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17 giu 2015

«Contrordine compagni!»

di Luciano Caveri

Sono un profondo estimatore dei thriller, che servono in sostanza a metterti di fronte ad una serie di brutture che di conseguenza ti fanno vedere la vita con le lenti colorate di rosa. Ma la pellicola spaventosa funziona solo se la costruzione dei meccanismi - mi inchino a maestri come Alfred Hitchcock o Dario Argento - agisce davvero e cioè l'improvvisa scena mozzafiato è tale e non facilmente prevedibile. Altrimenti è noia come un brodino e la coperta scozzese sulle gambe. Ecco perché non mi sono per nulla spaventato per l'ingresso del Partito Democratico valdostano nella maggioranza regionale come "deambulatore" per la Giunta Rollandin. E' mancato infatti il "coup de théâtre", il colpo di scena che facesse dire «guarda che storia!» e non si è trattato neppure - ricorrendo sempre ad un francesismo - di un "coup de foudre". L'innamoramento del Partito Democratico verso l'Union Valdôtaine e la Stella Alpina è stato come un lungo e sensuale tango in cui i contendenti, simulando per mesi una lotta corpo a corpo, in realtà imparavano a conoscersi nella clandestinità di chissà quale boudoir. Prima amanti clandestini, ora - finalmente! - alla luce del sole.

Dall'opposizione alla maggioranza, come se nulla fosse, anche se in Consiglio Valle - con un rumore di unghie per chi risalirà le vetrate dell'aula nell'improbo tentativo di dare una spiegazione logica - ci saranno proclami vibranti e citazioni dottissime fra poesia e filosofia. Io propongo, per chi sorriderà di tanta enfasi, due frasi di Leo Longanesi, che fanno già un discorso: «I buoni sentimenti promuovono sempre ottimi affari» e «Il moderno invecchia, il vecchio ritorna di moda». Ma forse basterebbe solo dire, come quel ribaldo di Giovannino Guareschi nella sua polemica politica spesso rozza, «Contrordine compagni!», che sta a significare che anche le convinzioni più rocciose possono sfaldarsi. Così sembrava essere, sino a poco tempo fa, il giudizio verso il "rollandinismo". Ma, si sa, che solo i cretini non cambiano idea e il "renzismo" imperante, come mostrano le formule politiche che reggono il Governo nazionale, sono all'insegna della spregiudicatezza. L'importante è stare in sella e, se non si è a cavallo, si tratta di salirci. Detto fatto anche in Valle d'Aosta e ciò è avvenuto anche grazie a un "cheek to cheek", un guancia a guancia, fra Matteo Renzi ed Augusto Rollandin: chi si somiglia si piglia, senza troppi problemi di rinnovamento e di rottamazione. Prove generali: il Comune di Aosta con Fulvio Centoz interprete locale e poi, senza più alcun pathos, l'apertura in Regione che comporterà qualche ulteriore vantaggio ai democratici e la maggior solidità di Governo di Rollandin, diventato oggetto di desiderio, dopo essere stato oggetto di disprezzo per metodi e sistemi. Immagino che il PD locale abbia calcolato che questo cambio di scenario porterà dei vantaggi: a chi con esattezza cominciamo già a vederlo, mentre se piacerà anche agli elettori lo vedremo. Io ne dubito, ma penso che per ora trionfi il "giorno per giorno" e pure la pernacchia di avere fregato il resto dell'opposizione, cui naturalmente si rimprovera di aver tentato anch'essa di fare qualche salto della quaglia. La mia posizione, sul punto, è stata sempre cristallina e non ho "code di paglia" nascoste sotto i pantaloni. Per cui vedremo gli sviluppi. Pare un copione ricalcato in tutto e per tutto con quel capitò con "Forza Italia", diventata stampella di Rollandin con sfortuna connessa. Perché votare una copia quando si può baciare la ciabatta all'originale? Così una bella ostrica - persino con la perla, simbolo di una pioggia di denaro sulla Valle - è stata mangiata elettoralmente senza pietà, con la conchiglia finita dentro un cassonetto. E la perla? Vedremo ora il remake.