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19 set 2016

4K e Tor: l'inutile doppione

di Luciano Caveri

Alla fine è successo: nello stesso periodo dell'anno, sulle stesse montagne e sentieri, pescando grossomodo nello stesso bacino d'utenza, si sono scontrati due trail: il "4K" ed il "Tor des Géants". Se un osservatore neutrale, magari scelto dalle Nazioni Unite, come avviene per risolvere molti conflitti, dovesse piombare in terra valdostana resterebbe grandemente stupefatto dagli avvenimenti degli scorsi mesi, che alla fine hanno poco a che fare con lo sport. Il nostro "casco blu" non potrebbe che osservare quanto è elementare: si tratta - e la conferma è venuta in questi giorni - di un inutile doppione, che indebolisce.

Ma la vicenda - bisognerebbe spiegargli - è davvero tutta politica e poi ci ha messo lo zampino, nella più classica delle vicende italiane, anche la Magistratura. Perché alla fine tutti si lamentano di un eccesso di ruolo dei giudici, ma ricorrono a loro per qualunque tipo di controversia nelle diverse giurisdizioni possibili. Questo desiderio di finire in Tribunale era evidente sin dall'esordio della querelle fra le due gare di montagna e va anche riconosciuto il fatto che le sentenze sono state così salomoniche da avere alla fine consentito il doppione, certo nel rispetto del Diritto. Si può dire, dunque, a competizione avvenuta, che alla fine cìè una sola e vera sconfitta: la Valle d'Aosta. Poi ognuno può avere le proprie impressioni, specie coloro che l'hanno vissuta come concorrenti con il proprio entourage di amici e parenti e rischiano di tifare per la gara che hanno corso. Chi se ne intende mi racconta questo e mi pare una ricostruzione corretta. Già dal 2013 il "Tor" vive un rapporto difficile con gli atleti di maggior peso causato da problemi regolamentari che potevano minare la credibilità della competizione. Questo ha innescato una parabola discendente, probabilmente accentuata quest'anno dalla concorrenza regionale con il "4K", anche se - così mi viene spiegato - dal punto di vista tecnico il "Tor" è risultato ancora di un livello superiore alla nuova gara, che per altro non ha avuto l'atteso appeal di pubblico per una competizione che voleva essere «più valdostana». Questo ha generato, comunque, un senso di disagio nei numerosi appassionati e curiosi, che penso non digeriscano la regia pubblica e le conseguenti spese in un periodo di vacche magre. Poi resta il dubbio - e lo scrive chi ha inaugurato il Forte di Bard - sulla logicità di utilizzo dell'organizzazione del Forte per una competizione di questo genere: certo la missione è occuparsi della montagna, ma con questa logica di sempre maggior presenza si rischia di finire chissà dove in una Valle dove tutto è montagna. Sono opinioni e come tali contrastabili da chi voglia dire l'esatto contrario e mi pare che chiunque scriva del "4K" accennando critiche - com'è normale che sia in assenza di "pensiero unico" (se così è ancora) - sia destinatario in tempo reale di chiarimenti e smentite: "tout va bien...". Ma il punto serio è un altro: è possibile avere una competizione di altissimo livello con un ritorno di più "top runner" blasonati? Bisognerebbe mettersi attorno ad un tavolo e magari smentire il detto "tertium non datur" e dar vita a qualcosa di nuovo e di strutturato con una logica di discontinuità, frutto di un ragionevole accordo fra le due gare. Ma siamo ormai nella condizione in cui i rapporti sembrano essere saltati e dunque mi pare difficile che questo possa avvenire. Sport e politica sono un vecchio binomio e lo dimostrano in modo preclaro le Olimpiadi o i Mondiali di Calcio. Oltretutto qui tutto è reso più complesso dal fatto che il decisore massimo, il presidente della Regione, Augusto Rollandin, è pure un atleta che corre i trail con ottimi risultati, anche vista l'età, ed è evidente dai fatti e dalle dichiarazioni come si sia occupato della questione nuova gara in prima persona. Il nostro osservatore delle Nazioni Unite su questa circostanza, con il distacco di chi non vive qui e dunque delle locali camarille se ne infischia, troverebbe la circostanza singolare e degna di farsi qualche risata. Come se Matteo Renzi, qualora ancora Premier nel 2024, gareggiasse alle eventuali Olimpiadi di Roma per il salto con l'asta.