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19 gen 2016

Le valanghe che incombono

di Luciano Caveri

E' incredibile come la diffusione dei telefonini, che diventano piccole telecamere maneggevoli e di facile uso - lo dimostra "YouReporter" - facciano di qualunque di noi un testimone, non più solamente oculare, ma di avvenimenti vari che possono diventare preziosi ed irripetibili documenti filmati. Questo ha cambiato moltissimo il mondo dell'informazione, sapendo tra l'altro che i video ormai non vanno più solo in televisione ma finiscono nei siti dei giornali e vengono diffusi viralmente sui Social, perché questo "giornalismo diffuso" fa sì che un bravo giornalista debba occuparsi, nello sviluppare la notizia, non solo di trovare i racconti di chi sul posto c'era, come si è sempre fatto per ricostruire le vicende, ma anche verificare (e può diventare uno scoop) se qualcuno abbia fatto delle riprese o delle foto di quell'attimo fuggente.

Due casi proprio di ieri: la persona che stava fotografando sul luogo della strage a Istanbul e che, accanto alla moschea, si è trovato a immortalare il momento dell'esplosione della bomba dell'islamista suicida; l'altro - con filmini ed immagini fisse spuntati da diverse angolazioni - ha riguardato la Valle d'Aosta e l'impressionante "soffio" (una polverosa nuvola di neve avvolgente come una nebbia in espansione) in seguito al distacco di notevoli dimensioni dalle "Grandes Murailles" a fianco al Cervino di una grande valanga. Come ha subito spiegato la guida alpina e componente della Commissione valanghe del Comune, Giuliano Trucco, la valanga era su di un fronte ampio, circa trecento metri, ma la massa nevosa si è fermata molto distante dal paese, senza che ci fosse dunque nessun reale pericolo. Ma non si può negare come, comunque sia, le immagini fossero impressionanti e davvero un monito rispetto alle condizioni dell'innevamento sulle Alpi, dove già alcuni ci hanno purtroppo rimesso la vita sotto valanghe o slavine, come avvenuto ieri drammaticamente a "Deux Alpes" su di una pista nera chiusa al pubblico. Ma i termini "valanga" e "slavina" negli articoli giornalistici di queste ore sono usati senza chiarirne il significato. Cominciamo dall'origine delle due parole. Colin Fraser, nel suo "L'enigma delle valanghe" scrive: «Le origini dei nostri attuali termini "valanga" e "slavina" sono da ricercarsi nella lingua latina. Nei testi antichi erano chiamate "labinæ" o "lavanchiæ". "Lavanchiæ" è probabilmente di origine pre-latina, forse ligure, ed ha la stessa radice di "lave" che significa scorrere di fango o lava. Molto più tardi la confusione con il vocabolo francese "aval" (che significa "verso valle, all'ingiù") produsse l'attuale vocabolo "avalanche", usato in inglese e francese, da cui deriva "valanga" in italiano. Il termine si potrebbe applicare alla caduta di qualunque materiale, ma quando lo si usa senza specificazioni ci si riferisce sempre alla caduta di neve. L'altro vocabolo latino "labinæ" deriva da "labi" che significa "slittare, scivolare giù". In seguito la parziale intercambiabilità delle lettere "b", "v" ed "u" originò molti termini propri di particolari regioni alpine come "lauie", "lavina", "lauina" e infine l'attuale vocabolo tedesco "lawine", introdotto nell'uso corrente da Schiller e Goethe, da cui deriva il termine italiano "slavina"». Chi si occupa professionalmente del problema, cioè la "Associazione interregionale neve e valanghe - Aineva", così scrive, rispetto ai riferimenti linguistici: «Da "Lo Zingarelli 2000" XII edizione 2000. "Valanga": massa di neve o ghiaccio che si stacca dalla sommità di un monte e precipita a valle slittando sui pendii, accrescendosi di volume durante la caduta. "Slavina": da lavina, massa di neve che scivola da un pendio montano. Da "Dizionario Garzanti della Lingua Italiana" edizione minore 1966. "Valanga": massa di neve che precipita a valle ingrossandosi progressivamente e trascinando con se tutto quello che incontra. "Lavina": frana di neve bagnata che scivola da un pendio montano, di solito di primavera. Da "Enciclopedia Generale De Agostini Compact 1988". "Valanga": massa di neve che precipita lungo un pendio di una montagna ingrossandosi sempre più, trascinando seco altra neve e detriti e abbattendo tutto ciò che incontra. Le valanghe possono essere causate dal vento, da vibrazioni acustiche, dalla pressione dei piedi di un animale, eccetera. "Slavina" o "Lavina": non citato. Sfogliando i dizionari e le enciclopedie che abbiamo in casa possiamo trovare le più svariate definizioni di valanga e slavina con descrizioni più o meno complete e ampie. Le definizioni riportate non sono esaustive ma contribuiscono a formulare una definizione finale. Nel dizionario dei più piccoli, unico tra i tanti, si ipotizza che una valanga possa essere provocata anche da una persona o da un personaggio dei fumetti... chi non ricorda le valanghe a forma di palla di neve su "Topolino"?»: Quel che conta, però, sono le conclusioni: «Gli Uffici valanghe italiani dell'Aineva hanno concordato di utilizzare un termine unico: quando si parla di una massa di neve in movimento lungo un pendio, piccola o grande che sia,si parla di "valanga"». Sempre da fonte "Aineva" va chiarita la difficoltà di classificazione: «Da sempre gli abitanti delle montagne e gli studiosi hanno cercato di classificare le valanghe, ma, date le notevoli variabili che entrano in gioco (tipo di distacco, tipo di neve, posizione del piano di scorrimento...), qualsiasi classificazione è risultata insufficiente per cogliere tutti gli aspetti. L'unico modo per caratterizzare inequivocabilmente un evento valanghivo è definire una serie di criteri. Tipo di distacco: si possono verificare due modalità di innesco di un fenomeno valanghivo, il distacco puntiforme che genera una valanga di neve a debole coesione ed il distacco lineare che dà luogo ad una valanga a lastroni. Posizione della superficie di slittamento: se la rottura avviene all'interno del manto nevoso si ha una valanga di superficie, mentre se avviene a livello del terreno la valanga è detta di fondo. Umidità della neve: in base al diverso contenuto in acqua possono essere osservate valanghe di neve umida e valanghe di neve asciutta; queste ultime possono anche essere polverose o nubiformi. Forma del percorso: quando la valanga scorre all'interno di un canale o di una gola è detta incanalata, quando invece scorre su un pendio aperto è detta di versante. Tipo di movimento: se il moto della valanga avviene a contatto della superficie questa viene detta radente, se invece la valanga si sviluppa sotto forma di nuvola di polvere di neve viene detta nubiforme. Le valanghe miste abbinano entrambi i moti. Causa innescante: in base a tale caratteristica si distinguono infine le valanghe spontanee e le valanghe provocate». Comunque sia, in un riquadrato gli esperti una qualche definizione la danno: valanghe "a debole coesione", "a lastroni", "incanalate", "di versante", "di superficie", "di fondo radente", "nubiforme". Al di là del problema dell'educazione degli sciatori per evitare rischi inutili, quel che è certo è che in Valle d'Aosta Comuni e Regione, anche con l'"Arpa" e con "Fondazione montagna sicura", monitorano molto il territorio ed è un'azione importante, che va trasferita - senza deroghe di comodo - sui Piani regolatori per bloccare le zone pericolose. E purtroppo, nel delicato equilibrio idrogeologico alpino, questo non riguarda solo le valanghe.