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03 giu 2018

Discutere con chi non sa

di Luciano Caveri

C'è una frase che bisognerebbe tenersi sempre pronta in tasca - scritta come si potrebbe fare su di un bigliettino da impugnare come una "Colt" in un duello nel Far West - per concludere delle discussioni oziose con chi non sa ma pensa di sapere. In genere è chi disturba con atteggiamenti che possono essere saccenti, protervi o queruli, secondo le circostanze, in situazioni che mi sono sempre più insopportabili. Eccola la frase, ed è di Isaac Asimov, lo scrittore russo naturalizzato statunitense: «Una vena di anti-intellettualismo si è insinuata nei gangli vitali della nostra politica e cultura, alimentata dalla falsa nozione che democrazia significhi "la mia ignoranza vale quanto la tua conoscenza"». Frase utile anche in queste ore in cui le aggressioni contro il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si nutriranno non del legittimo diritto di critica ma di assurdità come la richiesta di metterlo in stato d'accusa per aver fatto saltare, prima che nascesse, il Governo Conte.

Premetto, a scanso di equivoci, che mi considero ignorantissimo in molte materie: oggi essere generalisti - come certi savant del passato - è reso impossibile dalla crescente specializzazione cui rassegnarsi. Ma questo non significa affatto cedere alla tentazione di non cercare di mantenere viva quella che almeno un tempo si chiamava cultura generale, cioè l'accumulo di conoscenze che una persona ha su vari temi. E che serve alla fine non tanto per farsi bello in pubblico o per la propria vanità quanto ad esaminare i vari problemi nella quotidianità ed a rispondere, se possibile, con successo a questioni che si debbano affrontare. Una cultura che si può costruire con lo studio attraverso i diversi livelli d'istruzione formale, ma anche con percorsi da autodidatta e certo con l'esperienza maturata negli anni. Possono essere questi percorsi disgiunti o coincidenti. Ci penso ogni volta in cui, conoscendo un argomento, mi trovo - capita spesso, purtroppo - di fronte a chi incomincia a polemizzare su di un tema non per una sana passione dialettica fatta di argomentazioni, ma sulla base di "sentito dire", cose orecchiate, notizie infondate, tratte spesso con ammissione da far cadere le braccia: «L'ho letto sul Web». Come se la Rete, dove si trova tutto e il suo contrario, fosse una fonte di verità assoluta e non uno strumento utilissimo che va adoperato con grande attenzione sulla bontà delle fonti e con capacità di discernimento senza la quale, chi non ha certi strumenti critici, rischia di prendere lucciole per lanterne. Cito alla rinfusa argomenti must.

La Politica: dopo anni in cui ho fatto questo mestiere c'è chi intende illuminarmi in materie tipo diritto parlamentare, principi costituzionali, iter delle leggi e via di questo passo. L'Europa e la sua storia: terreno su cui mi muovo discretamente, ma dovrei interloquire con chi ha solo pregiudizi, temi balbettanti, convinzioni senza fondamento. Idem il cammino dell'Autonomia valdostana con persone prevenute, disinformate, che masticano le solite balle sulla Valle d'Aosta e il suo passato.

Chissà se sono io un mostro senza capacità di tolleranza a non riuscire più a trattenermi con chi è contro la scienza e segue teorie balzane e settarie, con chi è sistematicamente complottista e pensa che ci sia sempre qualcosa di oscuro in qualunque vicenda, con chi è razzista o solo stupido e lo giustifica con prosopopea, seguendo teorie seppellite da tempo, con chi è ignorante come una scarpa su certe cose ma parla lo stesso e ti martella sino allo sfinimento. Ci vorrebbe la ferocia di un Pier Paolo Pasolini: «Sei così stupido che quando la tua stupidità ti avrà ucciso e sarai all'inferno, crederai di essere in paradiso». La profondità di un Alain: «La stupidità umana è eterna. Tutte le volte che Socrate rinascerà, sarà condannato». La profezia di Leo Longanesi: «Fanfare, bandiere, parate. Uno stupido è uno stupido. Due stupidi sono due stupidi. Diecimila stupidi sono una forza storica».