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31 mag 2018

L'intrico della politica valdostana

di Luciano Caveri

«À chaque jour suffit sa peine», verrebbe voglia di dire, pensando al fatto che tutti i santi giorni i giornali e gli altri organi d'informazione presentano nuovi scenari possibili di alleanze nel futuro immediato e in quello più distante, dopo l'esito del voto della settimana scorsa nelle elezioni regionali valdostane. Quel che è bello è che ogni situazione prospettata, in epoca di "social", crea per chi se ne occupi in qualche modo ondate immediate di commenti o di messaggini dei supporter o di semplici cittadini anche di fronte a notizie improbabili, spesso etichettabili come pettegolezzi o come notizie ad uso strumentale, tipo ballon d'essai per vedere l'effetto che fanno. Questa del contatto via Rete è una formula di democrazia diretta nuova ed anche vagamente inquietante, perché il rischio è quello di esprimersi con la rozzezza di questi media, che obbligano a sintesi, ed a conseguenti dialoghi imperfetti.

Per capirci meglio ricapitolo i fondamentali solo per memoria, perché già sembra passato molto tempo dallo scrutinio di meno di una settimana fa. Comincio dal fondo, dando per accertato lo spezzettamento dello scenario: niente eletti per il centrodestra a trazione Forza Italia e bocca asciutta per il Partito Democratico, altrimenti risultano sette consiglieri per l'Union Valdôtaine (meno sei rispetto al 2013) e la Lega, quattro seggi per "Area Civica - Pour Notre Vallée - Stella Alpina" (meno uno, ma il raggruppamento è diverso da cinque anni fa), così come per il "Movimento Cinque Stelle" (più due, ma con calo rispetto alle recenti Politiche) e per l'Union Valdôtaine Progressiste (meno tre), mentre sono tre gli eletti ciascuno per Impegno Civico, Alpe (meno due) e "Mouv'". Questo l'esito dell'applicazione del proporzionale con sbarramento fissato su almeno due consiglieri e in assenza dell'impiego - che dati alla mano non sarebbe servito a nessuno - della soglia del 42 per cento, con cui sarebbe scattato in caso di alleanze non concretizzatesi, il premio di maggioranza di ventuno seggi su trentacinque. Su questa percentuale avevo all'epoca espresso dubbi, ma c'era chi con tracotanza pensava in grande per poi trovarsi ridimensionato rispetto a certi sogni di gloria e di potere. Intanto sono partiti i sessanta giorni di tempo per trovare una maggioranza (almeno diciotto su trentacinque) per eleggere il presidente e la sua Giunta. Altrimenti si dovrà tornare al voto, che è meccanismo positivo perché acceleratore delle scelte rispetto alla crisi allungata del post voto della Politiche a Roma. Ora ci si balocca con i dati con diverse formule che vanno, come puzzle, da "UV, UVP, PNV-SA ed Alpe" a quella tra "Lega, M5S, PNV-SA e Mouv'" con varianti, tipo ipotizzare un'aggiunta alla prima di "Mouv'" o togliere i grillini dalla seconda aggiungendo, invece, altre formazioni autonomiste. Geometrie variabili ed in alcune di esse siamo davvero tipo "saldi di fine stagione" o fantasie notturne dopo avere mangiato la peperonata. Certo è che i veti ci sono, tipo i leghisti ed i "Cinque Stelle" che non vogliono condannati ma sembrano non essere disponibili neppure ad allearsi fra loro, in casa autonomista ci sono molte ruggini alcune personali ed altre più politiche, c'è chi vuole Augusto Rollandin fuori da ogni ipotesi e chi dice lo stesso di Laurent Viérin o di entrambi, e la scelta del presidente della Valle, comunque sia, non è per nulla banale, perché non è una carica di poco peso e scarsa responsabilità. In più - lo dico a latere - i venti giudiziari passati e forse futuri rischiano di scompaginare ancora di più la situazione con uscite e ingressi in Consiglio per via di sospensive e sopravvenute ineleggibilità. Insomma una situazione caotica sin dalle trattative ufficiali con la Lega che non vuole sedersi al tavolo con l'Union Valdôtaine e, non essendoci per le consultazioni ad Aosta un Presidente della Repubblica come avviene a Roma, par di capire che - essendo a pari merito come seggi - entrambe apriranno giri di incontri ufficiali paralleli ma mai convergenti, mentre quelli ufficiosi sono forse persino troppo numerosi e inventivi. Personalmente e ripeto personalmente trovo la situazione non semplice perché gli stessi elettori degli uni e degli altri non hanno posizioni coincidenti e di questo tutti dovranno tenere conto, perché qualunque strada si piglierà lascerà uno strascico di insoddisfazioni e questo è un tema rilevante, vista la vivace mobilità degli elettori rispetto a certe rocciose fedeltà del passato. Nella sostanza penso che sia davvero difficile conciliare due necessità impellenti. La prima è avere in tempi rapidi un Governo valdostano che governi e non sia appeso ad un filo di voti risicati e legato a capricci e giravolte tipo l'ultima Legislatura, perché sarebbe meglio il voto che il vuoto. Ma dall'altra - seconda necessità - esiste certo la logica più di longue haleine di ricomposizione dell'area autonomista, che è ideale alto e nobile e non strumento di furbizie antiche, di selfie modernisti e di leadership dal verso autoritario. Ma una necessità a cui la Storia richiama e non va piegata ad interessi di bottega che danneggino ancor di più la già misera immagine dell'autonomismo valdostano. Facile da dire, difficile da fare, se non si aggrega, pur arrivando da diverse direzioni, un gruppo di persone libere da noti condizionamenti alla ricerca davvero del comune denominatore.