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12 feb 2016

Unioni civili ed altri problemi complessi

di Luciano Caveri

Vorrei dire anzitutto e con franchezza che il tono delle discussioni su unioni civili e tutto il resto, ormai al voto decisivo al Senato, dopo decenni di confronti stucchevoli e di dialoghi senza ascoltarsi, mi ha fatto impressione per la difficoltà di trovare soluzioni di sintesi al posto di combattere guerre di posizione. Addirittura il tema in sé ha finito per essere trasfigurato per ideologismi al calor bianco assai nocivi, e dietro la porta c'è in più evidente un problema di equilibri politici e di un renzismo in perdita di velocità a furia di usare molti forni (cioè alleanze variabili) a proprio vantaggio. Che sia chiaro che esiste un indubitabile nucleo di diritti civili nel turbinio di un'umanità che non sta mai ferma e cambia con buona pace di chi vorrebbe congelare quanto invece è materia vitale. Per cominciare, dunque: il matrimonio civile è piena competenza dello Stato moderno, che da noi è, per diritto costituzionale, laico ed è questa una conquista importante a garanzia del cittadino, visto che le Teocrazie generano mostri, ben visibili nel l'estremismo islamico ed in certe storie ben poco edificanti della nostra Chiesa. Per cui allo Stato non devono riguardare i problemi confessionali di ciascuno, se non per garantire la libertà religiosa e l'eguaglianza dei cittadini.

Di conseguenza se il legislatore decide a maggioranza di regolare il matrimonio degli omosessuali ("gay" è un anglicismo) uno può essere d'accordo o contro per tutte le sue buone ragioni, ma legiferare è legittimo e a mio avviso anche necessario per ragioni di buonsenso e ragionevolezza. Lo hanno fatto tutti i Paesi civili del mondo e l'Italia nicchia per evidente ipocrisia. Più delicata - questa è la mia opinione - la questione delle adozioni. Un conto è l'adozione di un bambino senza famiglia, italiano o straniero che sia, sapendo come il cammino è complesso e con regole cui nessuno dovrebbe sfuggire, sapendo che alla fine per eterosessuali od omosessuali può esserci un "no" per ragioni che rendono inadatta a questa forma di amorosa accoglienza. Un conto è la varietà di possibilità per le adozioni, legata alla "stepchild adoption", cioè l'"adozione del figliastro", vale a dire il meccanismo che permette ad uno dei membri di una coppia di essere riconosciuto come genitore del figlio, biologico od adottivo, del compagno. Ma certi altri confini sono da meglio definire: per esempio a me la facilità dell'"utero in affitto" lascia del tutto perplesso, se intriso com'è di business e lo stesso vale per la vendita degli ovuli per procreare. Regolare non è facile, ma si sa che che fra nuove frontiere della genetica e delle biotecnologie si sa dove si comincia e non si sa dove si finisce, e certe questioni sono assai complesse e far finta del contrario crea solo confusione. E lo dico nel rispetto delle persone, qualunque siano le forme lecite del loro amore reciproco, che capisco siano difficili da imbrigliare. Insomma: cominciare da unioni civili ed avere accortezza sulle adozioni vuol dire cominciare a costruire un sistema fatto di comprensione e apertura, ma senza l'idea di salti nel vuoto.