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22 set 2015

Se anche l'espresso diventa svizzero

di Luciano Caveri

E' sempre bello curiosare nei rapporti di vicinato ed esiste tutto un "autour de nous" da osservare con attenzione. Basti pensare al settore industriale, oggi all'attenzione di neofiti, che scoprono, nel caso valdostano, l'esistenza di un sistema di fatto smantellato in questi ultimi anni con uno stillicidio di chiusure, senza sforzi veri per la re-industrializzazione (anzi, potrei citare occasioni buttate via). Nella vicina Haute-Savoie c'è una vivacità d'impresa ed è aperta una riflessione sul da farsi e lo stesso vale per la Svizzera Romanda, dove pure esiste una legittima preoccupazione per i riflessi di un franco molto forte con problemi per i costi di produzione, lavoro compreso, così come per la mancanza di competitività per l'esportazione.

Leggevo di un segno positivo per il Canton de Vaud in un articolo pubblicato la settimana scorsa sul giornale svizzero "24heures": "Nespresso a inauguré jeudi à Romont (FR) son nouveau centre de production de capsules de café. L'usine flambant neuve, opérationnelle depuis janvier, emploie pour l'instant 125 personnes. La filiale du géant alimentaire vaudois Nestlé a construit là son troisième centre après les sites vaudois d'Orbe (2002) et d'Avenches (2008). Il a coûté 300 millions de francs, portant à plus d'un milliard l'ensemble des investissements pour ces sites. Trois décennies après leur création, les capsules Nespresso sont «des emblèmes de la Suisse» à travers le monde, a déclaré le patron de Nestlé Paul Bulcke. «D'ailleurs, la Suisse exporte en valeur davantage de café que de chocolat et de fromage réunis»". Segnalo che il testimonial per eccellenza del brand, George Clooney, non era presente, con dispiacere delle signore, scelte come bersaglio della campagna pubblicitaria con l'attore americano. Questa storia di "Nespresso" è davvero singolare e dimostra almeno due cose. La prima è la vitalità (non priva, come si sa, di lati oscuri) dell'enorme multinazionale "Nestlé", nata nel 1866 dall'ingegno (il primo prodotto fu il latte in polvere) e dal nome di quel farmacista svizzero di origine tedesca, Henri Nestlé, che poi la vendette, lasciandola del tutto, nel 1875. Quasi 150 anni dopo, "Nestlé" è un colosso: se bevete acqua minerale sappiate che "Sanpellegrino", "Perrier", "San Bernardo", "Acqua Panna", "Levissima" e altre ancora sono nel suo portafoglio, idem la "Antica Gelateria del Corso" e la "Motta", il formaggino "Mio" ed il "Fruttolo", i "Baci Perugina" e gli "Smarties", la "Buitoni" e la "Recoaro". E l'elenco potrebbe proseguire tanto da impressionarsi. Ma finché il caffè era "Nescafé" o il surrogato "Orzoro" colpiva poco, ma pensare che si sono - con "Nespresso" - accaparrati il mitico caffè espresso con una fetta enorme di mercato è davvero fantastico. Ora, come una beffa, ci sono le cialde chiamate "Palermo" e "Milano"... Ma questo è il mercato e chi è bravo si afferma ed è in grado di vendere il ghiaccio agli eschimesi e - caso in esame - di elvetizzare «la tazzurella 'e cafè». E' infatti indubitabile che l'espresso sia in origine e nei suoi sviluppi successivi un prodotto italiano. Fu Angelo Moriondo (1851-1914), un imprenditore torinese, a inventare la prima macchina automatica per fare una bevanda, il cui nome si sarebbe poi diffuso dall'Italia al resto del mondo: il caffè espresso. Moriondo gestiva diversi alberghi e ristoranti a Torino, e gli balenò l'idea di realizzare un apparecchio meccanico che gli permettesse di servire alla clientela dei propri bar un caffè istantaneo, per limitare i tempi di attesa e servire più clienti nello stesso momento. La macchina del caffè espresso venne così realizzata in collaborazione con il meccanico Martina, e venne ufficialmente presentata per la prima volta all'"Expo Generale" di Torino del 1884. Poi Torino, come quasi tutto, si vide "scippare" l'idea nelle successive elaborazioni. Ma "Nespresso" ha cavalcato la grande novità della capsula per il caffè anzitutto ad uso domestico e devo dire - da consumatore che usa anche per gli acquisti l'efficace sistema on line - che l'azienda svizzera è stata bravissima, anche se "Lavazza", "Illy" e "Vergnano" (con capsule compatibili con la macchina "Nespresso") cercano di contrastarne il successo. Ma quel che colpisce - ed è la seconda e ultima cosa - è che, dopo i formaggi, gli orologi, il cioccolato, la fondue, il "rösti", spunti con autorevolezza sul podio, con il vessillo elvetico, il caffè espresso o meglio "l'espressò".