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04 mag 2015

Cosa bolle in pentola sui Casinò?

di Luciano Caveri

Chi guarda agli argomenti più importanti della politica valdostana non può che restare stupefatto di come, ad un quadro di normalità fatta di alti e di bassi lungo il percorso dell'Autonomia speciale, si stia sempre più sostituendo un panorama di disastri in serie da mettersi le mani nei capelli. Un mondo che aveva delle sue certezze va davvero a rotoli. L'economia valdostana perde i pezzi e la comunità valdostana vede diminuiti benessere e sicurezze a causa di evidenti incapacità o di una sorta di disinteresse sonnacchioso. Roba da non credere, e spesso la reazione della cittadinanza sembra essere una muta rassegnazione, che preoccupa quasi più di chi causa i danni sotto gli occhi di tutti. Io mi auguro - per fare un esempio fra i tanti possibili - che la politica valdostana vigili con attenzione sul quadro giuridico futuro delle Case da gioco in Italia. Io ai miei tempi l'ho fatto e in certi passaggi non è stato facile, ma ho evitato tante volte dei danni che poi sono arrivati negli anni successivi con esiti assai negativi.

Se è vero, infatti, che il Casinò di Saint-Vincent (o meglio "de la Vallée") può "vantare" i peggiori risultati di tutti i tempi in questi ultimi anni, sempre giustificati dalle motivazioni le più fantasiose, non si può certo "buttare via il bambino con l'acqua sporca". Il Casinò, originale attrazione turistica, è stato per tanto tempo - specie in epoca di "politica del rubinetto" - un flusso di denaro e di occupazione importante per l'Autonomia valdostana, oltreché promotore di iniziative culturali di grande rilevanza nazionale. Per cui sarebbe bene capire, dalle molte chiacchiere sui giornali, cosa ci sia di vero nel pentolone del Governo Renzi e nelle intenzioni dell'attivissimo sottosegretario di Stato all'economia ed alle finanze Pierpaolo Baretta, sindacalista di lungo corso arrivato alla politica (altro che rottamazione!). Sapendo che è sempre difficile distinguere con il Governo Renzi tra annunci e fatti concreti e rilevando come un occhio di riguardo verso le lobby delle slot continui ad esserci. Baretta annuncia grandi novità sui Casinò profittando, così si legge in un mare di retroscena sui giornali, della vasta delega in materia fiscale. Io dubito che un riordino della materia Casinò (comprese nuove aperture date per fatte, genere San Pellegrino Terme e Taormina), tenendo conto delle implicazioni giuridiche e del distinguo fra fiscalità e parte ordinamentale, possa avvenire con un decreto delegato. Immagino che il Quirinale non accetterebbe mai scorciatoie in questioni che riguardano anche l'ordine pubblico e delicate deroghe in materia di codice penale sul gioco d'azzardo. Sappiamo quanto questo settore faccia gola ad una criminalità organizzata che in Italia non demorde affatto ed ormai è un fenomeno nazionale che si è mosso quando la diga dei divieti al gioco è saltata con una progressione caotica. Ma che ha avuto il vantaggio per i Governi di trovare risorse, spellando indirettamente gli italiani. Chi sbandiera la libera concorrenza ricordi che la stessa Corte Costituzionale invitò - è vero - a legiferare in materia, ma l'appello era al Parlamento e non all'uso spregiudicato di una delega parlamentare in cui infilarsi e la Corte europea di Giustizia ha chiarito come a livello europeo questo sia un settore delicato in cui gli Stati possono porre limiti alla concorrenza per il bene dei cittadini. Sarà bene evitare che questa materia prenda l'andazzo della liberalizzazione selvaggia, che è stata permessa a certi giochi in Italia con l'ipocrisia della deregulation senza troppi paletti e - paradossalmente assieme - con le grida manzoniane sulla ludopatia che dilaga. Come volere la botte piena e la moglie ubriaca.