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13 mag 2017

Con Macron aria nuova all'Eliseo

di Luciano Caveri

Emmanuel Macron, come una stella brillante d'improvviso, visto che solo tre anni fa non era sulla ribalta, scompagina a 39 anni di età ogni logica preesistente della Quinta Repubblica e conquista l'Eliseo con un risultato molto netto, ma con un tasso di astensionismo - un francese su quattro non ha votato - su cui riflettere e vanno aggiunte anche le schede bianche e nulle! Il risultato di Marine Le Pen è inferiore alle attese, anche se comparato a quello del papà (il doppio dei voti dell'ormai parente serpente...) potrà consolarla, ma si tratta - giri come la si rigiri, secondo le tifoserie avverse - di una sua sconfitta, visto che aveva corso pensando di farcela. Poi c'è chi lo vede come un punto di partenza verso successi futuri nelle prossime Legislative e chi, come me, ritiene invece sia un passaggio che segna un declino inevitabile per il Front National, perché il doppio turno sarà implacabile.

Chi vivrà vedrà ed è inutile troppo accanirsi in analisi: diciamo che per l'estrema destra è stata un'occasione che difficilmente si riproporrà. Un attimo fuggente, una nuvolaccia nera pece che confesso mi ha preoccupato per tutto quello che rappresenta e che non condivido, affondando le radici in una visione autoritaria che mi fa ribrezzo. Quel che oggi conta ormai - spente le luci della ribalta di un confronto molto crudo - è indagare sulla personalità di Macron. Io ho letto una bella intervista per "L'Histoire" raccolta da Michel Winock et Guillaume Malaurie, che risulta utile per le cose francesi, ma forse più in generale per una politica che deve avere consapevolezza dei cambiamenti in atto. Un primo passaggio: «Je suis d'une génération qui n'a, d'un point de vue historique, ni totems ni tabous. Totems et tabous sont généralement le fait de gens que de vastes mouvements historiques ont structurés en profondeur - une guerre, une révolution, une idéologie puissante... Je suis de la génération où fut théorisée la fin de l'histoire, où advint la chute du mur de Berlin. Voilà de quoi ébranler bien des certitudes». Un secondo passaggio: «Je suis conscient qu'il est plus épique d'avoir comme bagage historique la Résistance, le messianisme communiste, le tiersmondisme actif. Pour ma part, je me réjouis souvent d'appartenir à un temps de redéfinition. Tout est à reconsidérer. Tous les codes politiques sont à réécrire. Pour entreprendre ce travail de redéfinition qui est la mission de notre génération, il est hors de question de faire l'économie de l'enseignement historique. Ce qui est devant nous n'est rien d'autre qu'une vaste rupture dans l'ordre politique et moral comme le monde en a déjà connues. D'une certaine façon, cette révision complète de nos paradigmes se compare à la fin de l'Empire romain. Ou à la Renaissance. Ou aux bouleversements apportés par la Révolution industrielle». Un terzo passaggio: «Le monde vers lequel nous allons est largement inconnu mais il n'y a aucune raison de le redouter: ce n'est pas la première fois que l'humanité est confrontée à ces tournants historiques, où le pire côtoie le meilleur. C'est là aussi que l'usage de l'histoire prend son rang. Il ne s'agit plus désormais de se choisir quelques figures de référence dont on se sent proche politiquement, mais de déployer au maximum l'arc historique pour comprendre et analyser la situation que nous vivons. Il est nécessaire de passer d'une histoire marquée par une identification structurante - gaullisme, socialisme, communisme... - à une véritable histoire universelle convoquant tous les modèles et tous les phénomènes». Chi non vive di certezze - e io sono fra quelli - può trovare in questi ragionamenti del giovane Président argomenti utili, che vedremo se è come potranno svilupparsi nel difficile compito che aspetta Macron. In questi anni, tranne rari casi, la politica in Europa è stata per molti politici all'insegna di un feroce "usa e getta".