesso di essere talvolta spaventato da certe derive e con la tentazione di chiudermi a riccio, come alla ricerca di elementi familiari e affettivi di protezione da "che cosa c'è fuori" in questo momento. Ma anche i ricci, teneri e affettuosi animaletti protetti dagli aculei quando si arrotolano, finiscono schiacciati sulle strade. Dunque meglio attivarsi per quanto possibile.