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01 nov 2017

Il diritto all'autonomia di bambini e ragazzi

di Luciano Caveri

Ho fatto le scuole elementari e poi le medie nel mio paese, Verrès, poco più di 2.500 abitanti, che raccoglievano anche - specie nel secondo ciclo - bambini provenienti dai paesi vicini. Ho cominciato ad andare e tornare da scuola da solo sin da piccolissimo: dovevo attraversare la strada statale e poi infilarmi in un prato che "tagliava" il percorso che era comunque di poche centinaia di metri. Tratti fatti spesso con qualche compagno di classe che abitava nei paraggi. Trovo che questa mia autonomia mi abbia responsabilizzato. I miei bambini - quelli grandi ormai più che maggiorenni - viaggiavano invece con lo scuolabus comunale a Saint-Vincent, visto che abitavamo in una frazione del paese. Il più piccolo, invece, viene ora portato a scuola in auto od a piedi e ripreso, come ormai è obbligatorio nelle elementari locali almeno sino alla quarta.

Quando poi i genitori presentano alla scuola una dichiarazione in cui i bambini possono andare e venire da soli, e la Dirigente scolastica prende atto di questa scelta, ma non l'autorizza e dunque non è una liberatoria, comunque la si veda. Anni fa mi venne presentato il caso di un Dirigente scolastico assai più restrittivo e mi studiai la normativa e soprattutto le sentenze della Magistratura, sempre legate a problemi penali, di bambini infortunatisi all'uscita della scuola. Scelte più restrittive derivavano, insomma, dalla paura di trovarsi in giudizio. In verità avevo approfondito tutta una serie di documenti internazionali sull'infanzia e spiccava dappertutto la necessità di lavorare per l'autonomia di bambini e ragazzi e mi pareva che il buonsenso portasse a dire che ogni logica restrittiva fosse un'esagerazione. Mi sbagliavo. Traggo da "Famiglia Cristiana" questo articolo di Paolo Rappellino: "Genitori inviperiti e dirigenti scolastici disorientati. E' l'effetto di un'ordinanza della Corte di Cassazione dello scorso 23 maggio che sta spingendo alcuni presidi delle medie a impedire l'uscita da scuola degli alunni se non prelevati da un genitore o delegato maggiorenne. Novità che mette in grave disagio le famiglie, poiché in tutt'Italia è da sempre normale il ritorno a casa autonomo dei ragazzi di quell'età in un orario in cui i genitori lavorano. Oggi è intervenuta sull'argomento anche la ministra Valeria Fedeli: «I genitori devono essere consapevoli che questa è la legge», ha detto intervenendo alla trasmissione "Tagadà" su "La7". Quindi, a breve, addio autonomia dei ragazzi alle soglie dell'adolescenza. E se per i genitori è un problema, mandate i nonni, consiglia la ministra, perché «per loro è un gran piacere andare a prendere i nipotini»". Considerando comunque la citata Ministra come una sciagura ed essendo puntiglioso quando si parla di materie come queste, mi sono andato a vedere questa sentenza, che sono poi dieci paginette, che riguardano purtroppo la morte di un bambino di undici anni finito sotto un autobus di linea a Firenze, dopo essere uscito dalla scuola. Al di là degli aspetti risarcitori, quel che conta qui è che il reato penale verso la preside e all'insegnante dell'ultima ora di lezione era caduto in prescrizione, ma restava il profilo di colpevolezza tracciato dal Tribunale, su cui il Ministero dell'Istruzione ha ricorso, perdendo. In sostanza, dicono i giudici di Cassazione, che "sussiste un obbligo di vigilanza in capo all'amministrazione scolastica" e spetta "al personale scolastico l'obbligo di far salire e scendere dai mezzi di trasporto davanti al portone della scuola, compresi quelli delle scuole medie". Se i mezzi ritardano nulla cambia in questo obbligo. Oppure, dicono i giudici, come l'attività di vigilanza resti necessaria "fino a quando gli alunni dell'istituto non venivano presi in consegna da altri soggetti". Torno all'articolo di "Famiglia Cristiana": "«La sicurezza a scuola è una materia molto calda e tanti dirigenti in questi giorni chiedono aiuto per capire come comportarsi. Ma una soluzione immediata non c'è», allarga le braccia Paolino Marotta, presidente dell'Associazione nazionale dirigenti scolastici (Andis). «L'orientamento costante della giurisprudenza non lascia grandi spazi di manovra: l'articolo 2.048 del Codice civile e soprattutto il 591 del Codice penale attribuiscono al personale della scuola e ai dirigenti la responsabilità di riconsegnare il minore ai genitori o a loro delegato. Né valgono "liberatorie" che autorizzino la scuola a lasciar andare gli studenti da soli. Tuttavia questo nella prassi non avviene e cambiare dall'oggi al domani provocherebbe evidenti disagi alle famiglie. Anche l'ipotesi di chiamare le Forze dell'ordine se i genitori non si presentano fuori da scuola mi pare più che altro una provocazione»". Insomma toccherebbe, alla fine, al Parlamento trovare, con una leggina (e Matteo Renzi ieri ha parlato di un emendamento, ma non ho capito a cosa), una modalità intelligente per contemperare responsabilità della scuola, autonomia dei bambini almeno dopo una certa età e obblighi genitoriali (e di chi ne fa le veci...). Si dovrebbe anche valutare come non sia omogenea la situazione per gli studenti e le loro famiglie nei paesi piccoli o grandi, comparata anche con le città, anch'esse variabili a seconda della taglia e pure in generale e per fare solo un esempio dalla posizione delle scuole. A qualunque cittadino di un Paese europeo questa questione sembrerebbe alla fine una storia all'italiana e non è certo un complimento.