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11 feb 2016

Ci mancava solo il virus Zika

di Luciano Caveri

Mostri vecchi e nuovi, sotto forma di malattie minacciose che si aggirano, sono apparsi nella vita mia, come in quella di tutti. Da bambino avvertivo ancora, con i controlli di massa e strutture apposite (penso ai "Consorzi antitubercolari"), il peso incombente della "tubercolosi", che oggi tra l'altro riappare. O penso alla "poliomielite", che ha ancora colpito bambini di pochi anni più vecchi di me, che sembrava poter essere sconfitta dalle vaccinazioni di massa, ma in molti Paesi del Terzo Mondo il processo di profilassi si è interrotto a causa di leggende metropolitane (come avviene anche in Occidente, purtroppo con la Valle d'Aosta in testa sul fronte di chi si oppone a qualunque vaccinazione). Penso poi a come irruppero le preoccupazioni attorno all'"Aids" negli anni Ottanta e personalmente seguii alla Camera il destino di chi si trovò con il virus "hiv" a causa di trasfusioni di sangue. Poi naturalmente spicca, ma per ora la malattia è combattuta ma siamo distanti dal trovare un modo per debellarla, come in un campo di battaglia con la morte di amici e parenti, quella malattia spaventosa che è il cancro.

Ora spunta questo "Zika". Traggo da "Il Post" una spiegazione precisa e che attraverso anche il tempo a spiegare come verti virus appaiano, scompaiano e poi ricompaiano: "Lo "Zika - Zikv" fu isolato per la prima volta nel 1947 in Uganda da un macaco nella foresta di "Zika" ("zika" in lingua luganda significa "coperto di vegetazione"), ma solo nel 1952 fu descritto come un virus diverso da quello che causa la febbre gialla. Due anni dopo fu isolato in un essere umano in Nigeria, ma il numero di infezioni riportate nei decenni successivi rimase estremamente basso, con pochissimi casi segnalati in Africa e nel sud-est asiatico. Nel 2007 furono rilevati i primi casi della malattia in Micronesia e negli anni seguenti in alcuni arcipelaghi della Polinesia e delle Isole Cook. Nell'aprile del 2015 è iniziata un'epidemia da "Zika" in Brasile che ha portato a migliaia di nuovi casi nel sud e centro America, con la segnalazione da parte delle autorità brasiliane di almeno 3.500 casi di microcefalia nei bambini appena nati tra ottobre e le prime settimane di gennaio di quest'anno. Non è ancora chiaro che cosa abbia portato a una diffusione così rapida del virus in Sudamerica: ci sono alcune ipotesi circa la maggior circolazione di persone dovute ai Mondiali di calcio del 2014, ma per ora non sono state trovate molte conferme". Ora, con nuovi appuntamenti come le Olimpiadi a Rio nell'agosto prossimo e con una complessiva crescente diffusione del virus, cresce la preoccupazione e questo tra l'altro ricadrà su alcune destinazioni turistiche e per altro proprio a questa mobilità si ascrivono i molti nuovi casi che si registrano pian piano nei diversi Continenti. Torniamo a "Il Post": "Lo "Zika" fa parte della famiglia di virus in cui è compreso anche il virus della febbre gialla e quello che causa la "dengue". Quando infetta l'organismo, lo "Zika" si lega alle membrane cellulari e vi fa penetrare il suo "rna" in modo da colonizzare le cellule e replicarsi più rapidamente. Come avviene con molti altri virus, l'organismo innesca una serie di reazioni immunitarie - a partire proprio dalla febbre - per fermare l'infezione ed arginare la moltiplicazione del virus. La trasmissione del virus "Zika" avviene con la puntura di zanzare appartenenti al genere "Aedes", gli insetti che trasmettono la "dengue" ed altri tipi di malattie tipiche delle aree tropicali e sub-tropicali, dove le zanzare spesso abbondano. In pratica una zanzara morde una persona infetta e quando ne morde un'altra le inietta il virus. I sintomi della malattia si manifestano dopo un periodo di incubazione che a seconda dei casi varia tra i tre ed i dodici giorni". Ora la novità che viene dagli Stati Uniti è che il virus si diffonde anche per via sessuale. Ma esiste una cura? Proseguo nella citazione: "No, come per moltissime malattie virali (anche le più comuni, come l'influenza) non esiste una cura propriamente detta: si attende che l'organismo reagisca per fermare il virus. I trattamenti consigliati sono di solito tesi a ridurre i sintomi, in modo che non si aggravino o compromettano la salute generale del paziente. Nel frattempo il sistema immunitario impara a riconoscere il virus e ne conserva memoria, in modo da evitare ricadute nel caso di una nuova puntura da parte di una zanzara infetta. Contro lo "Zika" non esiste vaccino. Ad oggi non sono noti casi di pazienti morti a causa del virus "Zika", proprio perché i sintomi causati dalla malattia sono quasi sempre blandi e passano entro pochi giorni. Le cose si potrebbero complicare nel caso di un'epidemia su scala maggiore dell'attuale, ma questo vale per molte altre malattie virali". Ma la paura oggi viene dalla microcefalia e cioè dai danni che il feto subisce per via del virus, con uno sviluppo più contenuto del cranio dei neonati rispetto al normale, con conseguenti deficit di crescita che interessano anche il cervello con diversi livelli di gravità. Questa situazione preoccupa per i rischi di una diffusione mondiale, che non risparmierà nessuno (ieri si è registrato in Spagna il primo caso in Europa). Non a caso, dunque, si moltiplicano gli sforzi per fermare l'epidemia, compresa una lotta alle zanzare infette con disinfestazioni e pure con l'uso di insetti geneticamente modificati, ma in India è intanto partita la sperimentazione sul vaccino, che sarà la soluzione vera.