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22 set 2016

Beep Beep, Willy il Coyote e la politica

di Luciano Caveri

Mi dice un amico: ma quindi sei sparito dalla politica? La risposta è semplice e senza arzigogoli: «no», nel senso che credo che tutta la nostra esistenza - compresa la mia - finisca per essere permeata dalla politica e, se non te ne occupi tu, c'è qualcun altro che lo fa in vece tua. E se qualcun altro se ne interessa e tu no, finisce che questa tua assenza caduca anche la sterile lamentazione o meglio - da quella parola genovese ovviamente imitativa - al "mugugno", cioè quella specie di muggito fra schifo e rifiuto che fa prosperare chi occupa spazi che potrebbero essere tuoi come cittadino partecipe. Devo dire tra l'altro che questa percezione di un interesse che ritorna in superficie, anche in Valle d'Aosta, inteso come atteggiamento di chi vuole metterci o rimetterci dentro il naso per capire che cosa stia avvenendo, è molto più comune di quel che si pensi. Dopo le recenti vicende valdostane, direi che una certa reazione porta anche persone che avevano chiuso con l'interesse per la politica a farsi avanti e a dire: «cosa devo fare?».

George Orwell con acume osservava: «I pensatori della politica si dividono generalmente in due categorie: gli utopisti con la testa fra le nuvole, e i realisti con i piedi nel fango». Propendo per una soluzione intermedia, che credo guiderà quelli che la pensano come me a far qualcosa di contenuto e non solo di immagine, ma evitando il fango (che poi spesso è altra materia ancora meno nobile) oppure il vapore acqueo delle nuvole che rende tutto così terribilmente instabile. Ma vorrei soprattutto dire una cosa. Che chi si pone oggi alla opposizione di chi governa - e lo fa senza immaginare improvvise piroette - non deve avere la sindrome di "Willy il Coyote" verso "Beep Beep". Credo che tutti conoscano la divertente serie prodotta dalla "Warner Bros." sin dagli anni '40, perché è un classico dell'infanzia ed un divertissement da adulti, quando si legge di più la metafora della vita presente negli episodi. Esiste un inseguito, che è "Beep Beep", che non è uno struzzo, ma è un uccello tipico dei deserti americani: il "Geococcyx californianus" (corridore della strada, un cuculiforme), mica troppo simpatico alla fine, perché il suo comportamento non è solo difensivo ma molto offensivo e venato da un certo cinismo verso chi cerca di catturarlo, ma si comprende lo spirito di sopravvivenza che lo rende pronto a tutto. E poi c'è appunto lui, lo sfigatissimo "Willy il Coyote", che ormai da una settantina d'anni inventa le trappole e i marchingegni più terribili per catturare l'agognato pennuto e mai ci riesce in un inseguimento continuo e persino doloroso. Onore al merito a chi costruisce le storie più balzane a fronte di un soggetto che in sé potrebbe essere ripetitivo. Ebbene questa lotta eterna non mi appassiona se riportarlo alla politica valdostana, perché i problemi della Politica sono più di sostanza che braccare Tizio o Sempronio oppure farselo amico nella speranza, comunque, di metterlo in gabbia, pensando di usare mezzi astuti (la famosa battaglia interna che sa proprio di "Willy il Coyote"). La sostanza è che nella piccola Valle d'Aosta le cose non vanno bene per una miriade di ragioni e alla fine si tratta di vedere come si possa, nel complesso dello scenario da rimettere in sesto, trovare idee e energie per soluzioni che consentano di tornare in carreggiata e spezzando anche meccanismi che possono sembrare - ecco l'analogia - come lo scontro fra "Beep Beep" e "Willy". Questo presuppone impegno per costruire non facendosi distrarre da beghe da cortile. Bisogna andare alla sostanza delle cose, come diceva in modo fulminante, qualche anno fa, proprio il Presidente - appena scomparso di cui ricordo la rettitudine - Carlo Azeglio Ciampi: «E' in corso un vero e proprio degrado dei valori collettivi, si percepisce un senso di continua manipolazione delle regole». L'unica medicina è quella dell'impegno.