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12 dic 2016

Il Calcio dei bambini

di Luciano Caveri

Descrittivo: a Novarello in un grigiore autunnale in mezzo alle risaie, centinaia e centinaia di genitori appresso ai pargoli giocatori di calcio in erba. Appartengo alla generazione dei quattro calci al pallone in un'epoca in cui non c'erano grandi alternative a differenza di oggi che per un bambino esiste uno spettro di possibilità sportive senza fine. Pur essendo cultore allora - oggi non più - del calcio come tifoso e possessore di infinite collezioni di figurine, non sono mai stato particolarmente dotato e perciò ho giocato in diversi ruoli, compreso il portiere e mi piacevano moltissimo i guanti che mio papà mi aveva comprato. Ogni occasione era buona: in cortile, in un prato, sulla spiaggia e ricordo i due terreni di gioco nella natia Verrès, uno era un rusticissimo campo in terra sotto il campanile della Collegiata di Saint-Gilles, l'altro il campo sportivo in erba, sempre aperto, in fondo al paese dove mi esercitavo anche da solo a tirare le punizioni.

Il mito era la foglia secca dell'interista Mario Corso all'incrocio dei pali. E' lì che da bambino si facevano gli allenamenti, anche invernali, con un freddo cane, che mi hanno spinto senza rimpianto a lasciare i campi erbosi. Solo molto più avanti, già dotato di moto, partecipavo per pure divertissement a sfide calcistiche fra compagnie durante l'estate ad Imperia: più che agonismo trionfava una logica goliardica. Legamento e crociato di una gamba a causa di una stupidaggine sulle gobbe in sci (facendo un salto ho ruotato una gamba oltre il necessario) hanno chiuso infine ogni velleità e ho fatto rare e pare non memorabili apparizioni in braghette e calzettoni in qualche sfida fra politici, conscio di essere una zappa. Temo che la genetica non sia un'opinione, per cui seguo con simpatia le esibizione calcistiche del mio ultimo bambino nelle fila di quella macchina da guerra calcistica che è la Società Monte Cervino. Alexis non mi sembra proprio il figlio di Maradona e, mentre va forte nella parte più ludica del riscaldamento, le partitelle successive lo vedo piuttosto distratto. Spero di essere smentito in fretta e trovarmi in casa un autentico campioncino, com'è capitato a suo tempo - ma lui stesso si investì molto su di lui in termini di persuasione e preparazione - al mio amico Giulio De Ceglie con il figlio Paolino, che dopo tanti anni al vertice si prepara a lasciare a fine contratto la Juventus. Fu lui a spiegare a mia moglie, al momento della nascita di Alexis, che per vedere se fosse portato o meno al pallone bastava mettere nella culla un sacchetto di plastica semigonfio per vedere se con i piedini dimostrava una qualche destrezza... Calcio fatto di gioie e dolori, specie per i tifosi, spesso sbalestrati dalla periodica scoperta dei legami con quello che graziosamente è stato chiamato e ogni tanto rispunta "Calcioscommesse". Il più velenoso fu, come sempre, il compianto Giuanìn Brera: «Il calcio costituisce oggi con la musica leggera il solo sfogo dinamico e culturale d'una popolazione nelle cui vene è ormai dubbio che perdurino molti globuli ereditati dai santi e dagli eroi, dai navigatori e dai martiri ai quali si rifà graziosamente la storia imparata a scuola».
 Certo quel che è cambiato rispetto al calcio da cortile o da campetto del passato è in effetti il generale coinvolgimento dei genitori, specie dei papà, che normalmente ritengo che la prole sia un problema più al femminile. Ma per il Calcio non è così: agli allenamenti, fra spalti e bordocampo, ci sono un sacco di papà e alcuni incitano i propri figli prendendo già molto sul serio l'aspetto più agonistico del loro svezzamento calcistico. Mi raccontava un collega di come più cresce l'impegno e passano gli anni e più in molti genitori - mamme comprese - cresce un virus che li trasforma in tifosi dei propri figli con scene sugli spalti e bisticci connessi degni davvero di miglior causa. Purtroppo questo capita ovunque e non a caso - anche nello sci da discesa - molti talenti, troppo spinti dalla famiglia e dagli allenatori, si stufano e si mettono a fare altro, vittime di un eccesso di pressione. Lo Sport dovrebbe essere salute, divertimento, disciplina e sano agonismo, prima ancora che la ricerca troppo spasmodica del risultato e pure la speranza che un figlio possa fare di certe attività sportive un lavoro assai redditizio.