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23 set 2018

Il penoso assalto alle macellerie

di Luciano Caveri

I macellai in Francia incominciano ad avere paura. Già alcuni loro negozi sono stati danneggiati e alcuni di loro sono stati minacciati fisicamente. Per altro le stesse manifestazioni pacifiche di queste ore degli antispecisti hanno avuto un tono che certo preoccupa per le connessioni con chi alla fine sceglie la violenza. Mi spiego meglio con una cronaca su "HuffingtonPost" versione francese: "Des militants antispécistes ont organisé samedi 22 septembre des happenings pacifiques devant des boucheries en France pour dénoncer le "zoocide" que représentent, selon eux, l'élevage, le commerce et la consommation de viande, alors que les dégradations de vitrines de boucheries se sont multipliées ces derniers mois. "Boucherie Abolition", qui organisait les happenings avec d'autres mouvements tel que "269 Life France", dénonce le "système zoophage". Les antispécistes s'opposent à toute hiérarchie entre espèces, notamment entre l'être humain et les animaux".

Già nella mia quotidianità ho trovato conoscenti vegani che hanno messo a dura prova la mia capacità di tolleranza, dipingendomi come una specie di barbaro assassino senza coscienza e complice di un genocidio verso il mondo animale. Essendo carnivoro, dovrei - per loro - andare sulla retta via e smettere le mie perniciose abitudini. Con alcuni è inutile discutere. Hanno scelto di far parte di una setta (e questi sono fatti loro), ma come militanti hanno deciso troppo spesso di perseguitare e "raddrizzare" chi la pensi diversamente. Un proselitismo per nulla dolce e persuasivo ma basato su toni e atteggiamenti di superiorità, come se chi la pensa diversamente fosse solo uno stupido che non capisce "il Verbo". Ora: lasciatemi stare. Sono "adulto e vaccinato" (per carità, se uso questa espressione mi attacca l'altra setta dei "novax"!) e non ho alcuna intenzione di cambiare le mie abitudini alimentari sulla base non di una moral suasion che ci può anche stare se non troppo molesta, ma non con toni millenaristici di chi vuole imporre ad altri le proprie abitudini. Se vincessero i vegani il mondo alpino (senza latte, burro, formaggi e carne) vedrebbe scomparire tutti gli alpeggi, solo per fare un esempio. Sparirebbero le razze bovine come la valdostana e gli allevatori non si sa bene cosa farebbero, forse sarebbero mantenuti dagli antispecisti, che forse preferiscono una cocorita rispetto ad un loro simile. Esagero? Forse: ma mi indigno contro chi vuole imporre ad altri le proprie scelte e questi estremismi mi hanno sempre fatto rabbrividire. Leggo sul sito "uccronline": "Quando l'animalista cade nell'estremismo dell'antispecismo, di fatto incappa nella fallacia dell'antropomorfismo, assegnando caratteristiche umane agli animali. Un'autoconfutazione. Clive Wynne, del dipartimento di psicologia dell'Università dell'Arizona, ha spiegato che gli animali domestici sono «infantili e hanno atteggiamenti simili ai bambini», per questo ce ne prendiamo cura. Gli animalisti sono costretti a combattere, in quanto umani, al posto degli stessi animali e questo mostra - come ha spiegato il teologo Vito Mancuso - che «nessun altro essere vivente può concepire tale emancipazione, solamente l'uomo lo può, mostrando in questo di essere ben al di là della vita animale. Gli animalisti, con il loro volere per gli animali gli stessi diritti dell'uomo, mettono in atto un comportamento che li distanzia al massimo dal mondo animale. Se gli esseri umani lottano per estendere agli animali gli stessi diritti dell'uomo non è quindi perché non c'è differenza tra vita umana e vita animale, ma esattamente al contrario perché tra le due vi è una differenza qualitativamente infinita»". Lo stesso articolo sul medesimo sito conclude, citando Papa Bergoglio: "Francesco nell'enciclica ecologica "Laudato sii", che ci impedisce di «equiparare gli esseri viventi e togliere all'essere umano quel valore peculiare che implica allo stesso tempo una tremenda responsabilità. E nemmeno comporta una divinizzazione della terra, che ci priverebbe della chiamata a collaborare con essa e a proteggere la sua fragilità». Sbaglia chi «nega alla persona umana qualsiasi preminenza, portando avanti una lotta per le altre specie che non mettiamo in atto per difendere la pari dignità tra gli esseri umani. Certamente ci deve preoccupare che gli altri esseri viventi non siano trattati in modo irresponsabile, ma ci dovrebbero indignare soprattutto le enormi disuguaglianze che esistono tra di noi. Non può essere autentico un sentimento di intima unione con gli altri esseri della natura, se nello stesso tempo nel cuore non c'è tenerezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani». Come disse l'anticonformista Leonardo Sciascia, «Quando c'è in giro tanta pietà per gli animali, pochissima ne resta per l'uomo» ("Nero su nero", Adelphi 1979)". Parole sante!