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06 gen 2017

Ecco il nuovo anno!

di Luciano Caveri

Treinadan! Eccoci issati in cima all'anno nuovo con quella data che suona 1-1-2017 e consente di ragionare sul futuro ed a me piace farlo! Guardo avanti e non indietro, anche perché sia chiaro che non rimpiango affatto il 2016. Potrei stare qui a dirvi le molte ragioni, dal personale al globale, che lo bocciano con nettezza, senza "se" e senza "ma", mettendolo - se lo avessi - in una sorta di "libro nero" degli anni peggiori. D'altra parte - anche se l'anno fosse stato bellissimo - esiste la legittima speranza che qualche cosa di straordinario arrivi, perché l'orizzonte lo si può riempire con qualunque cosa! Mi piacciono sia le buone intenzioni che le speranze al limitare dell'utopia: sono davvero poco costose e scaldano il cuore in un periodo in cui il gelo della situazione dell'umanità non corrisponde proprio con il calore del riscaldamento globale.

Scherzava su questa logica delle aspettative con asticella alta e lo faceva con arguzia il comico Pino Caruso: «Augurarsi e augurare che l'anno nuovo risulti migliore del precedente è consuetudine antica. E significativa. Ci dice come in tutta la storia dell'umanità non ci sia mai stato un anno così ben riuscito da chiedergli il bis». Giacomo Leopardi, non proprio un allegrone, osservava: «Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?». Speriamo, dico io! Perché no? Ho dato un'occhiatina a qualche "17" dei secoli passati d.C. ed ecco qualche esempio che mostra quante storie ci siano ed evoco solo come titolo. Un tocco culturale per cominciare: il "17" tondo tondo quando Tito Livio pubblica la sua monumentale opera (in 142 volumi) sulla storia di Roma dal titolo "Ab Urbe condita" ("Storia di Roma dalla sua fondazione") Saltiamo al 417, quando lo scenario per i Romani muta in profondità, con la divisione dell'Impero in Oriente e Occidente. Triste pensare che il 1117 resta nel ricordo per un terribile terremoto nel Nord Italia. Interessante a questo proposto - per capire l'evoluzione europea - che il 1217 sia la data della "Magna Carta", caposaldo del diritto costituzionale, mentre nel 1317 inizia la "Grande Carestia" nel Nord Europa con milioni di morti! Saltiamo al 1517 quando Martin Lutero, in polemica con il potere papale, affigge sul portone del duomo di Wittenberg, le 95 tesi polemiche contro la mondanità e la corruzione della Chiesa romana, mentre cento anni dopo, in parte in connessione, siamo alla vigilia dell'interminabile e dolorosa "Guerra dei trent'anni". Balziamo al 1817: si è in piena Restaurazione dopo i decenni incredibili seguiti alla Rivoluzione francese, ma un secolo dopo ci porta al 1917 e siamo nel cuore drammatico dei drammi della Prima Guerra Mondiale. Ciò dimostra la varietà di cose che si concentrano nel balzare a casaccio da un secolo all'altro. Resta giusto lo spazio per gli auguri e lo faccio con un classico divertente del poeta Gianni Rodari:

"Filastrocca di Capodanno: fammi gli auguri per tutto l'anno voglio un gennaio col sole d'aprile; un luglio fresco, un marzo gentile; voglio un giorno senza sera; voglio un mare senza bufera; voglio un pane sempre fresco; sul cipresso il fior del pesco; che siano amici il gatto e il cane; che diano latte le fontane. Se voglio troppo, non darmi niente, dammi una faccia allegra solamente".