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08 gen 2016

Il vero e il falso

di Luciano Caveri

Non sono soggetto, per mia fortuna, ad allergie particolari. Lo ero stato da piccolo per un breve periodo, quando mangiando le fragole mi veniva una specie di orticaria, poi sparita così come era arrivata. Lo scorso anno, nel periodo della fioritura, mi ero ritrovato con qualche sintomo allergico, ma era stato piuttosto episodico e avevo letto che quando il tasso dei pollini delle graminacee nell'aria sale a certi valori assai elevati, in concomitanza con punte di calore anomale, può manifestarsi qualche disturbo anche sull'organismo di chi normalmente non patisce. Il mio bimbo più piccolo soffre di allergia già acclarata con gli appositi test per alcune specie di piante, ma oggi esiste un vaccino da prendere con continuità che pare assai efficace. Non ha, invece, ereditato dalla mamma - ed è certo un bene - l'allergia ai cani e ai gatti, che viene dalla reazione ad alcune componenti proteiche presenti sull'animale e purtroppo può creare seri problemi respiratori.

Mio papà soffriva di una grave allergia alla penicillina e certo per un uomo della sua generazione era un problema grave, così come da veterinario lo era la violenza reazione alla puntura di una vespa e teneva sempre a portata di mano farmaci di pronto intervento in caso di necessità. Conosco bene persone allergiche a certi prodotti alimentari come latticini o noci, che rischiano la vita se ingeriscono queste sostanze e ci fanno attenzione per evidenti ragioni e con piena coscienza. La premessa vale per dire che rispetto moltissimo chi soffre di allergie ed è oggi ormai possibile comprenderne l'esistenza o meno e prendere le necessarie contromisure e evitare che ci si convinca di avere una malattia non arginabile. Tutto questo in un mondo in cui prosperano gli ipocondriaci, che andrebbero curati seriamente e chissà se esiste un calcolo sui loro costi per malattie immaginarie sulla Sanità pubblica. Questo distinguo fra vero e falso vale anche per coloro che soffrono o dicono di soffrire di intolleranze alimentari, che a differenza delle allergie non riguardano il sistema immunitario. Ma il caso della celiachia, che è una sindrome causata dal glutine presente negli alimenti, dimostra come anche le intolleranze vadano prese sul serio. Il problema sempre più diffuso è che le intolleranze alimentari sono diventate una specie di moda e mentre un tempo erano una evidente rarità (e le percentuali acclarate scientificamente lo confermano) oggi capita nella quotidianità di scoprire un gran numero di persone che si autoaffliggono o con diagnosi fatte in proprio o con test per nulla scientifici (io stesso ne ho fatto uno una volta con esiti risibili con una macchinetta che sembrava "L'allegro chirurgo"). Ovvio che esistono ormai metodi che consentono certezze, ma c'è chi si ferma a fasi precedenti, magari seguendo la crescente e grottesca scelta di ritrovarsi da solo i sintomi consultando Internet e finisce per angustiare sé stesso e gli altri con certe manie, queste davvero patologiche. A me è capitato di frequentare persone così, che parevano sempre sull'orlo di una crisi di nervi ad ogni pasto, per poi scoprire che mangiavano e bevevano ai quattro palmenti quei prodotti alimentari che a parole sembravano essere per loro come il curaro. Il mio tasso di sopportazione (veniva da scrivere la mia tolleranza...) in questi casi sta diventando incredibilmente basso e la voglia di prendere per le orecchie il presunto intollerante è elevatissima a difesa di chi certi problemi ce li ha davvero. Verrebbe da dire, con espressione veneta, "Magna e tasi".