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03 lug 2016

Quando cercare gli scomparsi diventa "Wanted"

di Luciano Caveri

Spero per la sua famiglia ed i suoi amici che Alex Bonin, il giovane di 24 anni scomparso dieci giorni fa da Villeneuve dove abita e lavora, ricompaia in queste ore e si chiuda questa vicenda che pareva essere sin dall'inizio un allontanamento volontario da casa per una scelta - così si è scritto - dovuta ad una sorta di fuga per ragioni che forse emergeranno. Si tratta evidentemente di fatti suoi, che però diventano fatto pubblico quando finiscono per mettere in moto un'imponente e costosa macchina per le ricerche, senza lesinare in uomini e mezzi, come appunto avvenuto. Ragionavo in queste ore, sperando lo ripeto in un happy end nel caso specifico, su come attorno agli scomparsi - tipologia vastissima di casi diversi e spesso inquietanti - sia nata nel lontano 1989 "Chi l'ha visto?", riprendendo il formato della rubrica "Dove sei" del programma "Portobello" del compianto Enzo Tortora.

Da allora, con diverse impostazioni e tanti conduttori, questa trasmissione è cresciuta ogni anno e si prepara alla ripresa ad avere anche, oltre alla consueta trasmissione serale settimanale, una striscia quotidiana su "Rai3". Una scelta motivata dal successo di pubblico: personalmente ho amici che non perdono una puntata e seguono con fedeltà il programma e ammirano la sua conduttrice attuale, Federica Sciarelli, giornalista mia coetanea che incrociavo a Montecitorio quando era una giovane e affermata cronista politica del "Tg3", scelta da quel famoso direttore Sandro Curzi, che ho ben conosciuto e che spesso veniva in Valle d'Aosta. Mi è capitato in passato e anche di recente di seguire "Chi l'ha visto?", ormai legato non solo - con crescente stile investigativo - alle persone che scompaiono, ma sempre più caratterizzato dall'evocazione di celebri casi di cronaca nera, presi e ripresi sino a farne oggetto di un vero interesse collettivo, incidendo persino su certe scelte della Magistratura e delle Forze dell'ordine. Personalmente trovo che il ritmo metta una vaga angoscia nel passare da un caso all'altro, a dimostrazione di un mondo pieno di vicende gravi e tristi, che accendono una luce non solo sulla fragilità delle persone ma anche sulla capacità umana di creare un'indegna gamma di orrori, spesso difficili da commentare per la conduttrice e gli ospiti presenti a vario titolo. Devo dire, proprio sulla cronaca nera, che non condivido certi accanimenti e trovo che su vicende non storicizzate ci sia il rischio di un eccesso di esposizione mediatica e la tentazione di avere una forma di giustizia televisiva che interagisce non sempre in positivo sullo svolgersi successivo degli avvenimenti. Per carità spesso gli inquirenti ricevono notizie utili, ma talvolta al posto di trovare il bandolo della matassa si monta la panna a dismisura a vantaggio di un voyeurismo popolare che ingarbuglia le cose. Ma la televisione è anche questo: non esiste un approccio neutro, ma ogni ricostruzione finisce per avere una certa direzione e innescare commenti che spingono i casi in certe direzioni. Lo dico senza alcun moralismo, come constatazione di una contaminazione dei casi, che genera una responsabilità evidente. Sugli scomparsi poi mi sono fatto la convinzione che ci siano casi imprescindibili, che hanno un interesse generale che rientra a pieno nel diritto di cronaca, ma sarebbe bene capire con certezza e non so bene con quali strumenti l'assoluta legittimità delle singole persone, se lo desiderino e se questo non implica reati di alcun genere, di far perdere per poco tempo o per sempre - per quanto doloroso possa essere - le proprie tracce. Senza che, fin da subito, elicotteri e cani, squadre a terra e tracciamento dei telefoni scatenino ricerche che diventano parossistiche perché le dirette televisive con stile incalzante modificano gli scenari, magari gonfiando casi che sono poi, a conti fatti, irrilevanti e dunque si violano elementari diritti di riservatezza e di libertà personale con buona pace di chi suona alla porta della trasmissione, scatenando l'interesse. Capisco che sia difficile scegliere, perimetrando i confini della presenza televisiva per non dire delle ricerche in generale, ma credo che qualcosa andrebbe fatto per evitare di essere come i ricercati del Far West e i loro celebri manifesti con foto e "Wanted".