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04 set 2015

La Madonna di Polsi ad Aosta e la coda del Diavolo

di Luciano Caveri

La Chiesa fa la Chiesa e le Istituzioni pubbliche fanno il loro mestiere. Fingere che in Italia, Stato laico che da Costituzione è aperto a tutte le religioni praticate dai propri cittadini, il Vaticano e le gerarchie locali non contino sulla politica farebbe abbastanza sorridere, se non fosse altro che ci sono stati e ci sono ancora partiti esplicitamente confessionali e in tutti i partiti ci sono coloro che, anche in campagna elettorale e spesso a dispetto della loro collocazione politica, alzano la bandiera del loro cattolicesimo. Così è il caso della Madonna di Polsi, la cui effige era presente in una messa apposita nel cuore del cristianesimo valdostano, la Chiesa di Sant'Orso. Meno visibilità certo rispetto a quando sfilò il 7 settembre in compagnia del Patrono della Diocesi, San Grato.

Osserva l'associazione antimafia "Libera" che questa celebre Madonna dell'Aspromonte non è solo un simbolo di fede, ma anche - e la cosa è nella storia - la madonna di fronte alla quale si giura fedeltà alla 'ndrangheta e dove le famiglie mafiose si ritrovano per il loro malaffare, ormai holding economico-finanziaria in tutto il mondo, Valle d'Aosta compresa, come dice chi se ne intende della materia. Replica il vescovo di Aosta, monsignor Franco Lovignana, persona specchiata senza nessuna ombra, che si tratta solo del riconoscimento, attraverso un rito religioso, della presenza in Valle di una cospicua comunità calabrese che vuole, anche qui, onorare la Madonna di Polsi. Per cui non bisognerebbe trarre delle conclusioni di una qualche collusione con altre vicende che pure macchiano la reputazione del santuario della Madonna di Polsi (in dialetto reggino "A Madonna dâ Muntagna"), situato presso la frazione di Polsi ("Porsi" nel dialetto locale) del ben noto - come scenario di vicende sanguinose - comune di San Luca, in provincia di Reggio Calabria. Pochi giorni fa si è festeggiata la festa di questa icona mariana. Il vescovo di Locri, monsignor Francesco Oliva, ha ricordato che «questo santuario sarà oasi di misericordia. Maria è pronta a sanare le nostre ferite, le ferite di questa terra, intrisa del sangue, versato dall'odio e dalla violenza di uomini senza cuore e scrupoli». «Agli uomini e alle donne che appartengono a qualunque gruppo criminale o che sono finiti in attività criminali, la Vergine di Polsi fa sentire la voce accorata della mamma: "Per il vostro bene, vi chiedo di cambiare vita" - ha detto durante la sua omelia monsignor Oliva - lo stesso appello rivolge a quanti vivono nell'indifferenza e nel cinismo o nella terribile trappola di pensare che la vita dipende dal denaro e che di fronte a esso tutto il resto diventa privo di valore e di dignità. Per intercessione di Maria giunga il perdono per i tanti suoi figli uccisi, sequestrati, derubati, feriti, lasciati senza vita ai margini della strada. Giunga a noi propizio l'anno giubilare: si aprano le porte del santuario di Polsi a tanti pellegrini, perché possano incontrare la divina Misericordia. L'amore di Dio, come quello di un padre e di una madre che si commuovono fino dal profondo delle viscere per il proprio figlio, continui oggi a manifestarsi, soprattutto verso i peccatori, le persone povere, escluse, malate e sofferenti». Più esplicito era stato anni l'attuale arcivescovo di Reggio Calabria, per altro calabrese e dunque titolato per parlare di certe croci della sua terra. Come ricorda il sito strettoweb.com: "ogni anno, in occasione della festa della Madonna, boss della 'ndrangheta provenienti non solo dalla Calabria ma da tutto il mondo si ritrovano. In questa occasione vengono prese decisioni importanti. Si stringono alleanze e si progettano le strategie criminali. In relazione a queste vicende, il vescovo di Locri-Gerace, Giuseppe Fiorini Morosini, in occasione della festa solenne 2010 della Madonna di Polsi, ha condannato le attività della 'ndrangheta ribadendo che le attività illegali nulla hanno da condividere con la fede cristiana e affermando: «in questo Santuario si è consumata l'espressione più terribile della profanazione del sacro ed è stato fatto l'insulto più violento alla nostra fede e alla tradizione religiosa dei nostri padri»". Insomma va bene ricordare come la presenza in Aosta per la nostra Chiesa locale avvenga in assoluta serenità, bene che chi si preoccupa di certe infiltrazioni - me compreso, avendo letto in passato rapporti in questo senso - della 'ndrangheta in Valle d'Aosta e del valore simbolico, purtroppo oltre la Fede, che certe presenza hanno in quel confine assai flebile fra cattolicesimo sano e uso strumentale della superstizione religiosa su cui papa Francesco è stato tranchant e si sa che nella Chiesa chi detta la linea resta, almeno per ora, il Pontefice. E' bene rifletterci per evitare che in certi interstizi si infili la coda del Diavolo.