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01 feb 2018

La Giornata della Memoria

di Luciano Caveri

Mi fa molta paura - come non rimarcarlo nel Giorno della Memoria - la stretta fra ignoranza del passato è quella del presente. Ci sono troppe persone, che conosco bene, che fluttuano in una sorta di incoscienza della storia e della politica. Un paradosso, certo, in un'epoca in cui l'accesso alla cultura e all'informazione è diventato molto più agevole che in passato. Ma è vero che gli strumenti di ricerca sul Web, che aprono un mondo, possono essere una trappola: i fondamentali contano per destreggiarsi alla ricerca di quanto è utile, perché quando si naviga si trova di tutto e la capacità di discernere l'utile dall'inutile, il vero dal falso, il profondo dal superficiale è un'operazione consapevole che prevede conoscenze pregresse di fonte scolastica o attraverso altre forme di apprendimento.

Nel breve periodo in cui ho insegnato all'Università, in sede di esame, ho interrogato persone - era la Facoltà di Giurisprudenza - ai quali se avessi chiesto chi fosse Napoleone forse mi sarei sentito dire... «un ciclista». Ancora oggi - nel discutere delle elezioni politiche imminenti - incontro persone laureate che non prendono un canale su elementi essenziali di quella materia che una volta si chiamava "educazione civica". Ciò manifesta una cittadinanza inconsapevole, che genera mostri con facilità, perché poi si inseguono con superficialità promesse facili e pure ricostruzioni del passato taroccate. Aveva ragione l'altro giorno il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ho ascoltato in diretta, sul Giorno della Memoria, quando ha smontato in poche parole la tesi di una parte "buona" del fascismo: «Sorprende sentir dire, ancora oggi, da qualche parte, che il fascismo ebbe alcuni meriti, ma fece due gravi errori: le leggi razziali e l'entrata in guerra. Si tratta di un'affermazione gravemente sbagliata e inaccettabile, da respingere con determinazione. Perché razzismo e guerra non furono deviazioni o episodi rispetto al suo modo di pensare, ma diretta e inevitabile conseguenza. Volontà di dominio e di conquista, esaltazione della violenza, retorica bellicistica, sopraffazione e autoritarismo, supremazia razziale, intervento in guerra contro uno schieramento che sembrava prossimo alla sconfitta, furono diverse facce dello stesso prisma». E poco prima, proprio sulla "Shoah", ricordava in modo dolente: «Anche in Italia questo folle e scellerato processo di riduzione delle persone in oggetti fu attuato con consapevolezza e determinazione. Sul territorio nazionale, è vero, il regime fascista non fece costruire camere a gas e forni crematori. Ma, dopo l'8 settembre, il governo di Salò collaborò attivamente alla cattura degli ebrei che si trovavano in Italia e alla loro deportazione verso l'annientamento fisico. Le misure persecutorie messe in atto con le leggi razziali del 1938, la schedatura e la concentrazione nei campi di lavoro favorirono enormemente l'ignobile lavoro dei carnefici delle SS. Le leggi razziali - che, oggi, molti studiosi preferiscono chiamare "leggi razziste" - rappresentano un capitolo buio, una macchia indelebile, una pagina infamante della nostra storia. Ideate e scritte di pugno da Mussolini, trovarono a tutti i livelli delle istituzioni, della politica, della cultura e della società italiana connivenze, complicità, turpi convenienze, indifferenza». Ho letto, con orrore le tesi negazioniste e revisioniste sull'Olocausto, perché bisogna sempre conoscere le tesi anche più aberranti per combatterle. Sono ricostruzioni fantasiose e criminali, che si inseriscono in filoni di giustificazione e ridimensionamento degli orrori nazisti. Sono filoni che alimentano oggi rigurgiti neonazisti e neofascisti e - peggio ancora - danno voce all'antisemitismo. Sul sito osservatorioantisemitismo.it si ricordano e si smontano tutti gli stereotipi verso gli ebrei che furono all'origine delle stragi tedesche e delle persecuzioni in altri Paesi, come l'Unione Sovietica per dire che la stupidità non ha colore. E sulla singolarità della "Shoah" c'è questa breve messa a fuoco, che condivido: «E' vero, la storia del mondo è piena di guerre omicide, di genocidi e di guerre inter-etniche, e non tutte sono sufficientemente ricordate. La "Shoah" invece è oggetto di numerose commemorazioni, fra cui anche di una giornata apposita indetta tramite una legge parlamentare del 2000 e dedicata al ricordo del genocidio a livello nazionale, il 27 gennaio. Tuttavia l'abbondanza di queste cerimonie non è esito di un eccessivo vittimismo da parte degli ebrei, ma piuttosto della particolare natura del genocidio anti-ebraico. L'evento della "Shoah" è infatti un unicum storico, che ha avuto un impatto notevole sulla coscienza europea, costruitasi proprio attorno a questo evento. Inoltre quello ebraico è stato uno sterminio di dimensioni mondiali, pianificato a tavolino ed avvalsosi di un avanzato grado di tecnologia, cosa che non era mai avvenuta in precedenza. Gli ebrei non erano nemici diretti della Germania nazista, né un popolo da sterminare per ambizioni di conquista territoriale o per una loro effettiva minaccia ai Paesi che stavano combattendo la guerra. Il loro sterminio fu programmato a freddo, per pura ideologia e con l'obiettivo di estirpare il popolo ebraico a livello mondiale, solo per puro odio. Ben pochi purtroppo vi si opposero». Questo fa male ancora oggi.