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23 ott 2016

Statale 26

di Luciano Caveri

Passo una certa parte della mia vita, direi mai meno di un'ora al giorno, al volante on the road ed abito da anni a Saint-Vincent sulla "Strada Statale 26" e sembra essere il mio destino, visto che la casa dove sono cresciuto a Verrès era stata costruita negli anni 50 sulla circonvallazione del paese lungo la stessa arteria. In quegli anni iniziarono ad essere costruite queste strade fuori dai centri storici comuni per evitare proprio gli angusti attraversamenti dei paesi. Nel tempo queste nuove strade hanno attirato le costruzioni e dunque le Amministrazioni si sono ingegnate a trovare modalità per rallentare le auto in zone ormai abitate (anche per l'imbecillità di chi va troppo forte al volante) e nel contempo regolare gli innesti stradali con il resto della viabilità.

Questo ha significato il proliferare dei semafori e più di recente l'esplosione nella costruzione delle rotonde, oltreché cartelli luminosi che indicano la velocità sul percorso dei singoli mezzi con tanto di minaccia di perdita di punti sulla patente. In Canavese alcuni Comuni hanno posto a lato strada minacciosi "autovelox" arancioni con conseguente multa, anche se poi sfugge se funzionino sempre. Solo per impedimenti di legge su di una Statale non sono sorti gli orrendi dossi (ma ho visto che sulle strade regionali stanno spuntando come funghi nell'attraversamento dei centri abitati), che per alcuni automobilisti sono interpretati come autentici stop da attraversare lentissimamente quasi trattenendo il fiato. Nel mondo dei cittadini civili questi non dovrebbe essere necessari e ciò danneggia chi segue le regole del codice della strada, punendoli nello stesso modo di chi le contravviene! Essendo che l'autostrada, nata per sgravare la Statale 26 e garantire maggior sicurezza e velocità negli spostamenti, è ormai gravata da pedaggi diventati gabelle, la Statale 26 è sempre più intasata dal traffico e rallentata dai limiti di velocità su cui agiscono tutte le misure appena citate, oltreché dalla scelta di mettere in ogni dove la linea continua che impedisce di superare anche quei mezzi che ormai viaggiano lì: dai motocarri "Ape" ai trasporti eccezionali, dai trattori ai Tir, dai novantenni slow ai neopatentati imbranati, cui si sommano i matti che si esibiscono lungo la strada come se fossero in pista e effettuano sorpassi da kamikaze. Potrei citare modello e targa, perché ci sono dei veri affezionati del rischio, che contano sulla rarità dei controlli nelle ore topiche del traffico. Insomma: un incubo per chi è pendolare in auto. Urgono soluzioni. La più semplice sarebbe vietare il transito a certi mezzi pesanti nelle ore - tipo dalle 7 alle 8 - di "transito leggero" dei pendolari. Elementare sarebbero abbonamenti davvero favorevoli sull'autostrada (qui a fianco nel "Calepin" spiego il complesso quadro di riferimento). Poi ci sarebbe la ferrovia, capendo se si può immaginare un suo uso metropolitano con fermate più ravvicinate e anche in zone di "Aosta Est" non servite a differenza di "Aosta Ovest", ma ormai la "Aosta - Pré-Saint-Didier" è stata chiusa. Poi certo sulla Statale 26 ci sono ancora problemi di miglioramento viario o di messa in sicurezza (aspettiamo i morti sotto una frana sulla "Montjovetta" e poi nessuno pianga), ma gli investimenti devono essere mirati, evitando sprechi come lo svincolo nuovo di trinca di Chambave. Insomma: un caso che dimostra come tutto si tiene nella mobilità e nei trasporti, tema centrale per una piccola Regione alpina anche a tutela del mantenimento della popolazione sul territorio.