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12 dic 2017

Autostrade VdA e i pedaggi d'oro

di Luciano Caveri

Ci sono problemi che tornano e sarà bene ogni volta apprezzarne la complessità. Da qui al 2032 avremo tutto il tempo possibile per lamentarci con scientifica ripetitività degli aumenti autostradali sulle tratte valdostane che, con il trend di questi anni, obbligheranno gli utenti - valdostani o no - a firmare cambiali all'uscita dei caselli. Ormai siano di fronte ad una sorta di ingorda slot machine che mai restituisce gettoni... ma tutto, beninteso, in un quadro di assoluta legalità. Ricordo il contesto in cui è maturata questa follia solo come memoria, perché è bene non distrarsi sugli elementi di base, altrimenti si protesta come cani che ululano alla luna, che resta lì immutabile con la sterile soddisfazione di lamentarsi.

Riassumo: nel caso valdostano c'è la "Sav SpA - Società autostrade valdostane" che è la concessionaria - con un primo atto risalente al 1963 - dell'autostrada "A5 Quincinetto - Aosta" e del "sistema tangenziale" di Aosta (compresa quella galleria verso il Gran San Bernardo che ha reso problematici i bilanci). Chi decide è un privato: il "Gruppo Gavio", azionista di maggioranza, diventato il dominus anche per colpa della Valle d'Aosta - ed io so di chi - quando non comprò le azioni pubbliche dei piemontesi nel momento in vennero vendute. Scadenza della concessione, mai soggetta a gara ("per l'ultima volta" ha precisato la Commissione europea), è - lo dicevo nell'agro incipit - il 2032. Ciò vale in tutto e per tutto per la "Rav SpA - Raccordo autostradale Valle d'Aosta" - nata con lo scopo di progettare, realizzare e gestire il raccordo autostradale fra la città di Aosta ed il Traforo del Monte Bianco con una concessione ufficializzata nel 1988. Chi decide è il "Gruppo Benetton", che è socio di maggioranza avendo acquisito dal pubblico - con la privatizzazione di "Autostrade" - il controllo del Traforo del Monte Bianco. Su quanto capita sulle autostrade dovrebbe esserci l'Alta Vigilanza dello Stato, compresi i lavori da effettuare, per evitare situazioni di lavori ridondanti che poi incidono sull'aumento tariffario. Questa situazione di aumenti periodici dei pedaggi corrisponde al "pianto greco" giustissimo di noi valdostani, costretti - malgrado una politica scontistica della Regione che ha solo attenuato l'impatto dei rincari - a spostarci sulla Strada statale 26 sempre più intasata e con lavori "Anas" ripresi dopo tanti anni e ciò è positivo, anche se mi pare la Regione non ne abbia piena contezza di che cosa sia fa. Due esempi: perché sulla "Mongiovetta" è stato rifatto uno dei ponti all'altezza della celebre placca storica ma nulla è stato fatto sulla roccia instabile sovrastante? O ancora: come diavolo è possibile che da così tanto tempo sia fermo il cantiere del nuovo svincolo in galleria fra Etroubles e Saint-Oyen? Resta da capire cosa fare. Tolta l'ipotesi suggestiva di stracciare le concessioni in corso, che violerebbe qualunque normativa in vigore e sarebbe degna di un golpe o del Regno del Bengodi, resta da smontare questa "macchina autostradale", letteralmente infernale che macina aumenti. Intanto va ripensato quel modello di privatizzazione che ha di fatto creato un duopolio - Benetton - Gavio - che pesa, così come i tempi eterni delle concessioni. Questo può avvenire con provvedimenti legislativi, tenendo conto però del ruolo dell'Unione europea, che è quella che ha spinto sulla strada delle liberalizzazioni, in questo caso privatizzazioni, che hanno inciso in negativo. I principi di concorrenza non si toccano, ma la Commissione ha di recente prorogato le concessioni dell'AutoBrennero, chiedendo ai maggiori azionisti pubblici (le Province di Trento e Bolzano) di rastrellare le azioni private, dando di fatto al pubblico uno status particolare nel settore della viabilità lungo la "Rete Transeuropea dei Trasporti". E la stessa Commissione non può non valutare che le tariffe di queste autostrade "europee" sono talmente elevate da incidere su qualunque cittadino europeo che transiti con un rapporto folle fra costi e chilometri percorsi che pesa anche sul trasporto merci. Ha senso comprare in Valle le autostrade, ammesso che la Regione abbia i molti soldi necessari? "Rav" sarebbe acquistabile per volontà dei privati, ma bisogna fare attenzione a non prendersi un pacco, mentre "Sav" - più importante per i valdostani in termini di popolazione, che potrebbe godere di una logica che raffreddi la salita prevista delle tariffe - non penso sarebbe ceduta dal socio attuale di maggioranza. Insomma: siamo di fronte ad un tema politico con autostrade in realtà pubbliche, date in concessione a privati che mirano al solo profitto come da loro missione (i Benetton sulle autostrade ci aggiungono anche "Autogrill", sempre comprata dallo Stato!), dopo che per costruirle si sono usati denari pubblici. Un bel problema, degno di soluzioni giuridiche da mettere in campo per evitare che la Valle sia solo un corridoio di transito. Emerge una logica colonialistica con un'infrastruttura stradale essenziale anche per gli abitanti, "sfruttata" solo con svantaggi per chi ci abita, con l'impedimento di fatto - a colpi di aumenti - ad usarla.