Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
05 nov 2017

III B

di Luciano Caveri

In tempi grami, in cui in particolare sulla Valle d'Aosta sembrano arrivare dalla pianura - ma lo avevo previsto - nuvoloni neri che non porteranno nulla di buono (bastava leggere "La Repubblica" di ieri, che si aggiunge ad altri articoli feroci su cui bisogna riflettere e reagire), è salutare ogni tanto rifugiarsi nell'intimità dei propri affetti, che servono per sentirsi meglio e ce n'è bisogno. Anche se - sia chiaro - questa scelta non può, almeno nel mio caso, far venir meno la certezza che non bisogna deflettere all'impegno civile in favore della nostra Valle e lo si deve proprio per le generazioni future e, quando gira storto, non si possono fare passi indietro. Rifugiarsi solo nel privato può essere consolatorio, ma sarebbe niente altro che un tradimento in un'epoca di passaggio in cui questa Autonomia, che oggi evidenzia problemi seri da risolvere, vive rischi persino letali per l'avvenire.

Ecco il racconto. Siamo andati di fronte al Liceo Classico e ci siamo fatti - ovvio di questi tempi - qualche selfie. Nulla di comparabile alla foto di classe di poco meno di quarant'anni fa, che ci restituisce in bianco e nero ormai sbiadito un gruppo gioioso della III B. Ma eravamo presenti alle retrouvailles in un bel numero: qualche assente per motivi imprescindibili, un assente per scelta cosciente perché non gli faceva piacere esserci ed un altro che non poteva essere con noi perché da molti anni non sta bene e la vita con lui non è stata clemente. E' vero che qualche intreccio di amicizia era comunque rimasto, ma erano dinamiche personali, cui si era aggiunta qualche sparuta cena di gruppo. Questa volta, invece, nato un gruppo "Whatsapp" apposito con cui ci siamo molestati a vicenda per settimane, abbiamo fatto le cose per benino, forse perché ormai avviati verso la sessantina credo che ognuno in cuor suo abbia sempre maggior coscienza del carattere formativo di quegli anni della scuola. Vale per le Superiori, ma io - vivendo in una Valle dove i coscritti, cioè quelli dello stesso anno di nascita, hanno un loro status - posso dire di avere vissuto momenti di ricordi nostalgici e allegri, andando ancora più indietro con la moviola, fino alle Elementari. Oggi, se guardo indietro e ancora più indietro, mi vien da dire che il tempo passa troppo in fretta e la clessidra non fa scivolare la sabbia in modo costante: da un certo punto in poi tutto sembra accelerarsi e cadere precipitevolissimevolmente. L'epilogo è noto e questo - con maggior consapevolezza - accresce in qualche modo la voglia di ritrovare persone e situazioni che, mondate alle cose brutte con il setaccio degli anni trascorsi, scaldano il cuore. Fra questo "combustibile" ci sono senza dubbio le esperienze plurime vissute nella scuola, che scolpiscono parte del nostro carattere. Quel che appare come straordinario è la vivezza dei caratteri, che dal passato si stagliano nel presente. Ma se fisicamente siamo ovviamente cambiati, certe espressioni sono le stesse e, dopo un affiatamento del gruppo che richiede il tempo degli abbracci, torniamo ad essere gli stessi un po' perché è così, un po' perché recitiamo le parti di noi stessi. Comunque sia, nel nostro caso siamo un gruppo che è affiatato e parte come un razzo fra aneddoti, rievocazioni ed incursioni, più passa la sera, su temi d'attualità. Non ci nascondiamo fra noi, perché siamo già svelati da quello che siamo stati assieme e se magari indossiamo maschere che fummo, alla fine comunque siamo fra noi limpidi come acqua di fonte. E ci si svela anche, pur scherzando, attorno a nostri problemi personali, solidali con chi ha vissuto momenti difficili nel gioco dell'esistenza, che somiglia talvolta alla Fortuna al gioco. Certo che ti viene in mente la frase agra ma vera di Mark Twain: «La vita sarebbe infinitamente più felice se potessimo nascere all'età di ottant'anni e gradualmente avvicinarci ai diciotto». Ma non possiamo invertire il flusso del tempo, come si fa - nel minuscolo - con i passaggi fra ora legale e solare. Per cui seguiamone il flusso, di cui siamo padroni solo in piccola parte, sapendo di poter contare anche su quei ragazzi di allora.