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08 ago 2016

Le storie di provincia

di Luciano Caveri

Penso che il calo delle vendite dei giornali sia dovuta a diverse ragioni, che poi si incrociano fittamente fra di loro. La prima deriva da un certo "analfabetismo di ritorno", ben visibile anche in superficie dalle frequentazioni quotidiane, che comprende anche un disinteresse per la forma scritta. La seconda è che siamo travolti dalle notizie e la carta stampata arriva in ritardo e spesso perde quel ruolo di commento che ormai le sarebbe proprio. La terza è che sembra solo che le cattive notizie facciano notizia, anche se mi pare che i grandi giornali stiano lentamente invertendo la rotta, cercando storie da raccontare che non siano "delitti e castighi". La quarta è che i giornali costano e, nella stretta complessiva, magari chi amava leggerne più di uno, da qualche parte taglia. Nelle mie fantasie ogni tanto penso che sarebbe divertente fare un giornale fatto di storie minori, di quelle che chi ha fatto il giornalista in provincia conosce bene.

So bene che in Valle la provincia non c'è, ma l'accezione va intesa nel suo senso localistico e cioè quel mondo ristretto, dove l'informazione funziona - e l'editoria locale lo dimostra - perché non c'è niente di meglio (dalla nascita alla morte) di sapere cosa capita sotto casa e nell'appartamento del proprio vicino. Mi faceva sorridere - e la notizia vale per la sua bizzarria sottostante - questa storia che ho letto sul "Messaggero Veneto", quotidiano radicatissimo in Friuli (e deve essere una bella palestra se l'ultimo direttore della testata, Tommaso Cerno, è volato a dirigere il settimanale "L'Espresso"), e che riguarda una buffa festività che si festeggiava ieri nel Nord Est, ma qualche battuta la si è fatta anche da noi e nel resto del versante Sud delle Alpi. Riguarda la "Festa degli uomini" - su cui vi dirò tra breve nella sua genesi - e la storiella si svolge a Tramonti Sopra, dove la parrocchia (in una storia alla Don Camillo e Peppone) censura l'evento, piuttosto "piccante", che vedrà protagoniste dalle 23 le ballerine dello "Scaccomatto" di San Giorgio (vietato l'ingresso ai minori...). Ebbene su "La Miduna", bollettino informativo di calendario liturgico e appuntamenti non religiosi settimanali, che viene distribuito ai fedeli di Val Tramontina e Val Meduna , la notizia - con un codazzo di polemiche - non è stata pubblicata. Credo che la comunità sopravviverà all'accadimento. Ma perché il 2 Agosto è la "Festa degli uomini" e nulla - naturalmente - ha a che fare con la sconosciuta "Giornata internazionale”dell'uomo" sotto il patrocinio delle Nazioni Unite? E' Dino Coltro nel suo "Parole perdute - Il parlar figurato nella tradizione orale veneta" (Cierre Edizioni) a proporre una possibile interpretazione circa la nascita della tradizione, che pare appartenga soltanto al Triveneto ed alla Lombardia, con epicentro nel Friuli, precisamente a Monteprato (frazione di Nimis, in provincia di Udine), dove la "Festa degli uomini" ha assunto un carattere decisamente goliardico, attirando peraltro migliaia di spettatori. Coltro richiama per risolvere la nascita della festa all'ultimo periodo della Serenissima, «quando soldati e ufficiali francesi - scrive - portavano calzoni attillatissimi che lasciavano intravedere le parti virili. Pare che una ordinanza abbia obbligato i militari a sistemare "les deux à gauche" per motivi estetici e di decenza». In effetti i soldati napoleonici - ho visto i costumi al Forte di Bard - portavano delle specie di "leggins" contemporanei. "Do de agosto" quindi non sarebbe altro che l'imitazione, fatta dai veneti, della pronuncia del francese "le deux à gauche". Ora, ammesso che sia davvero così, perché da una frase francese che assomiglia a una frase in dialetto veneto, sia nata persino una festa, non è del tutto comprensibile. Lo stesso autore sul dubbio aggiunge: «O, forse, la leggenda vuole rendere più accettabile la frase i "do de agosto", frase popolarissima per definire i genitali maschili, e che probabilmente deriva da una interpretazione del simbolo calendariale "du oto"», per cui – chi ci capisce è bravo - l'otto rovesciato ricorderebbe la forma degli stessi, per cui "2/8" rappresenterebbe il giorno degli attributi maschili e, per estensione, anche di chi li porta. Mah! Mi smarrisco abbastanza... Fatto sta che anche in Valle d'Aosta qualcuno sa - che sia frutto dell'immigrazione veneta? - di questa festa e usa scherzarci sopra solo come noi uomini - goliardi per natura su certe parti intime - sappiamo fare.