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03 nov 2016

Lettera di una reina agli animalisti

di Luciano Caveri

Riceviamo e pubblichiamo: «Gentili animalisti, mi chiamo "Guerra" e sono la Reina vincitrice della prima categoria (cui appartengo per il mio peso, che domenica era di 745 chili) della finale 2016 delle "Batailles de reines" svoltasi ad Aosta. Ho saputo che al grido di «allevatori di merda, pubblico di merda» siete venuti a manifestare fuori dall'arena della "Croix Noire" in difesa di noi bovine con strane bandiere e curiosi cartelli neri. Grazie alle Forze dell'ordine presenti, ma forse la mia è una considerazione bovina, visti gli insulti così pesanti, a diventare "neri" avreste rischiato di essere voi, se allevatori e pubblico avessero reagito alla vostra maleducazione e alla violenza insita in questa vostra folkloristica - la vostra, non la nostra - manifestazione».

«Non so bene che cosa voi sappiate dei "combats" fra noi Reines, ma forse sarebbe bene che passaste qualche tempo con noi o in una confortevole stalla dove abitiamo oppure - ancora più suggestivo - in uno di quei pascoli alpini dove trascorriamo le nostre estati con le nostre colleghe meno titolate. Vedreste cosa resta di una pratica antica, quella dell’allevamento del bestiame autoctono, erede della domesticazione dei bovini, che sulle Alpi valdostane è avvenuta già nel Neolitico, come dimostrato da ritrovamenti importanti, che potrebbero addirittura retrodatare l'uso dell'aratro con trazione animale. E i miei avi, come quelli dei valdostani di oggi, erano già lì, ormai entrati in simbiosi con la società umana, cui hanno fornito per millenni carne, latte, pelli, forza motrice e fertilizzanti. Quella "merda" di cui forse voi ignorate l'importanza e da cui bravi panificatori hanno ricavato nel tempo quel lievito madre che ci ha dato anche il pane. Par di capire che la vostra foga derivi dall'idea che noi siamo come burattini nelle mani di cinici allevatori che, per soddisfare loro voglia di spettacolo, ci fanno battere fra di noi per un feroce divertimento. Saremmo in sostanza delle "sfruttate" in una visione antropocentrica che voi rigettate in difesa di noi poveri animali. Forse sfugge allora la nostra storia: se già le "vatse" ("mucca" in patois) sono così importanti per i valdostani da coniare decine di aggettivi che descrivono i nostri caratteri ("pouëraousa", "argoillausa", "saye", "foula"...), noi Reines (già il termine "Regina" dovrebbe farvi ragionare sulla considerazione che si ha di noi) abbiamo avuto da sempre un trattamento speciale. Sono stati gli uomini che ci accudivano ad osservare come in Natura ci fossero nelle mandrie delle mucche (bella parola che deriva dal nostro verso, il "mu") che tendevano, con la propria autorevolezza che voi chiamate aggressività, a dominare le altre bovine e che, incontrate mucche con le stesse caratteristiche, davano vita spontaneamente a scontri corna contro corna. A differenza vostra, esseri umani, i nostri scontri non uccidono mai nessuno (a proposito e lo scrivo io che mi chiamo "Guerra": perché delle batailles umane con tanti morti non vi occupate proprio voi?), per la semplice ragione che quando ci accorgiamo che una nostra avversaria è più forte - che sia per uno sguardo o per la potenza della sua spinta - noi ce la filiamo: non stiamo lì a farci del male, accettando invece il responso nell'istante in cui la sconfitta ci pare evidente. Questa nostra propensione ai combattimenti è stata compresa da voi umani ed è diventata uno sport che noi esercitiamo sotto la vostra cura e tutela, sapendo che noi Regine siamo oggetto di attenzione dalla nascita alla morte. Se verrete a vedere la "Désarpa", la discesa per strada delle mandrie alla fine dell'estate, constaterete come in testa al gruppo, accompagnate dai pastori in festa, ci sono due Reines: una delle corna e una del latte (per le sue capacità produttive) con in testa degli ornamenti colorati, il "bosquet", che è composizione fatta di rami di pino decorati con fiocchetti del colore della bandiera valdostana (rosso e nero) e fiori colorati, una artistica decorazione posta fra le nostre corna come una corona regale. Per cui immaginare chissà quale violenza o comparare la Corrida alle Batailles fa veramente ridere e di senso dell'umorismo ce ne vuole parecchio, osservando le vostre goffe gesta a margine della finalissima di due giorni fa. Occupatevi dunque di altre cose, non perdete il vostro tempo dietro a fantasmi inesistenti. C'è qualche cosa di patetico nel vostro desiderio di tutelare chi, con amore e passione, viene già curata dal proprio allevatore, come se noi fossimo loro figlie e non è questione di benessere animale, ma di affetto. Non so se capirete e se resterete invece convinti, con una visione integralista, di chissà quale terribile violenza saremmo vittime. Vi manderemo qualche buona "Fontina" - sempre che mangiate i formaggi - come omaggio per i vostri inutili sforzi. Con un sentito "MU"».

"Guerra" de Bignon