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11 dic 2015

Le chances turistiche per le Alpi

di Luciano Caveri

Sarà interessante ed anche istruttivo vedere, specie nel periodo natalizio e invocando la neve naturale, l'impatto sul turismo invernale alpino delle delicate vicende internazionali. Non è la prima volta che avviene che vicende globali si riverberino sulle scelte di chi va in vacanza, ma certo in questa occasione il livello d'incandescenza di certe zone a rischio del mondo rende la meta domestica o quella ritenuta ben più tranquilla come un'opzione consigliabile. E oggettivamente le Alpi, pur nella diversità delle destinazioni lungo i suoi 1.200 chilometri di lunghezza, credo possano essere considerate frequentabili senza "patemi d'animo" o particolari cautele e con questo quadro non è cosa di poco conto.

Capisco quanto sarà difficile fotografare con esattezza i flussi derivanti sul massiccio montagnoso dalla scelta di evitare le vacanze altrove e ciò a causa dell'uso per le rilevazioni delle armi spuntate delle datate statistiche fatte da arrivi e presenze. Nei tempi del mondo digitale, in cui capisci tutto subito, continuare ad adoperare certi metodi sarebbe come far la guerra con le asce, ma la percezione generale sull'andamento della stagione non sarà comunque difficile da raccogliere. Inutile dire come per uscire dalla crisi - penso alla Valle d'Aosta con un'economia sempre più in "braghe di tela" - il turismo possa essere determinante senza cadere nella trappola della monocultura. Dovendo ricapitolare le criticità planetarie: mete più o meno esotiche sono ormai out, tipo Egitto in generale e soprattutto il Mar Rosso e le sue località di grido e questo vale per destinazioni in tutto il Medio Oriente. Non vedo possibile né un viaggetto natalizio a Casablanca, ma neppure una puntata a Istanbul od a Petra. Se si guardano le notizie sul sito viaggiaresicuri.it del Ministero degli Affari Esteri scoprirete come in Africa o in Asia siano tanti (troppi?) i Paesi da lasciar perdere e pure in America del Sud ci sono situazioni da evitare per non trasformare delle vacanze in dramma. In un esame analitico, ci si trova di fronte ad ad scacchiera o meglio ancora un mappamondo su cui i punti delicati aumentano anziché diminuire con dispiacere per chi ama muoversi e può viaggiare. Ma il terrorismo islamico incombe come non mai su tutte le grandi città del mondo, comprese le città americane o quelle europee che si potevano prestare a brevi soggiorni in questa stagione. Penso a Parigi già colpita in modo terribile in questo anno od a Londra dove il livello di tensione è alle stelle. Sono ormai destinazioni raggiungibili con trasporti low cost, che sono oggi considerate, e non a torto, come mete con rischio incorporato, e non è un caso se già le autorità stiano pensando a modalità per arginare i danni cagionati al settore turistico dalla paura che convince i turisti a non giungere. Certo è che il complesso degli avvenimenti dimostra - anche per chi voglia avventurarsi nel mare procelloso e specialistico del marketing turistico - di come un settore lento a muoversi e abbastanza conservatore oggi abbia grosse chances nel reagire a scenari che mutano rapidissimi. Ricordavo mesi fa i vantaggi improvvisi con i turisti elvetici derivanti allora da un franco svizzero diventato "pesante" per un suo forte apprezzamento verso l'euro e oggi penso appunto ai molti italiani giramondo che, con l'aumento dei rischi, devono scegliere vacanze di prossimità e senza paure. Questa capacità di risposta e di corrispondenza al mercato non è semplice, specie se si mantengono logiche di pianificazione del passato e si adoperano modi di operare novecenteschi. Chi si attrezza prima, contrattacca, sa adeguarsi alle situazioni e dunque vince.