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17 nov 2016

Trump alla Casa Bianca

di Luciano Caveri

Il mondo oggi non sarà lo stesso di ieri con Donald Trump Presidente degli Stati Uniti. Scelta democratica, che come tale va rispettata, ma che apre scenari inquietanti per il profilo del nuovo inquilino della Casa Bianca. Non mi metto a scimmiottare tutti gli autorevoli commentatori che hanno smontato e rimontato all'infinito la posta in gioco negli Stati Uniti nello scontro fra Hillary Clinton - candidata che non era una sorpresa in campo democratico - e quel Donald Trump - lui sì una sorpresa - che aveva sbaragliato fra lo stupore generale tutti i candidati repubblicani per la Casa Bianca. Ora stupisce di nuovo conquistando la Presidenza e le mie previsioni sono andate in fumo e lo ammetto senza problemi.

Il responso delle urne, con la sconfitta della prima possibile donna Presidente degli Stati Uniti, è un elemento, che al di là della Clinton e della sua competenza, sarebbe stato un elemento rivoluzionario, così come lo era stato otto anni fa un nero alla Presidenza con Barack Obama, sconfitto anche lui dalla vittoria di Trump. So bene tutto quello che di male si dice della Clinton e dei Clinton, ma personalmente ritenevo - se così si può dire - che rispetto a Trump la sua elezione sarebbe stata il male minore. Aggiungo un sentimento che ho già più volte espresso da queste pagine: la cautela che ci vuole ogni volta che si parli di America, esistendo un corposo filone antiamericano che attraversa lo scacchiere politico in Italia. Per cui se ci azzarda - ed io mi azzardo malgrado l'esito di oggi che considero foriero di tristi eventi - a ricordare la profondità della democrazia americana ed i pregi di certi aspetti del federalismo statunitense mi vedo rovesciare addosso di tutto: dalla società piena di ingiustizie al sistema sanitario iniquo, dall'imperialismo aggressivo nel mondo alla violenza nella società con armi dappertutto, dalle multinazionali voraci alle lobbies che tutto avvolgono e potrei continuare un elenco di nefandezze che sento dai tempi del Liceo, quando gli Stati Uniti erano lo spauracchio della sinistra extraparlamentare e della destra estrema. Capisco tutte le posizioni e le rispetto: nulla c'è di perfetto e sono certamente molti i problemi che affliggono gli Stati Uniti e troppo mitizzare questo Paese e considerarlo un "Eden" sarebbe ridicolo, ma segnalo che gli States sono rimasti in piedi pur tra molte contraddizioni, mentre molti sistemi alternativi o presunti tali sono svaporati. In un'intervista, Albert Einstein, fuggito in America dalle persecuzioni tedesche contro gli ebrei osservava: «Ancor più degli europei, gli americani vivono per i propri obiettivi, sono proiettati verso il futuro. Per loro, la vita è sempre in divenire, mai in essere... Sono meno individualisti degli europei... mettono l'accento più sul "noi" che sull'io» . A giustificazione di un filoamericanismo che poi permea molto la nostra cultura, a dispetto degli oppositori, scriveva lo scrittore Mario Soldati: «L'America non è soltanto una parte del mondo. L'America è uno stato d'animo, una passione. E qualunque europeo può, da un momento all'altro, ammalarsi d'America». Cosa ci insegnano queste elezioni? L'uso sempre più forte del marketing in politica e la spinta potente della galassia di Internet e l'integrazione fra diversi media ormai consentita dalle nuove tecnologie che invadono la nostra vita quotidiana. Vi è poi, in parte correlata al primo punto, il tema crescente nella sua importanza di un suffragio universale che in molti si coniuga con una totale ignoranza dei problemi reali, seguendo semmai logiche emotive e persino irrazionali, condite pure da promesse - vecchia storia in politica dipinta di nuovi colori - che abbacinano i creduloni come facevano i venditori di pozioni miracolose nelle fiere del vecchio West. Questo populismo demagogico è un'arma pericolosa e non si capisce come smontare certi castelli in aria e le suggestioni su quella parte di popolazione priva degli elementi utili per decidere non sull'onda delle illusioni o peggio delle paure. Infine: i sondaggi non possono essere presi sul serio! Aggiungo solo che la democrazia americana, che ha solidi meccanismi di impeachment contro Presidenti corrotti o che diano di matto, saprà resistere anche a Trump. Ma molti danni verranno da scelte isolazioniste e aggressive largamente anticipate dal nuovo e bizzarro Presidente. Fa tremare l'idea che abbia in mano le bombe atomiche. «Che Dio benedica l'America»: questa è la formula con cui si conclude ogni seduta politica e istituzionale negli USA. Temo ce ne sia bisogno.