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06 ago 2017

Quel circo colpito al cuore

di Luciano Caveri

E' una brutta storia, che necessita di una premessa forse troppo lunga. Mi sono sempre piaciuti i piccoli circhi. Sarà che mi ricordano la mia infanzia, quando in un paese come il mio, Verrès, non si fermavano grandi circhi, ma quelli a gestione familiare con artisti che si esibivano in modo intercambiabile in diversi ruoli. Il domatore dei pochi animali - spesso spelacchiati e comunque tristi da vedersi nelle loro gabbie al seguito - si trasformava in funambolo, poi rispuntava sotto le vesti di clown e via di questo passo. Faceva sempre impressione il presentatore con una sua retorica negli annunci, adatta - talvolta con una piccola orchestrina - per creare attesa e persino paura, quando gli animali e il domatore entravano in scena.

Esisteva un elemento di contraddizione: da una parte il divertimento, dall'altra una vena di tristezza, che è manifestata dalla figura simbolica del clown. Da piccolo, ad Imperia, vedevo nella zona collinare di Oneglia questa "villa Grock", dal nome di uno dei più grandi pagliacci del secolo scorso, Adrien Wettach, in arte appunto "Grock", nato nel Cantone di Berna. Una cosa strana: che l'artista svizzero - innamoratosi della Riviera di Ponente - volle costruire dirigendo personalmente i lavori iniziati negli anni '20. E' una specie di lussuosa ed eccentrica costruzione che ricorda un circo, ma ostentando la ricchezza e il successo, piena di simboli che richiamano la sua arte, la mitologia e persino l'esoterismo (Grock era massone). Certo - tornando al punto di quando ero bambino - lo spettacolo del circo in miniatura, non avendo a quell'età termini di comparazione con grandi e rutilanti produzioni, era comunque emozionante e colpiva anche questa idea della vita nomade, di città in città, come se si trattasse - nel mio immaginario - di una vita avventurosa, fuori dalla quotidianità, vissuta poi in quelle roulotte che ispiravano chissà quale senso di libertà rispetto alla calma domestica cui eravamo abituati . Persino una vita - quella delle persone del circo - un pochino trasgressiva, come si intravvedeva dai costumi di scena appariscenti della bellezza che non mancava ma, ma anche da quei ragazzini della nostra età che già si esibivano, dando il senso di essere spericolati ma straordinariamente sicuri di sé. Solo più tardi, quando appunto ebbi in grandi città la possibilità di vedere circhi di grande risonanza, fui in grado di avere elementi di comparazione, forse più facili per le generazioni che hanno visto in televisioni spettacoli circensi di un certo livello fin da piccoli rispetto a noi di allora immersi in un mondo in cui stupirsi era in fondo più facile di quanto capiti oggi. Oggi il circo è in crisi: lo si vede d'estate con i trapezisti ormai prestati ai "club vacanze" o artisti vari sempre più in circuiti alternativi a quelli di origine. Significativa è stata la chiusura, pochi mesi fa, del circo per eccellenza, l'americano "Barnum". Si è parlato, non a caso, della fine di un'era durata 146 anni per quello che era considerato "il più grande spettacolo del mondo". Le ragioni? Troppo alti i costi di gestione, sempre meno il pubblico interessato, troppo forte la concorrenza di altre forme di intrattenimento come il cinema o la televisione, più moderne, meno controverse. Tante anche le battaglie con i gruppi che lottano per i diritti degli animali, la cui esultanza per la chiusura di quel circo non si è fatta attendere e formule alternative alla presenza degli animali non sono facile. Anche se il "Cirque du Soleil", nato in Canada, mostra nuovi orizzonti, diversi dal vecchio spettacolo nel tendone del circo. ll "Cirque" con i numeri di mimo, acrobazie, giocoleria, generalmente numeri di grande spettacolarità, che non impiega animali nei suoi spettacoli, seguendo i nuovi gusti del pubblico. Intanto i piccoli circhi solcano ancora la provincia, stringendo i denti. Per questo, giorni fa, richiamato dalla voce di imbonitore di chi presentava, guardavo dall'alto, a fianco al laghetto di Brusson, il tendone di un circo e sorridevo al pensiero, ripromettendomi di portare il mio figlio più piccolo, immaginando che il loro tour sarebbe proseguito per qualche settimana in Valle. Poi ho letto la brutta notizia: il terribile temporale di domenica sulla bassa Valle ha assunto in quella zona della Val d'Ayas e non solo caratteristiche tropicali, che hanno spazzato via il tendone e danneggiato gravemente l’intera colonna del "Circo Peppino Medini", basato in Provincia di Cuneo e che propone anch'esso spettacoli senza animali e pare sia stato il primo a farlo in Italia, come ben spiegato nell'attività evidenziata sul sito e su "Facebook". L’ho trovata una notizia tristissima, che avrebbe intenerito anche Federico Fellini che amava il circo e quelle maschere - parodie dell'umanità - che sono i clown. Brutte queste conseguenze di un evento naturale che colpisce capricciosamente, dandoci un esempio di certe bizzarrie conseguenze del cambio climatico, che purtroppo non sono uno sberleffo o una capriola che fanno sorridere il pubblico.