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22 giu 2015

Regole certe per lupi e orsi

di Luciano Caveri

Capisco che ognuno di noi finisca per avere delle "fisse" e cioè temi sui quali esiste il rischio di tornarci sopra più volte. Sono ormai molti anni che seguo il ritorno dei grandi predatori sulle Alpi (ma mi è capitato di parlarne anche quando sono stati sui Pirenei o in montagne dove non ci sono stati ritorni, ma i grandi predatori erano rimasti, come i Balcani o i Carpazi). Oggi il grande del dibattito si concentra in particolare su due animali: il lupo e l'orso. Nell'immaginario popolare, cioè per uno come me, agiscono di primo acchito antichi retaggi, che solo la cultura può correggere. Il lupo è d'emblée "cattivo", come da favole dell'infanzia. Mentre l'orso - grazie soprattutto al mitico Yoghi con Bubu - è buono.

Poi piano piano iniziano i distinguo e soprattutto con le interessanti letture degli etologi si appura che noi esseri umani non capiamo un tubo. Un cigno o un cerbiatto sono ben più feroci di un lupo con i propri simili, solo per fare un esempio. Oppure una marmotta risulta ben più simpatica di una talpa, così come l'innocuo pipistrello o il pacifico ramarro fanno paura senza motivo. Così il lupo, alla fine, è meno cattivo di come lo si dipinge, ma certo fa il suo lavoro di predatore, per cui se entra in un gregge di pecore non solo si sfama ma uccide con gusto e se in branco, come capitato di recente in Francia ad un giovane pastore, è meglio sparare - come avvenuto in quel caso - un colpo di fucile in aria. In Francia e in Svizzera, pur con diversi metodi ed a fronte di casi preclari, hanno deciso che il lupo può essere abbattuto, in deroga alla protezione di cui il lupo gode nella normativa venatoria internazionale. Si verifica caso per caso e si agisce in una logica di buonsenso. Quando questo dovrà avvenire anche in Italia, sarà un «apriti cielo». Così per l'orso, tornato nel nord-est dalla vicina Slovenia, specie in Trentino dove si è fatta, con fondo comunitario, una reintroduzione della specie. Pian piano l'orso, viste le cucciolate assai prolifiche e la territorialità dell'animale, si sposterà verso le Alpi Occidentali (già alle pendici del Rosa sono state viste tracce e deiezioni), per cui è bene capire il da farsi. Si dice: se ti comporti in modo opportuno, lasciando stare un'orsa con i cuccioli o un maschio in calore, se non urli quando lo vedi, non corri e ti sottometti fingendoti morto, anche con l'orso puoi stare tranquillo. Per carità, può essere anche così, anche se dubito che riuscirei a mantenere la calma di fingermi cadavere mentre un orso mi snasa, ma certo una densità di orsi - in assenza di predatori di questi predatori - può creare problemi mica da ridere, come sanno bene i pastori del Brenta o i turisti che in certe zone del Trentino cominciano a vedere cartelli, come quelli usciti giorni fa, che segnalano un "pericolo orso". In Svizzera anche con gli orsi, se diventano molesti (certo rispetto agli standard umani, non quelli dei plantigradi) gli sparano con buona pace di chi considera questo un delitto da pena di morte. Sono naturalmente per il "juste milieu" e aborrisco sempre più - sarà la saggezza dell'età - gli opposti estremismi. Ma in Italia, prima che siano le emergenze a pressare, sarebbe bene capire quali siano esattamente le regole da applicare, altrimenti - come avviene troppo spesso - dovranno essere i giudici a stabilire che fare, in assenza di determinazioni chiare su quali leggi seguire. Poi, per carità, tutte le opinioni sono buone e - come nel caso della famosa orsa Daniza, uccisa per un eccesso di sonnifero durante la cattura - si sa che ci vuole poco per accendere gli animi, come purtroppo è avvenuto, fra "cittadini" e "montanari". Ma non è il modo per risolvere il problema, che è reale e tangibile e va risolto, ricordando che le Alpi sono abitate e non sono solo uno spazio selvaggio come "Yellowstone".