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20 apr 2018

Non mi candido

di Luciano Caveri

Non mi candiderò alle elezioni regionali del 20 maggio prossimo. E' una scelta che ho fatto da tempo, comunicandola ai miei amici di MOUV', specie quelli con cui ho condiviso più di un anno fa la nascita del movimento di opinione, oggi movimento politico a tutti gli effetti. E' stata sinora una bella avventura e sarò forse un po' nostalgico a pensare a quando ho cominciato a lavorare sul simbolo (una spirale rossa su sfondo bianco, densa di significati!) ed a pensare al nome (MOUV' in nero con apostrofo rosso!) assieme a quei pochi con cui ragionammo in partenza. Si trattava, nella politica valdostana, di dimostrare coerenza con le cose dette per un rispetto elementare nei confronti degli elettori. Nel mio caso personale, perché oggi MOUV' vede tra i propri iscritti persone di diversa provenienza, era necessario restare nel solco delle mie idee e di quanto compiuto nel mio lavoro nei diversi ruoli elettivi ricoperti dal 1987.

Quando questo non era stato più possibile nell'Union Valdôtaine avevo messo tutta la mia passione nell'Union Valdôtaine Progressiste, che poi aveva fatto scelte contrarie rispetto a quanto deciso all'origine. E' stato per me impossibile accettare che questo fosse avvenuto, perché ledeva quel rapporto di lealtà e fiducia che deve essere alla base di ogni rapporto con i valdostani. Una seconda rottura era apparsa inevitabile. In entrambi i casi per me si è trattato di scelte dolorose, perché sono sempre stato il primo a ritenere che più che disaggregare l'area autonomista storica si debba semmai riaggregarla, ma i presupposti - e pure le persone con cui farlo - non possono essere nel segno della continuità con quanto si è aspramente criticato, altrimenti si è dei "quaraquaquà". Così come - sarò fatto storto per occuparmi di politica - ma ritengo che un elemento essenziale sia l'onestà personale, che non può essere oggetto di sospetti o condanne. Sia chiaro: è indispensabile capire che cosa non abbia funzionato e ripartire con l'impegno verso un Autonomismo serio e responsabile. Da questo punto di vista non accetto che venga fatta di tutta un'erba un fascio e prima ancora che si butti via l'Autonomia con l'acqua sporca. Mi indigno quando si vorrebbero cancellare oltre settant'anni di storia contemporanea, considerando tutto quello che è stato fatto come sbagliato e tutti quelli che ci hanno lavorato come dei farabutti e degli incapaci. Le generalizzazioni sono uno dei combustibili del populismo e dei demagoghi. Le analisi vanno eseguite in modo completo ed esemplare e bisogna capire quando e dove e per colpa di chi si siano manifestati errori, storture e scandali che ci hanno portato all'attuale situazione di difficoltà e di disagio. Va compreso senza sconti di sorta dove alberghino i motivi di un degrado di credibilità e quelle derive morali che oggi ci fanno vergognare della Valle d'Aosta e danno il destro, all'esterno, per non considerarci più quel modello alpino valido sino a pochi anni fa. Proprio per questa serietà di cui vado fiero, ritengo che il mio percorso e le mie competenze debbano in questa fase essere messe a disposizione senza che si possa additarmi di ricercare questa o quella poltrona. Di lavoro da fare ce ne sarà molto, in Consiglio Valle - che deve tornare ad avere il suo ruolo di perno dell'Autonomia - ma anche al di fuori degli organi istituzionali tout-court, perché la politica fattiva, quella del costruire, non è solo amministrazione. E' anche studio, approfondimento, confronto e partecipazione. Se mai un giorno ci potranno essere ruoli elettivi in cui si riterrà che ci possa essere una mia utilità ci sarò, ma in questo momento ritengo di avere un compito diverso, nella modestia della mia persona. Vedo tante energie e tante speranze, anche se avvolte in una cappa cupa di pessimismo e di difficoltà. Non si tratta di nascondere questa realtà contraddittoria, ma semmai di cavalcare la riscossa, sapendo che ci sono tante persone corrette e capaci che possono fare, se si creerà il clima adatto, un passo avanti per evitare che molte cose vadano perdute. Mi sono stufato della retorica autonomista quando si scopre quanto non corrisponda alla realtà nei comportamenti politici e amministrativi. Ci sono stati giorni, in passato e anche di recente, in cui io stesso - vecchio autonomista da mille battaglie - mi sono trovato triste e con le armi spuntate, ma poi mi sono sempre detto che non può essere vincente la logica della rinuncia e del ripiego nel privato. Insomma: non mi esilio, non ho attitudini di abbandono, non faccio il prezioso. Ritengo solo che si possano vestire panni anche fuori dal Consiglio Valle, che continua ad essere nell'ordinamento valdostano, se i consiglieri sanno interpretare il ruolo loro assegnato dallo Statuto, come lo scrigno di un sistema parlamentare, che agisce come potere che deve contrapporsi allo strapotere di una Presidenza della Regione e di un Governo regionale che tendono a fare tutto da soli. Poi si vedrà che cosa ci riserverà il futuro, sapendo quanto le vicende umane collettive e personali non siano solo nelle nostre mani, ma non ci si può fare neppure far trasportare dal destino e dalla fatalità, come un legno abbandonato al flusso turbinoso di un torrente.