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05 mar 2016

La Finanziaria della Valle d'Aosta "minata" dal Governo Renzi

di Luciano Caveri

Una premessa: spazzati via i vecchi sistemi di controllo sulle leggi regionali, con le riforme costituzionali di una quindicina di anni fa, l'arma in mano al Consiglio dei Ministri è la decisione di impugnare una legge o suo parti di fronte alla Corte Costituzionale ed è quanto deciso ieri sera dal Governo Renzi sulla Finanziaria regionale che ha un'estensione triennale ed è l'atto fondamentale per far funzionare la macchina regionale. Dice il comunicato di Palazzo Chigi: "Legge Regione Valle d'Aosta n. 19 del 11/12/2015, "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione autonoma Valle d’Aosta (Legge finanziaria per gli anni 2016/2018). Modificazioni di leggi regionali". L'articolo 1 della legge per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Val D'Aosta è stato impugnato per mancanza di conformità con le norme europee e nazionali. Il Governo si impegna per l'immediata apertura di un tavolo per la ridefinizione dell'accordo finanziario tra Stato e Regione Valle D'Aosta, al fine di risolvere il problema accertato per poter superare l'impugnativa".

L'ultima frase è totalmente irrituale, perché dimostra come si dovesse indorare la pillola amara per la scelta di un Renzi amicone, che ha contribuito a lasciar spazio al Partito Democratico nel Governo regionale ed a "cedere" il ruolo di sindaco di Aosta ad un renziano doc. Ma l'impugnativa andava evitata prima che avvenisse con consultazioni informali che fanno ormai parte delle negoziazioni sui rapporti finanziari che hanno ormai - anche se spesso è un alibi per Roma - una componente di controlli europei. Per ora, insomma, c'è più bastone che carota e forse si saprà di più sui contenuti del "niet" governativo dal sito degli Affari regionali, per ora non aggiornato. Cosa dice questo articolo 1 dedicato al "Patto di stabilità" interno?

"1. Nelle more della definizione dell'accordo tra il Ministro dell'economia e delle finanze e il Presidente della Regione per il patto di stabilità interno per gli anni 2016 e 2017, ai sensi dell'articolo 1, comma 454, della legge 24 dicembre 2012, n. 228 (Legge di stabilità 2013), la spesa autorizzata in termini di obiettivo eurocompatibile è prudenzialmente determinata in euro 632.242.000 per l'anno 2016 e in euro 616.242.000 per il 2017, al netto delle spese già escluse ai sensi della legislazione vigente e degli importi corrispondenti ai pagamenti in conto residui in esecuzione di impegni regolarmente assunti negli esercizi finanziari precedenti in conformità al limite di spesa concordato per ciascun esercizio finanziario, anche al fine di garantire il rispetto dei tempi di pagamento dei debiti, secondo quanto stabilito dal capo III del titolo III del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66 (Misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale), convertito, con modificazioni, dalla legge 23 giugno 2014, n. 89. 2. Per l'applicazione di quanto previsto dal comma 1, la Giunta regionale è autorizzata ad adottare, con propria deliberazione, le occorrenti misure di contenimento della spesa sia in termini di impegni che in termini di pagamenti. La Giunta regionale è, inoltre, autorizzata ad incrementare, con propria deliberazione, l'autorizzazione di spesa di cui al comma 1, al fine di adeguarla all'obiettivo eurocompatibile definitivamente stabilito mediante il raggiungimento dell'accordo di cui all'articolo 1, comma 454, della l. 228/2012".

Nulla di banale, insomma, malgrado i molti rinvii e l'uso di tanti avverbi che feriscono l'Autonomia speciale. Cosa capiterà? Par di capire che il Governo regionale, benché colpito da un provvedimento che resta giuridico ma ad alto tasso di politicità (e questo lo sanno bene anche i due parlamentari valdostani che nella vicenda non possono essere considerati per il loro ruolo statutario solo comprimari), ostenta tranquillità e immagino porterà - ovviamente con il dovuto passaggio in Consiglio Valle - alle modifiche che saranno richieste dal Governo Renzi per ritirare il ricorso alla Consulta e far decadere la materia del contendere. Immagino che nel frattempo saranno i costituzionalisti a consigliare alla Regione cosa fare e non fare dopo che il Governo ha cassato questo articolo 1, verificando i suoi affetti a catena sui comportamenti finanziari del Governo regionale. Ma il dato politico resta e la sfortuna vuole che questa impugnativa sia avvenuta quel 26 febbraio, data di emanazione dello Statuto della Valle d'Aosta, nel lontano 1948 alla quasi vigilia del soliti e ormai ritriti festeggiamenti ufficiali, soppressa la "Festa della Valle d'Aosta". Ogni tanto il Caso ci mette un malevolo zampino...