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24 set 2017

Chanoux e Lussu: destini incrociati

di Luciano Caveri

Si potrebbe parlare di "destini incrociati", avvenuti in vite parallele che mai si sono toccate in incontri avvenuti di persona o con una corrispondenza epistolare. Eppure c'erano tutti gli elementi, affinché ciò potesse avvenire, ma non avvenne e certo il Destino ci mise lo zampino. Mi riferisco a due personalità del federalismo novecentesco di generazioni diverse e con una differente durata delle loro vite: il valdostano Émile Chanoux (1906-1944), ucciso a 38 anni, ed il sardo Emilio Lussu (1890-1975), vissuto sino a 85 anni. Due esponenti eminenti, oggetto di studio e di divulgazione di loro scritti essenziali in un bel libro edito di recente da "Le Château", scritto - sempre in questa logica in parallelo - dal valdostano Roberto Louvin e dal sardo Gianmario Demuro, coetanei perché nati nel 1960, entrambi professori universitari di materie giuridiche, che hanno avuto esperienze politiche. Nel caso di Louvin la Presidenza della Regione e del Consiglio Valle.

La pubblicazione è costruita per rendere facile la comprensione dei percorsi dei due personaggi, specie per la singolare circostanza del peso enorme - raramente valorizzato e io sono fra chi lo ha sempre fatto - del ruolo di Emilio Lussu per la nascita dell'Autonomia valdostana, che senza la sua azione - nei diversi compiti istituzionali - sarebbe stata ancora più svuotata, rispetto a quanto avvenuto, specie se comparata alle speranze dei valdostani e alle promesse da marinaio di molti dei protagonisti di certi passaggi nel secondo dopoguerra. La sua azione difensiva fu senza pari e lo fece con coraggio e determinazione, ben nota per chi lo conosca come autore e protagonista di quel libro "Un anno sull'Altipiano", che ho sempre ammirato anche perché la Prima Guerra mondiale fu purtroppo un punto di giunzione per la medesima strage che i Comandi fecero nei famosi assalti dei fanti sardi e degli alpini valdostani. Di Chanoux si potrebbe pensare che ci sia poco da aggiungere per i molti che già lo conoscono, mentre penso che ci siano nel libro elementi di sintesi interessanti anche per i valdostani più informati, che emergono dal lavoro di comparazione. Certo per i lettori che non sono invece a conoscenza, sardi compresi, può stagliarsi con chiarezza l'autorevolezza del martire valdostano e la profondità dei suoi "messaggi in bottiglia". Ciò vale per altre due ragioni: la prima è stata da me praticata in Parlamento e riguarda l'asse che obbligatoriamente lega due specialità come Valle d'Aosta e Sardegna con molte similitudini statutarie e anche antiche collaborazioni politiche fra autonomisti nel Gruppo Misto ed anche nel dialogo fra forze politiche; la seconda sta nel federalismo - sinora grande sconfitto nella Storia italiana dall'Unità ad oggi - e rimasto, anche grazie ai due Maestri di cui parla il libro, come una fiammella accesa nel buio in poche realtà come quelle descritte e persino e purtroppo evocato con distorsione da chi ha usato il federalismo per poi giungere a lidi del tutto distanti, come ha fatto la Lega e persino la Sinistra di governo, approdata dopo tanto cianciare di federalismo alla riforma Renzi-Boschi, che metteva in discussione persino il regionalismo. Dal libro si evince dunque la profondità del federalismo di Chanoux e Lussu e si nota - capisco che mi si rimprovererà che sia un nipote a rimarcarlo - come Lussu, prima come membro del Governo e poi relatore combattente in favore della Valle sullo Statuto alla Costituente, conobbe in Severino Caveri - presidente della Valle con grinta per evitare ulteriori impoverimenti fra il "dire e il fare" da parte dello Stato - uno degli eredi del pensiero chanousiano. Così nella parabola della vita fu proprio mio zio fra i pochi - a due anni dalla sua fine, quando era ancora presidente del Consiglio regionale - a ricordare nel 1975 in memoriam quel sardista onesto e competente, cui i valdostani non hanno finora dedicato una strada o una piazza con un oblio che suona come un tradimento verso chi li difese a spada tratta. E lo fece ancora ai tempi del "fil di ferro" a fronte del clamoroso commissariamento governativo della Valle d'Aosta nel 1966, segno che Lussu - che scrisse della gravità della scelta - seguiva il destino dell'autonomia valdostana di cui era stato uno dei padri. Ma mi fermo qui: perché i libri vanno recensiti e non del tutto svelati per lasciare il gusto per la cosa più importante, vale a dire la loro lettura.