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18 giu 2018

Aspettando l'estate

di Luciano Caveri

Siete pronti? E' sulla dirittura d'arrivo l'estate 2018 e mancano poche ore al solstizio. Ricordo che la parola "solstizio" deriva da "-sol", ossia "sole" e "-sistere" ossia "fermarsi", in quanto è il momento di massima declinazione del sole nel suo cammino apparente lungo l'eclittica. Nel giorno del 21 giugno il sole resterà sopra la linea del tramonto per quindici ore e quattordici minuti. Poi dal 22 giugno un lento, ma inesorabile accorciamento fino a raggiungere il minimo nel giorno del solstizio d'inverno, ovvero il 21 dicembre. Ma, intanto, ci godremo l'estate e l'autunno! E per me l'estate è soprattutto la luce fino alla sera e per questo mi batterò dappertutto contro la nascente paranoia che serpeggia sulla possibile abolizione dell'ora legale che consente questo "slittamento" combattendo la notte.

Per me l'estate è stagione rievocatrice si momenti bellissimi della mia vita. Con Cesare Pavese: «In quelle estati che hanno ormai nel ricordo un colore unico, sonnecchiano istanti che una sensazione o una parola riaccendono improvvisi, e subito comincia lo smarrimento della distanza, l'incredulità di ritrovare tanta gioia in un tempo scomparso e quasi abolito». "LoveVda" racconta come, nella profondità della storia valdostana, ci sia un luogo straordinario, che dimostra come momenti come il solstizio d'estate fossero sotto osservazione nell'antichità più profonda: «La magia del solstizio d'estate al Cromlech del Piccolo San Bernardo regala un'esperienza speciale, vissuta da un punto di osservazione astronomica privilegiato. Dopo le 19, al calar del sole, dietro la sella di Lancebranlette un'ombra avanza e disegna all'interno del cerchio del Cromlech particolari contorni: nuvole permettendo, è uno spettacolo di grande fascino. Il Cromlech è di epoca preromana ed è composto da 43 pietre di modeste dimensioni che formano un cerchio di 73 metri circa di diametro». Si tratta di qualcosa di straordinario e di presente in tante culture, testimonianza alpina di rilievo di quando la nostra attenzione al cielo ed al moto degli astri era ben più forte di quella attuale e l'estate era una stagione culminante di straordinaria importanza. Persino Giacomo Leopardi, che non era proprio un allegrone, nel suo "Zibaldone" annotava: «L'estate, oltreché liberandoci dai patimenti, produce in noi il desiderio de' piaceri, ci dà anche una confidenza di noi stessi, e un coraggio, che nascono dalla facilità e libertà di agire che noi proviamo allora per la benignità dell'aria». Viva questo clima e questo fascino, che nessuno ha il diritto di toglierci.