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21 set 2015

I 70 anni dell'Union Valdôtaine

di Luciano Caveri

L'Union Valdôtaine venne fondata il 13 settembre del 1945 da sedici persone, che qui vorrei citare una ad una: Flavien Arbaney, geometra, Aimé Berthet, insegnante, Louis Berton, dottore in legge, Robert Berton, insegnante, Amédée Berthod, pittore, Lino Binel, ingegnere, Joseph Bréan, canonico di Sant'Orso, Charles Bovard, canonico di Sant'Orso, Séverin Caveri, avvocato, Albert Deffeyes, insegnante, Paolo Alfonso Farinet, dottore in legge, Joseph Lamastra, veterinario, Félix Ollietti, notaio, Ernest Page, avvocato, Jean-Joconde Stévenin, canonico di Sant'Orso, Maria Ida Viglino, insegnante. Chi conosce la storia valdostana sa bene la ricchezza umana e lo spessore culturale di questo elenco di persone che si riunivano all’indomani dell’emanazione dei primi documenti ufficiali, i decreti luogotenenziali, che sancivano la prima forma di autonomia del secondo dopoguerra.

Lo facevano, in realtà, perché insoddisfatti dell'esito della lunga lotta, prima come un fiume carsico, dopo l'avvento del fascismo e poi nel fenomeno resistenziale, con agganci però, anche per ragioni anagrafiche, con le vicende "autonomistiche" nel quadro dell'Italia liberale. Alcuni degli esponenti dell'Union Valdôtaine dell'atto fondativo lasceranno il "Movimento", aderendo ad esempio alla Democrazia Cristiana ed al Partito Comunista. Altri, come mio zio Séverin, che sarà leader del "Movimento" e protagonista della politica locale, sceglieranno la strada di un rafforzamento del partito per farlo sopravvivere. Ha scritto e condivido, Claudio Magnabosco, tra i pochi ad avere trattato l'argomento in profondità: «L'Union Valdôtaine nacque stando nei limiti della democrazia possibile a quei tempi ed in quel contesto, l'Italia, e, pur preconizzando la conquista - nel futuro - delle più ampie libertà, sposò la proposta autonomista, facendo del progetto federalista un mito ed un'ideologia. Gli uomini dell'Union Valdôtaine erano convinti che la ricostruzione socio-economica della Valle d'Aosta fosse possibile solo se i valdostani potevano iniziare immediatamente ad autogovernarsi: per questo accettarono le pur ridotte forme di autonomia previste dai Decreti e, poi, dalla Statuto. Non si può dimenticare che il movimento dell'Union Valdôtaine nacque facendo propri tutti i principi espressi nella "dichiarazione di Chivasso" nel 1943 che preconizzava la trasformazione dello Stato italiano in Stato federale». Non sto qui a ripercorrere la storia del "Mouvement", cui aderii da ragazzo per ovvie ragioni familiari, ma anche per convinzione. Dal 1987 sino al 2013 ho interpretato il ruolo di eletto a diversi livelli e penso di aver fatto sempre il mio lavoro. Poi, quando ne avevo le scatole piene di atteggiamenti ambigui e falsi del ritornato leader, Augusto Rollandin, me ne sono andato con vivo dispiacere, considerando l'Union, casa mia, occupata con metodi che nulla hanno che fare con idee e valori. Per questo sono stato fra i fondatori dell'Union Valdôtaine Progressiste, che non nasce come un fungo, ma è un ramo nuovo di una vecchia pianta. Questa è una mia assoluta convinzione, perché anche i movimenti politici, specie se soffocati da leadership assolutiste, devono trovare nuove gemme che consentano ai pensieri di sopravvivere. Per questo non ho complessi di alcun genere a ricordare con gioia, non solo le pagine che ho scritto personalmente e penso sempre con dignità nel nome della Valle e della stessa Union Valdôtaine ma a condividere la necessità che quell'atto fondativo - indispensabile per la Valle d'Aosta - vada coralmente ricordato. Un giorno mi diranno come mai i festeggiamenti non hanno coinciso con la data esatta del 13 settembre, forse c'era qualche cosa di concomitante, considerato altrettanto importante, anche se in questo momento mi sfugge.