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19 giu 2016

Va bene la pioggia, ma...

di Luciano Caveri

Se non fosse che in questa fine di primavera siamo stati gravemente infastiditi da un maltempo a singhiozzo, la pioggia in questa stagione, ma ancor di più d'estate (facendo gli scongiuri) può essere qualcosa di bellissimo e di evocativo. Ricordo certi temporali in montagna, visti dal coperto con viva impressione e stupore o vissuti fradicio con paura dei fulmini allo scoperto. Penso a certi temporali vissuti a Roma deserta dei primi di agosto con la città d'improvviso bloccata da un fiume d'acqua, cui seguivano schiarite impressionanti e cariche di umidità che consentivano poi limpidezze da cartolina degli scorci più belli della Città eterna. Come dimenticare le piogge estive di Bruxelles, anch'esse violente e invasive, con i parchi cittadini verdissimi dopo questi scrosci sopportati per abitudine da cittadini che poi tornano al sole come lucertole speranzose con il ritorno del sole. E poi naturalmente i fortunali marini: che siano quelli tropicali violenti e pericolosi, ma spesso brevissimi come scatti d'ira o quelli mediterranei che infradiciano le spiagge e riempiono di odori di natura l'aria.

Avevo ricordato, anni fa, quanto scritto da Karl Smallwood sul sito "Gizmodo", che spiega come «il proverbiale profumo di pioggia è il risultato della combinazione di tre diverse fonti, dovute a una serie di reazioni chimiche e fisiche». Eccole elencate: «La prima fonte, quella che ci fa dire di sentire profumo di pulito soprattutto dopo un temporale, è l'ozono. Le molecole di ozono sono formate da tre atomi di ossigeno. Ha un odore pungente che ricorda abbastanza quello che si sente in piscina a causa del cloro, disciolto in acqua come disinfettante. I fulmini che si formano durante i temporali possono causare la rottura delle molecole di azoto e di ossigeno, portando alla formazione dell'ozono, che viene poi portato a bassa quota dalle correnti che si formano tra le nuvole. Per questo motivo molte persone avvertono il profumo della pioggia ancora prima che arrivi, soprattutto d'estate, perché l'ozono può essere trasportato dai venti a grande distanza e precedere l'arrivo del temporale. Il naso umano riesce a distinguere facilmente la presenza dell'ozono nell'aria. In media basta che siano presenti dieci parti di ozono per miliardo per percepire l'odore di pioggia». Il secondo elemento: «Il profumo di pulito che si avverte dopo la pioggia è di solito accompagnato da un altro tipo di odore, più intenso e che sa di terriccio, soprattutto se l'acquazzone si verifica dopo una lunga serie di giornate non piovose. E' causato dalla presenza nel terreno dei batteri appartenenti al genere "streptomyces" che nel loro ciclo vitale producono la "geosmina", un composto organico che diventa particolarmente odoroso quando aumenta l'umidità nell'aria. Rispetto all'ozono, il naso umano è estremamente più sensibile alla presenza di geosmina, ne distingue la presenza nell'aria anche quando il suo livello di diluizione è pari a cinque parti per trilione. Per questo motivo l'odore di terra spesso copre quello di aria pulita dovuto all'ozono, soprattutto se ci si trova in aree poco urbanizzate. Nei contesti urbani, invece, essendoci meno suolo libero a disposizione dei batteri, si percepisce di più l'ozono perché non viene coperto da grandi quantità di geosmina». Concludiamo il giro in punta di naso: «Il profumo dolciastro che si accompagna a quello di pulito e all'odore di terra è causato dagli olii e dalle resine che sono prodotti dalle piante. L'umidità portata dalla pioggia li fa viaggiare più facilmente nell'aria». Ad oggi, spiega Samilwood, non sono ancora note tutte le sostanze presenti negli oli vegetali che contribuiscono a creare il profumo di pioggia. Naturalmente questa esaltazione delle piogge estive vale se esse sono incanalate in quella che possiamo ragionevolmente considerare la normalità, anche se i cambiamenti climatici con il riscaldamento globale - che è un'evidenza anche per chi, secondo me a torto, nega reali responsabilità umane nella vicenda - è difficile stabilire cosa siamo ormai nei confini della ragionevolezza. Quel che è certo è che l'estate dovrebbe essere, con ragionevolezza, una "bella stagione", mentre se il maltempo ci resta troppo sulla testa bisognerebbe chiedere il rimborso del biglietto alla... Natura.