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27 giu 2016

Le armi in USA e in Svizzera

di Luciano Caveri

Non ho mai posseduto un'arma e non aspiro ad averne, ma ricordo bene un caro amico che ha delle pistole, legalmente detenute, quanto fosse contento - quando entrarono dei ladri in casa sua - di non essere riuscito ad arrivare a prendere la sua pistola. Ben allenato al poligono, è probabile - mi diceva - che nel momento emotivo avrebbe potuto sparare con una certa sicurezza, ma poi - si chiedeva - che cosa sarebbe successo? Ed è anche quanto succede, nella cronaca nera, a tutti coloro che, avendo un'arma, danno di matto - magari solo per una volta nella loro vita - e la usano in modo sciagurato. Ma il "caso americano", come noto, è altra storia e, malgrado tutte le stragi, gli omicidi e gli incidenti domestici che hanno insanguinato gli Stati Uniti ancora in queste ore è fallito il tentativo di introdurre nuovi limiti alla vendita di armi.

Quattro emendamenti, due presentati dai repubblicani e due dai democratici, sono stati bocciati dal Senato USA. Le proposte puntavano a rafforzare i controlli preventivi - i cosiddetti "background checks" - e ad impedire che gli individui presenti sulle liste dei sospetti terroristi potessero acquistare armi da fuoco. Scriveva una decina di anni fa Vittorio Zucconi, storico corrispondente dagli USA de "La Repubblica" e gran conoscitore di quel Paese: «Concepire un'America disarmata, scrisse vent'anni or sono l'umorista Art Buchwald tentando di sorridere, sarebbe come immaginare una Francia senza formaggi. Il fatto che il "Camembert" non abbatta migliaia di persone all'anno come fanno le "Colt", "Smith and Wesson", "Glock", "Uzi", "Winchester", "Walther", "Luger" e tutte le armi che formano l'immenso arsenale privato americano, non ha mai scosso la storia d'amore e di morte che lega generazione dopo generazione di cittadini alle loro "gun". Da 216 anni, da quel 1791 quando i Padri fondatori aggiunsero alla Costituzione il secondo emendamento che sembra proteggere il diritto a portare armi, la Corte Suprema respinge ogni tentativo di leggere anche la prima parte di quell'emendamento, nella quale il diritto sembra, ma soltanto agli oppositori, condizionato dalla "necessità di avere una ben organizzata milizia"». E aggiungeva più avanti: «La Bibbia e il fucile, Cristo e la "Colt" marciano insieme, soprattutto nel Sud, nel West, nel Sud Ovest, sulla via dell'empio, ma reale, neo-vangelo americano. Dai moschetti dei conquistadores spagnoli arrivati sulle rotte tracciate da Colombo e Vespucci, agli "M16" imbracciati dai "Marines" e dai fanti oggi in Iraq, la storia dell'America è scritta dalle pallottole. Millenni di storia e di imperi in Europa, in Asia, in Africa erano stati scritti con le picche, gli archi, le spade, le scimitarre, prima che fosse esploso il primo proiettile da una bombarda o da un pistolet. Ma l'America del Nord non avrebbe visto attecchire e poi dilagare verso Ovest la marea bianca se quegli uomini venuti dal mare non avessero posseduto armi da fuoco, sconosciute ai nativi. Nel mito divenuto, come tutti i miti, realtà il West fu prima vinto e poi pacificato dalle carabine e dalle "six shooter", le pistole a tamburo con sei colpi, imbracciate da pionieri, coloni, vaccari, bandidos, sceriffi, rinnegati, Buffalo Bill, contrabbandieri, mafiosi, G-Men, Us Marshal, detective della "Pinkerton", soldati blu, soldati grigi, spie, vigilantes, bravacci, esaltati e accomunati da una cultura popolare - da Fenimore Cooper a Jack Bauer di "24" - che censura arcignamente il sesso ma celebra gli spari, nella piedigrotta di un fuoco incrociato che è la colonna sonora della storia americana». Il problema delle armi e del loro possesso è valido pur diversamente anche per gli svizzeri, che hanno un esercito di popolo ben oliato, malgrado la solida neutralità. Ricordo nel 2011 il "no" al referendum per il bando delle armi militari dalle case. Si intendeva evitare la detenzione nelle abitazioni del fucile d'assalto che l'esercito affida a ogni "cittadino-soldato" durante gli anni degli obblighi militari (in verità ormai sono affidati senza munizioni, ma trovarle non è difficile). L'iniziativa chiedeva in particolare di rendere obbligatorio il deposito delle armi militari in caserma, un nuovo registro nazionale delle armi e norme più severe per il loro possesso. In questo caso non c'è un West da evocare, ma evidentemente consuetudini antiche che sono difficili da scalzare anche nel cuore delle Alpi.